L’Egitto? È un Paese sicuro nonostante le persecuzioni accertate, nonostante l’utilizzo della tortura, nonostante le forme di detenzioni degradanti, nonostante Giulio Regeni che purtroppo è uno dei simboli di tutto questo, nonostante il rapporto di Amnesty International che scrive di “migliaia di persone critiche verso il governo o percepite come tali rimanevano arbitrariamente detenute e/o perseguite ingiustamente. I casi di sparizione forzata e di tortura e altro maltrattamento sono rimasti dilaganti”.
Tunisia? È un Paese sicuro nonostante nel 2023 “sono continuate le gravi violazioni dei diritti umani, comprese le restrizioni alla libertà di parola, la violenza contro le donne e le restrizioni arbitrarie dovute allo stato di emergenza del Paese”, come scrive Human Rights Watch (Hrw), World Report 2023).
Il governo italiano ha aggiornato la lista dei Paesi sicuri (dm 7 maggio 2024): Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Camerun, Capo Verde, Colombia, Costa d’Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Nigeria, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia. L’elenco torna utile alle politiche di respingimenti illegali di Giorgia Meloni e probabilmente all’Unione europea che verrà. Legalizzare l’inferno però non lo rende vivibile. È solo un gioco sporco di riabilitazione per oliare i rimpatri.
Assistiamo all’ennesima torsione delle leggi per scavalcare i diritti, è bastato un colpo di penna, ed è tutto così degradante che non vengono le parole per scriverlo.
Buon martedì.