È necessario fare campagna per la contraccezione, ma quando la scelta della donna è di abortire bisogna non solo far sì che possa praticare questo suo diritto ma anche fare informazione perché le donne possano affrontare quel momento senza sensi di colpa

Più realisti del re. Dopo la carrellata di soli politici maschi attovagliati da Vespa per parlare di aborto (compreso il Pd Zan), la vicedirettrice del Tg1 Incoronata Boccia il 20 aprile scorso ha detto nel programma di Serena Bortone su Rai 3 che «l’aborto è un delitto non un diritto», esprimendosi così contro una norma dello Stato, la legge 194. E poi, come se non bastasse, ha sciorinato come un rosario le parole di madre Teresa di Calcutta che, nel 1979 durante la cerimonia dei Nobel, alla domanda su quale fosse per lei il pericolo maggiore per l’umanità rispose: «Il pericolo più imminente non è la guerra ma l’aborto». Per sapere quanto lievitassero i conti all’estero della suora grazie a donazioni mentre privava i bambini di farmaci salva vita per mandarli dritti “in paradiso” rimandiamo al libro inchiesta La posizione della missionaria di Christopher Hitchens pubblicato in Italia da Minimum fax. Documentatissimo. Non c’è da aggiungere altro.

Quel che più ci indigna oggi è che sulla tv pubblica si possano fare affermazioni antiscientifiche e religiose sull’aborto e senza contraddittorio. La legittimazione viene indirettamente da Fratelli d’Italia, partito della presidente del Consiglio, che ha presentato un emendamento perché associazioni pro vita, in gran parte legate al movimento integralista neocatecumenale, possano fare propaganda religiosa nei consultori. La collega del Tg1, più realista del re, è andata in scia (come il dirigente Rai che ha censurato il monologo di Scurati costringendo poi Meloni stessa a intervenire per provare senza successo a metterci una toppa).

Lo ribadiamo. Decenni di acquisizioni scientifiche che da sempre divulghiamo su Left, ci dicono che la vita umana inizia alla nascita. «La donna che ha deciso di abortire non uccide una vita umana come si vuol far credere – ha detto la neonatologa e psicoterapeuta Maria Gabriella Gatti su queste pagine -. Il feto ha una realtà puramente biologica e quindi anche sul piano etico e giuridico l’aborto non può essere equiparato a un omicidio». E ancora: «Affermare che il “concepito”, cioè l’embrione, è un soggetto di diritto deriva da un pregiudizio ideologico di natura religiosa cristiana: così l’identità umana sarebbe rappresentata dal solo genoma. È assurdo considerare l’embrione “vita umana” quando ancora non si sono realizzate strutture anatomo-funzionali nel sistema nervoso che possono sostenere un’attività di pensiero: prima delle 22-24 settimane se il feto nasce, la corteccia cerebrale non è pronta per reagire ad uno stimolo esterno e non ci può essere alcuna reazione e quindi nessuna possibilità di pensiero».

Se in Italia non c’è stata contromossa politica all’iniziativa clericale di Fratelli d’Italia a parte un emendamento del Pd che è stato bocciato, una voce si è alzata dall’Europa segnalando l’inopportunità di quel blitz imbarcato in un provvedimento che riguarda il Pnrr, ovvero fondi elargiti all’Italia per fare riforme che ammodernino il Paese. Meloni da sempre dichiara di non voler mettere mano alla Legge 194, ma intanto quasi ovunque la percentuale di ginecologi obiettori negli ospedali pubblici che mediamente è del 70% impedisce di fatto l’interruzione volontaria di gravidanza. Come se non bastasse, nelle Regioni guidate dal centrodestra è quasi impossibile ricorrere all’aborto farmacologico con la Ru486, definita salvavita dall’Oms e che la ministra Roccella da anni stigmatizza come strumento di aborto chimico. E in molte Regioni a guida destra-destra, come l’Umbria, si è addirittura cercato di imporre alle donne di ascoltare il battito del cuore del feto incuranti dei danni che potrebbe provocare.

«Oltre all’evidenza che si tratti di una proposta populista, è anche inapplicabile per diversi motivi» ha osservato il ginecologo e divulgatore scientifico Salvo Di Grazia citando le raccomandazioni della Società britannica di ecografia. «Concentrare il fascio dell’ecografo per sentire il battito embrionale dal punto di vista medico configura un possibile danno. Il fascio di ultrasuoni fa aumentare la temperatura nel piccolissimo cuore (e in altri organi) dell’embrione. Questo non crea per forza danni al feto formato ma può crearne alle cellule embrionali, se l’esame si prolunga oltre pochi secondi. Ciò autorizzerebbe migliaia di richieste milionarie di risarcimento. Chi le pagherà?».

Se l’obiettivo della proposta inserita nel Pnrr, come affermano fonti di Fratelli d’Italia, era dare piena applicazione a una possibilità già contenuta nella legge 194, allora perché non elaborare emendamenti per garantire l’accesso all’aborto? E invece no, si calpestano i diritti delle donne. Come già con l’antiscientifica proposta di legge per il riconoscimento di una impossibile personalità giuridica dell’embrione avanzata dal forzista Gasparri che si genuflette ai diktat vaticani, l’obiettivo è chiaro: criminalizzare le donne che decidono di interrompere una gravidanza. Spingerle in depressione, come auspicavano alcuni gruppi religiosi anti abortisti che qualche anno fa diffondevano fake news su una inesistente sindrome del boia che, a loro dire, sarebbe stata il destino delle donne che decidono di abortire. All’epoca fu un grande ginecologo come Carlo Flamigni a farci scoprire la truffa.

Ora è tempo che la sinistra si mobiliti contro tutto questo, con argomenti certi, scientificamente fondati, perché altrimenti si resta sul piano delle opinioni e non si è convincenti. Non basta dire che il diritto delle donne a interrompere una gravidanza lo stabilisce la legge. Bisogna argomentare le ragioni per cui una donna che decida di interrompere una gravidanza non è un’assassina. Certamente è necessario fare campagna per la contraccezione, ma quando la scelta della donna è di abortire bisogna non solo far sì che possa praticare questo suo diritto ma anche fare informazione perché le donne possano affrontare quel momento senza sensi di colpa. Gli strumenti come detto ci sono, li offre la moderna neonatologia che ha confermato anche sul piano biologico l’esattezza della Teoria della nascita di Massimo Fagioli. La vita umana, come è stato dimostrato, comincia alla nascita, l’embrione e il feto hanno una vitalità biologica, ma non sono ancora vita umana. Solo intorno alle 22-24 settimane il feto comincia ad avere possibilità di vita autonoma, fuori dell’utero. Un seme di una pianta, caduto casualmente sul terreno – affermano gli scienziati -, avrebbe più possibilità di vita.

Oltre i confini di un’Italia che il governo Meloni vuole sempre più arretrata culturalmente, queste sono ormai solide acquisizioni . La Francia, che da secoli ha separato Stato e Chiesa, ha introdotto il diritto all’aborto in Costituzione e l’Europa punta a inserirlo nella Carta fondamentale per iniziativa dei partiti progressisti.
Pensiamoci quando voteremo alle elezioni di giugno.

Foto di Renato Ferrantini, presidio di Non una di meno, Roma, 8 settembre 2023