Nasce un nuovo movimento di sinistra civica che parte da Napoli e mette in rete Roma, Cagliari, Milano, Genova, Riace. Mentre altre città sono pronte ad unirsi alla rete. Di questa nuovo laboratorio per superare le frammentazioni a sinistra ci parla, uno dei promotori, il presidente del Municipio Roma 8

Adunata napoletana per la Rete Alternativa Comune, in cammino per organizzare la sinistra civica che non vuole rimanere alla finestra nella sfida alle destre e sceglie una bussola, radici salde nelle città e sguardo ambizioso sull’Europa che va salvata dai nazionalismi. Né una partenza, né un arrivo ma un momento di passaggio, carico di significato quello che a Napoli ha riunito una Rete civica nazionale pronta a dare battaglia.
Partenope generosa e solidale apre le braccia e per un pomeriggio il Consiglio Comunale di questa capitale del Mediterraneo si riempie delle storie differenti di una rete politica che da qualche mese a questa parte si è riunita in un progetto comune, un progetto per la sinistra ecologista. La novità c’è: a differenza del più classico cliché del frazionismo a sinistra, Alternativa Comune nasce per riunire e costruire con altri e diversi. Il tempo terribile che viviamo non richiede di meno.
Tutti in campo allora: iniziamo da sei città riunite insieme e altre pronte a raccogliere l’appello di una nuova stagione di battaglie. Non c’è tempo da perdere.
Napoli, Roma, Cagliari, Milano, Genova, Riace, le rappresentanze della Sinistra Ecologista si sono riunite insieme per un pomeriggio di assemblea e discussione, la testa già rivolta al prossimo 5 novembre quando AVS, l’Alleanza Verdi e Sinistra, si incontrerà in un evento nazionale per un percorso a tappe verso le prossime elezioni europee.


