Un convegno nella sede della Cgil a Roma lancia una campagna di massa contro l’ autonomia differenziata e la proposta di “premierato”. Il convegno di alto profilo scientifico si è tenuto il primo marzo con interventi di intensa passione democratica. Significativo anche il titolo: “Un capo assoluto nell’Italia spezzata”, che coniuga i due aspetti del disegno di eversione costituzionale che emerge dalle due controriforme del governo delle destre.
Due aspetti, tra i tanti, ho apprezzato: si è finalmente detto, innanzitutto, che, dopo decenni di attacchi alla Costituzione, bisogna passare all’offensiva, per attuare la Costituzione più inattuata del mondo. In secondo luogo, ed è una novità importante, la riflessione ha coinvolto, dialetticamente, intellettualità democratica, sindacalismo confederale e conflittuale, giuristi democratici e, insieme, quella che Gramsci chiama la “società civile”, formata dalle associazioni più importanti e da soggettività minori, di scopo, conflittuali, molto radicate nel territorio. È emerso, di conseguenza, con forza il nesso tra istituzioni e materialità delle condizioni sociali, l’attuale configurazione del “liberalismo autoritario”.
L’associazione Antigone ci ha illustrato uno degli aspetti (di cui poco si parla) della controriforma, il giustizialismo: peggioramento della già mediocre legge sulla tortura, disegno di legge sicuritario sulla “sicurezza”, Stato penale che sostituisce lo Stato sociale. Vi è stato un passo avanti rilevante, finalmente: la convinzione comune che è in gioco un modello di società e di democrazia, per di più in un contesto di rottura democratica nazionale ed internazionale. Metà dei cittadini non va più a votare; e, in generale, sono quelli che stanno peggio. È alta, allora, l’urgenza di formare comitati territoriali e luoghi di approfondimento e controinformazione. La battaglia referendaria sarà durissima e, per certi versi, decisiva per la legalità costituzionale.
È meglio non illudersi e attrezzarsi subito. Spiegheremo che noi siamo innovatori, non conservatori; ci opponiamo ad una riforma bugiarda narrata in maniera bugiarda! Dagli anni 80 è iniziata la demolizione dei diritti costituzionali. In nome del mercato e della ricostruzione delle catene del valore. La controriforma, in 2 articoli, mette il sigillo. Vi è bisogno di mettere al centro la sovranità popolare contro quello che Dossetti chiamava il “popolo del sovrano”, cioè la demagogia sovranista. Vi è, oggi, un forte tentativo di mediazione, di centrismo politicista, tra alcuni settori parlamentari e la Meloni.
Ma nel convegno siamo state tutte e tutti d’accordo: non vi è nessuna mediazione possibile sul terreno dell’avversario. Occorre, invece, costruire una consapevolezza diffusa: la rottura costituzionale voluta da Meloni cambia le nostre stesse vite, la nostra quotidianità. Non siamo di fronte ad un artificio tecnicistico; lo scopo della intellettualità democratica deve essere quello di recuperare la abissale distanza tra politica e realtà materiale del Paese. Sono deleterie deleghe assolute al “capo”; occorre recuperare partecipazione popolare ed autoorganizzazione. Come? Tentando di collegare difesa e attuazione della Costituzione con bisogni e aspirazioni di massa. Progetti e conflitti. “Non è”, infatti, “la coscienza delle persone che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza” (Marx, Per la critica dell’economia politica).
Il convegno dell’associazione Salviamo la Costituzione Un capo assoluto in un’Italia spezzata, 1 marzo, si può vedere qui Hanno partecipato, tra gli altri, Maurizio Landini, Gaetano Azzariti, Gianfranco Pagliarulo, Marina Boscaino, Claudio De Fiores.
Il 10 febbraio si è svolto a Firenze il convegno organizzato da il Coordinamento CdC e da Libertà e giustizia, con la partecipazione di Left. Qui il video integrale
Per approfondire, Re Giorgia, inchiesta sul premierato, Left, dicembre 2023, qui