Salario minimo e diritto al lavoro. Difesa della scuola e della sanità pubblica. Giustizia. L’ex ministro del Lavoro a tutto tondo sulla campagna d’autunno contro le politiche liberiste e corporative dell’esecutivo
Un anno fa da ministro del Lavoro Andrea Orlando aveva avanzato una proposta sul salario minimo, ma poi cadde il governo Draghi. Poi è arrivata la proposta unitaria di Pd, M5s, Alleanza Verdi e Si, + Europa e Azione ma è stata votata una sospensiva. L’11 agosto scorso la premier Meloni, convocando le opposizioni, ha lanciato la palla in tribuna, affidandola al Cnel. Il dibattito sul salario minimo così slitta a ottobre, se non addirittura a gennaio, visto che prima c’è la legge di bilancio. E tre milioni e mezzo di lavoratori poveri restano ancora al palo. Nonostante i sondaggi e le raccolte di firme dicano che gran parte dell’opinione pubblica vuole una legge sul salario minimo (sul modello di quel che accade in 22 Paesi dell’Unione europea) le forze di governo alzano un muro di obiezioni.
Andrea Orlando, cosa rispondete a chi dice che un salario minimo per legge indebolirebbe la contrattazione?
Intanto è importante chiarire quale è la nostra proposta di salario minimo. Non viene introdotta come in altri Paesi rimettendola semplicemente a una decisione del Parlamento o dell’autorità politica. In Turchia, per esempio, prima delle elezioni, Erdoğan ha alzato il salario unilateralmente. La nostra proposta invece lega il salario minimo alla contrattazione come norma, cioè estende i migliori contratti a tutti i lavoratori di un settore. Interviene come una clausola di legge che fissa un minimo sotto il quale non si può andare nella contrattazione. Altro aspetto importante è che il salario minimo viene fissato con la concertazione che coinvolge le parti sociali. Ripeto, non è il Parlamento o il ministro del Lavoro che decide arbitrariamente.
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