Sei città pronte a dare il loro contributo, dopo aver riconquistato e difeso metro per metro dalla diaspora della sinistra-sinistra del nostro Paese, senso di appartenenza e comunità di destino, tenendo insieme sociale e politico, eleggendo portavoce nei consigli municipali, comunali, regionali, fino in Parlamento, oggi, queste sei città, vogliono fare un passo di più.
Sergio D’Angelo, capogruppo di Napoli solidale che ha aperto l’incontro lo spiega bene: sono talmente tante le battaglie comuni, le biografie intrecciate, le passioni che spingono a riunirsi che non possiamo più farne a meno. Veniamo da anni pazzeschi e oggi che l’Europa e il Mediterraneo si risvegliano nella loro pagina più buia da decenni, strette tra l’eco della guerra, l’impoverimento di massa, la cavalcata egemonica dell’estrema destra, e una spietata crisi ecologica, c’è un vuoto da riempire.
Anita Pirovano, Selena Candia, Claudio Marotta, Rosario Andreozzi, Francesca Ghirra, un gruppo di teste di ponte, portavoce di storie collettive più grandi, comunità ribelli, con cui insieme in questi mesi abbiamo attraversato spazi istituzionali e territori in lotta per cucire insieme storie differenti. Storie di periferie urbane e aree interne abbandonate, storie di sperimentazione e invenzione, e ancora storie di riscatto e speranza. Al sentimento dominante dei nostri anni, quella paura psicotica che può dare assuefazione su cui le destre in tutta Europa e a livello globale si riconoscono riunite in una unica lingua comune, insieme abbiamo scelto l’esatto opposto, la lingua della speranza e della fiducia che non tutto è già scritto.
Una grande battaglia culturale serve a questo paese, una battaglia per contendere con una egemonia positiva, le aspirazioni dei post fascisti italiani.
Quale luogo quindi migliore che cominciare dal Sud questo nuovo capitolo. Diritto ad un abitare degno, energia pulita e solidale, scuola pubblica e cooperativa, sanità di prossimità, e la grande partita sul mondo del “lavoro che viene”, dove tutele, redistribuzione e reddito si contrappongono agli scenari di una economia disumanizzata e estrattiva.
La destra ha una ricetta semplice: carcere. Sempre e comunque carcere. A ogni conflitto sociale, carcere; a ogni grido d’aiuto, carcere; a ogni grande dramma generazionale, carcere.
E se fino ad oggi non siamo riusciti ad alzare una voce univoca per dire che un’alternativa c’è, libertaria e solidale per il nostro paese, non ci tiriamo indietro di fronte a un’urgenza necessaria. E allora val bene che parta dalle città, una riscossa. Nelle città si costruisce e sperimenta, nelle città si lotta e si immagina. Ci sono storie, tante, che questo incontro non può tenere tutte insieme. Storie di resistenza: le Vele di Scampia da rigenerare, le comunità energetiche della Liguria, le comunità educanti di Roma, l’urbanistica femminista di Milano, la Sardegna che non si piega al disinteresse del continente. Nelle città ci si riconosce e si fa inchiesta sul paese che si disgrega e su quello che ha ancora desiderio di futuro.
Potrebbero essere isole nella corrente, ma c’è ambizione e coraggio in questa assemblea. L’ambizione e il coraggio che arriva come un vento dalla Spagna di Yolanda Diaz e Sumar dove la destra ha sbattuto la faccia contro un progetto di società all’altezza dei nostri tempi.
Potrebbero essere isole nella corrente, ma queste città non vogliono rimanere alla finestra, attendere che passi la tempesta, cercare un accordo di comodo in attesa di tempi migliori. Fuori da quest’aula nel cuore del Sud, una tempesta si abbatte sul vecchio continente e di là dal mare, come un incubo che preannuncia il peggio.
Non è un risveglio inatteso, purtroppo. Abbiamo visto crescere da tempo il mondo terribile che scorre davanti ai nostri occhi in queste ore. L’eco e i bagliori delle bombe su Gaza, non si sentono o vedono da Napoli, ma negli occhi di questa sala gremita ci sono le lacrime di chi spera in una parola proibita, capace ancora però di riempire le piazze di mezzo mondo: pace, pace, pace.
Qua questa parola ha cittadinanza. Si può chiedere pace e disertare la logica degli schieramenti, disertare la vendetta come categoria politica. Quello che il sogno di una Europa unita non riesce più a dire.
La pace, e insieme tutto quello che significa per continuare a credere in un altro mondo possibile, sarà la posta in palio alle prossime elezioni europee. Massimiliano Smeriglio che ha difeso questa bandiera e questa idea in questi anni da europarlamentare a Bruxelles e da militante in Italia, è la prima voce a cui abbiamo chiesto di chiudere questo incontro perché da qua, per dignità, dobbiamo ripartire: per ridare alla sinistra il senso di chi fa quello che dice e che dice quello che insieme possiamo praticare. Nessuna donna o uomo solo al comando ma una storia comune, perché abbiamo bisogno di una difendere l’Europa dall’aggressione nazionalista e razzista, e di farlo insieme a tante e tanti.
Si può vincere? Si. Si può vincere, a patto di rimetterci pancia a terra a costruire quello che è necessario. Senza l’ansia di rinnovare a ogni stagione politica l’album di figurine dei nuovi volti della sinistra, ma andando a cercare le storie di cui abbiamo bisogno nelle biografie di chi ha tenuto in piedi una casamatta di umanità senza cedere all’opportunismo. Senza l’ansia di vincere a tutti i costi, sacrificando credibilità sull’altare della responsabilità.
Si può vincere, oggi o domani, ma bisogna iniziare e non darsi per vinti in partenza.
Quante volte hanno dato per morta la straordinaria storia di Riace e del suo sindaco ribelle Mimmo Lucano? Mimmo a Napoli c’era per chiudere questo incontro e dare voce con la sua storia, a un simbolo di umanità che ha sfidato le prove più ardue, l’umiliazione, la sconfitta, il discredito, ma che oggi non abbassa la testa, contro un governo razzista, e mostra dove la sinistra che non passa nei telegiornali, ha tenuto duro, e oggi può tornare a camminare, per una nuova battaglia.

L’autore: Amedeo Ciaccheri è Presidente Municipio Roma 8 e portavoce della Rete Alternativa Comune