Milioni di pellegrini invaderanno la Capitale nel 2025 con effetti pesanti per la vita degli abitanti. La contro proposta del segretario generale della Cgil Roma e Lazio: tre giubilei laici, per il lavoro, le opere e i cittadini. "Usiamo questa occasione per combattere la precarietà"

«Nel 2025 Roma dovrà offrire accoglienza a milioni di persone che determineranno una forte incidenza sulla qualità e quantità di servizi pubblici», si legge nel documento Roma si prepara stilato da Cgil e Uil Roma e Lazio. C’è il rischio che il Giubileo possa essere uno tsunami che si abbatte sulla vita dei cittadini, dei pendolari, dei lavoratori. Si paventa anche che questo mega evento nel 2026 possa lasciare un pesante lascito dopo aver messo a dura prova la capitale ridotta a una sorta di Disneyland del turismo religioso. «Per evitare impatti dannosi e per far sì che non sia solo il Giubileo della Chiesa ma dei cittadini abbiamo avanzato una serie di proposte», dice a Left Natale Di Cola segretario generale della Cgil Lazio e Roma, annunciando «Tre giubilei laici»: delle opere, del lavoro, dei cittadini. Un programma ambizioso, basato su stringenti proposte e articolato in 10 punti essenziali: al primo posto c’è un protocollo sulla legalità e sulla qualità del lavoro nei cantieri delle opere del Giubileo e in altri settori, con particolare attenzione alla ricezione turistica e nel commercio. Si prevedono inoltre l’introduzione del salario minimo comunale e di una carta di qualità del lavoro occasionale, nonché sostegni riguardo all’emergenza abitativa e per uscire dalla povertà. Ma soprattutto strumenti per superare il lavoro povero e precario a partire dai servizi pubblici e dalle partecipate.

Il segretario generale della Cgil Roma e Lazio, Natale Di Cola

«Più che un documento quella che abbiamo lanciato è una vertenza», precisa Di Cola. «Noi partiamo dalla denuncia delle difficoltà che sta vivendo la Capitale, che è molto lontana da una ripartenza non solo economica ma anche sociale e soprattutto di sviluppo». E non da ora, purtroppo. «Tutti gli indicatori ogni anno ci dicono che Roma cresce meno di altre realtà. Qui il livello di occupazione è peggiore rispetto a tante altre realtà, non solo europee, ma anche italiane», spiega il segretario della Cgil Roma e Lazio. E aggiunge: «Il paragone con Milano è sempre impietoso, la città è più precaria, la qualità della vita è più bassa. Ma soprattutto non ci sono segnali di recupero e aumentano le disuguaglianze. Per questo – sottolinea il sindacalista – abbiamo proposto all’amministrazione capitolina un nuovo modello di sviluppo. E di fare un patto fra tutti quanti per rilanciare l’idea della capitale». Quali risposte avete ricevuto da parte dell’amministrazione? «Devo dire che fin in qui con il sindaco Gualtieri non siamo riusciti a “chiudere” su questo tema- risponde Di Cola –. Anche per questo l’anno scorso abbiamo pensato di utilizzare questa occasione del Giubileo lanciando Roma si prepara».

Intanto sul cosiddetto Giubileo delle opere sono stati raggiunti importanti risultati. «L’accordo che abbiamo siglato sulla salute e sicurezza nei cantieri di Roma è d’avanguardia», rimarca Di Cola: «Rappresenta un pezzo di decostruzione delle leggi sbagliate del governo Meloni: a Roma è vietato il subappalto a cascata. E poi prevede norme sulle salute e sulla sicurezza molto più stringenti perché l’obiettivo in questa fase di grandi investimenti pubblici è zero infortuni sul lavoro; non solo zero morti ma zero infortuni. Anche su questo abbiamo raggiunto importanti accordi, stiamo lavorando bene, c’è attenzione alle imprese dimostrando che si può fare presto ma bene».

Segretario con il Giubileo del lavoro a che punto siete? «Su questo versante, come accennavo, facciamo più fatica: Noi diciamo una cosa molto semplice e che è sotto gli occhi di tutti: Roma è la città più precaria d’Italia». I numeri riportati in Roma si prepara sono impietosi: Il 48 per cento dei contratti di lavoro attivati nel 2022 è durato un solo giorno, contro una media nazionale del 12,6 per cento. Dal 2009 al 2922 si è dimezzata la percentuale dei nuovi contratti a tempo indeterminato, dal 16 per cento all’8 percento. Ed è un quadro che si fa ancora più fosco se si guarda alla popolazione più giovane. «Purtroppo Roma non è una città per giovani – commenta il segretario generale Cgil Roma e Lazio – . Qui i giovani trovano solo lavoro povero e precario, un’alta percentuale di loro ha un reddito sotto i diecimila euro. Perlopiù se ne vanno. Questa è la realtà, per quanto la propaganda di governo provi a negarlo. Il problema vero è che questa situazione non viene affrontata e non si cerca di rimuoverne le cause».

E il rischio che il Giubileo possa peggiorare ulteriormente la situazione c’è. L’esperienza dell’Expo di Milano insegna: moltissimi giovani furono impiegati come stagisti e sfruttati. «Per evitare quella deriva come sindacato chiediamo a tutti di fare la propria parte, lo chiediamo al Governo, al Comune, vigilando che ci sia lavoro di qualità durante il Giubileo che porterà tante attività nella capitale». Perché non sia un effimero grande evento, «è importante che quelle risorse siano utilizzate per stabilizzare e per creare nuovo lavoro. Non servono misure spot e di propaganda, bisogna eliminare le norme che precarizzano il lavoro». Perciò accanto all’impegno per salvare la sanità pubblica e contro l’autonomia differenziata (il 25 maggio ci sarà una grande manifestazione a Napoli) la Cgil è impegnata nella raccolta firme per quattro referendum per abolire la precarietà e per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. «Per vincere queste sfide è fondamentale incoraggiare la partecipazione della collettività», rilancia Di Cola, tanto più importante in un momento in cui, come evidenzia anche il Censis, scarsa è la partecipazione alla democrazia e al diritto di voto ed è forte la disaffezione alla politica attraverso i partiti. Un lavoro di coinvolgimento di ampi settori della società che la Cgil Roma e Lazio sta portando avanti con la raccolta firme per i referendum ma anche facendo lavoro culturale. Anche per questo è nato il centro sudi Iress Lazio che il 3 maggio dedica una iniziativa alle tabacchine e agli scioperi del 1944 (con Eugenio Ghignoni Davide Conti, Walter De Cesaris, Natale DiCola e altri alla Casa internazionale delle Donne, dalle 15,30) e un premio letterario intitolato a Giuseppe Di Vittorio dedicato alla letteratura working class che sarà assegnato a settembre dalla giuria presieduta da Filippo La Porta e consegnato dal segretario generale Cgil Maurizio Landini.