In occasione della Giornata internazionale della donna, il racconto di un evento dedicato alla lotta contro la violenza sulle donne. E della ricerca artistica della cantante, che a giugno presenterà un nuovo album

Rossana Casale è in procinto di intraprendere il tour in occasione dell’uscita del nuovo disco, Almost Blue (per Egea music a giugno). Il 3 aprile con il suo quintetto sarà a Medolla (Modena). In occasione della Giornata internaizonale della donna ripercorriamo un momento importante della sua ricerca artistica con il racconto di Stefano Frollano sul concerto dedicato a Joni Mitchell e sull’impegno della musicista contro la violenza sulle donne.

Il 25 novembre scorso decine di migliaia di persone a Roma e in molte piazze italiane, si sono riunite per manifestare contro la violenza sulle donne. Argomento e confronto, narrazione e scontro, in cui il genere umano da sempre si è dovuto misurare. Ragazzi, donne e uomini, di tutte le nazionalità, si sono ritrovati tutti insieme, alla luce della vicenda di una ragazza, uccisa dal suo ex, per contestare e riportare l’attenzione su un tema drammatico così come, al contempo, il dover registrare che il “mainstream” non riesce ad accettare completamente l’idea che la malattia mentale esiste. In questo clima accesissimo accade poi che l’ultima data del tour di Rossana Casale tocchi proprio la capitale in quel giorno. La cantautrice italo-americana, dopo aver affrontato per un anno intero un tour con un progetto dedicato alla più grande artista musicale vivente, Joni Mitchell, si è presentata, alla attenta audience dell’Auditorium di Roma, forte di una iniziativa – Women In Jazz Unite – in cui è affiancata da 24 cantanti di jazz in un videoclip. Nelle immagini, le artiste, che si lanciano sulle note di “The Dry Cleaner from Des Moines” della Mitchell stessa, sovrapponendosi, incastrandosi, dialogando, improvvisano le note sugli stilemi di un blues, come a rappresentare idealmente il Gran bazar che è il mondo, con le sue culture, le sue possibilità, le sue difficoltà, le sue gioie, le sue tragedie, le sue bellezze. Ed è di bellezza che vorremmo parlare nonostante la recente storia parli di continuamente di atti efferati contro le donne.

Un susseguirsi di episodi drammatici che viene ribadito da una preziosa introduzione, con l’invito a sostenere Donne in rete contro la violenza Di.Re., della sua presidente, Antonella Veltri. Una associazione che la Casale aveva contattato tempo fa per dare supporto alla stessa e a tutte quelle donne che subiscono violenze, fisiche e psicologiche. Un appello oramai divenuto estremo che la nostra cantante prende a cuore portando la sua carica emotiva fin dalle prime note dello show con la versione registrata di “The Jungle Line”, mandata in playback in sala tratta dal suo ultimo lavoro, Joni. Un originalissimo arrangiamento che ci proietta in una ideale New York del futuro, con voci e suoni in una era ultra-moderna, ideale prosecuzione del videoclip lanciato come incipit dell’evento. D’incanto si passa a “Roses Blue” che viene chiusa con una straordinaria improvvisazione al piano di Emiliano Begni, protagonista eccellente anche in studio per il progetto dedicato alla cantante canadese assieme a Francesco Consaga ai fiati, a Ermanno Dodaro al contrabbasso, e Gino Cardamone alla chitarra (questi ultimi due sostituiti egregiamente in tour da Alessandro Maiorino e Marco Acquarelli). Si prosegue con “For The Roses” e capiamo subito che lo spettacolo così come l’album, ripercorrerà il periodo più leggendario della Mitchell; quel repertorio straordinario di folk e ballad, di innovazioni armoniche e melodiche che la nostra Casale riesce a rendere palpabili, divertendosi nel cambiare alcuni passaggi e destrutturando addirittura la classica “Woodstock” per poi approdare ad una delle canzoni più intimiste, “Song To A Seagull”.

Rossana ci prende per mano facendoci nuotare dentro il mare di Blue, forse l’album più bello della Mitchell. E a tuffarsi con tutti noi, con i segreti vengono resi vivi, arriva la prima sorpresa della serata: Maria Pia De Vito, altra eccellente performer che duetta con Rossana su un brano tratto dal citato album del 1971, ”A Case Of You”. Le voci iniziano a farci sognare, tornando indietro nel tempo fino a “I Had A King” tratta dal primo album targato 1968, prodotto da David Crosby che scoprì la Mitchell in un club in Florida. E dalla Florida a Creta. Un viaggio ideale ma anche reale che Joni affrontò nel 1970, scrivendo sulle spiagge di Màtala, il brano “Carey” in un arrangiamento dal sapore latineggiante. Le stelle continuano ad allinearsi, ed ecco che arriva Carla Marcotulli per il duetto di “Goodbye Pork Pie Hat” . Altra bellissima performance al quale segue un medley composto da Little Green/My Old Man/Blue. Il tempo di tornare , con “The Circle Game”, in una versione divertente, che toglie con coraggio una parte di quella malinconia contenuta nella versione originale, dove si parla della ciclicità della vita e della morte. Ma è con “In and Out of Lines”, brano scritto dalla Casale assieme a Dodaro, che viene chiamata sul palco un’altra strepitosa singer, Susanna Stivali. La composizione è assolutamente e volutamente in linea con quelle più jazzate della Mitchell e che Rossana non ha mai nascosto; né in questo ultimo progetto, né con i precedenti. La sempreverde “Big Yellow Taxi” chiude lo show ma il caldo pubblico romano vuole ascoltare ancora questa nostra straordinaria cantante – probabilmente una delle poche che può permettersi di affrontare il repertorio della autrice canadese. Viene così riproposta, ma “live”, “The Dry Cleaner from Des Moines” con tutte le ospiti sopra citate raggiunte nel frattempo da Danila Satragno, Perla Palmieri e Giulia Lorenzoni, in una danza di note, emozioni, parole, suoni e atmosfere che posizionandosi spontaneamente quasi in cerchio evocano le figure di Picasso nelle Demoiselles d’Avignon. Ma il prezzo del biglietto vale soprattutto per la canzone che la Casale sceglie per chiudere la serata e l’intero tour: “Both Sides Now” è probabilmente il brano più significativo dell’intera carriera della Mitchell. Un brano al quale, l’artista canadese è particolarmente affezionata e che per il testo contenuto, ne rappresenta l’essenza più vera del suo animo.

Veniamo così sfiorati dalla leggerissima quanto emozionata voce della Casale, che da sola davanti al microfono e accompagnata dal pianoforte, resta idealmente nuda davanti a tutti noi, facendoci capire che la sua vita così come quella della Mitchell può e deve essere osservata da più punti. È proprio lì, al centro di quelle liriche che giace la verità che gli esseri umani a volte celano, altre volte mostrano. È in quel guardare dove non si è mai guardato, citando Saramago, che risiede forse la chiave dello scrigno dove Rossana custodisce la propria identità: il voler cercare sempre tanti “nord” per poi toccare gli altri punti, così come ha fatto per tutta la carriera, sorprendendoci di volta in volta con nuovi suoni e nuovi orizzonti; con nuove armonie celestiali e nuove parole. Come quelle contenute in tutte quelle lettere d’amore che ci ha spedito nel corso del tempo, come fossero foglie su un letto di un fiume, per giungere a noi, in cerca sempre di emozioni vere.