Serve un cambio di visione nel governo della città, dice il candidato di Sinistra progetto comune: mettiamo al centro le persone creando spazi di partecipazione, combattiamo le disuguaglianze sociali e affrontiamo le questioni che impattano sulla qualità della vita: dal cambiamento climatico, all'overtourism e alla de industrializzazione, guardando al futuro

Dimitrij Palagi è il candidato della sinistra fiorentina, un’agglomerazione di forze politiche che, sotto il nome ormai noto Sinistra Progetto Comune, dopo la defezione di Sinistra Italiana che è entrata nel ticket della candidata del Pd Sara Funaro, consta di Rifondazione, Possibile, Potere al Popolo. Consigliere comunale uscente, Palagi ha all’attivo 19 anni di politica in città oltre ai cinque anni in consiglio comunale.

I temi più caldi della campagna elettorale si dipanano fra sicurezza, occupazione, stato di salute della città e del suo tessuto sociale. Tema antico, che viene da lontano, quello dell’emergenza abitativa, accentuata dall’overtourism che alza i canoni in maniera vertiginosa e spazza via le stesse case che invece di andare alla residenza diventano oggetto di affitti brevi turistici. Problematiche che innescano domande che abbiamo girato al candidato di Sinistra Progetto Comune e di Firenze Ambientalista e Solidale, Dmitrij Palagi.

Sicurezza e criminalità di strada, una particolare recrudescenza si è verificata negli ultimi giorni in città. Con cosche ben innestate anche a un livello alto, come sembrerebbe provare il duo italo-albanese al centro delle indagini della DDA per riciclaggio, indagine che rischia di coinvolgere una parte significativa del sistema ristoratore fiorentino. Qual è la sua analisi e la sua proposta?

La rimozione delle questioni sociali ci ha portato all’attuale situazione. Il sistema politico ha smesso di garantire una presenza quotidiana sul territorio. Dove non c’è lo Stato si possono generare due tipi di risposte: lo sfruttamento da parte della criminalità organizzata, o l’autorganizzazione delle persone. Spesso chi è in condizione di bisogno si esprime in maniera conflittuale, suscitando risposte meramente repressive, che non risolvono i problemi, semmai li aggravano spostandoli. Come gruppo consiliare di opposizione abbiamo sperimentato direttamente l’importanza di un rapporto con chi vive in situazioni di marginalità, serve ascolto e partecipazione attiva. Proponiamo di costituire un Comitato di sicurezza e solidarietà in ogni quartiere, recuperando spazi oggi senza destinazione (come l’ex Fulgor, o il Meccanotessile). Lì si possono riunire polizia municipale, operatrici e operatori di strada, centri di formazione e accoglienza, botteghe, artigiani, circoli ricreativi e tutte le altre persone presenti in Città. Insieme si possono costruire servizi, risposte, garantendo prevenzione e riducendo sempre più le questioni di ordine pubblico.

Veniamo al tema dell’ambiente,  alle proposte di bosco urbano, sostenibilità, politiche green. La città è sempre più calda, il cambiamento climatico la colpisce in modo sempre più pesante. Come pensate di agire sotto questo profilo?

Qualcosa si sta facendo, ma non abbastanza. L’urgenza richiede azioni radicali. La giustizia climatica è anche questione di giustizia sociale. Le comunità energetiche devono fornire risposte a chi fa fatica a pagare le bollette (cittadinanza o piccole imprese che siano). Istituiremo un tasso di deimpermeabilizzazione proporzionale al numero di residenti, in modo da poter liberare il terreno dal cemento. La gestione diretta della manutenzione del verde può aprire prospettive di azioni importanti e rapide, per contrastare le zone di calore.

Quanto alla mobilità?

C’è molto da fare su questo versante. Dobbiamo arrivare a ridurre i mezzi privati, garantendo un un trasporto pubblico gratuito, con la rimozione delle barriere architettoniche (rendendo tutta la Città realmente accessibile). L’altro ramo, su cui agire in fretta è la logistica. In questo senso c’è un progetto molto interessante per il futuro della Mercafir, in grado di coniugare diritti, logistica, trasporto e sostenibilità ambientale. Lo si potrebbe sviluppare in dialogo e cooperazione anche con il Collettivo ex GKN, rispetto al ruolo del fotovoltaicolo e delle cargo bike. Il nostro sforzo maggiore nei primi giorni di governo riguarderà il coinvolgimento diretto della cittadinanza e delle associazioni. I dati e le informazioni non sono oggi sufficienti, in termini di quantità, qualità e fruibilità. Realizzeremo quanto ci è stato bocciato in questi anni: una Commissione dedicata ai cambiamenti climatici e una Consulta in cui offrire uno spazio auto-organizzato alle realtà impegnate sul tema della giustizia climatica, senza reprimere la conflittualità espressa dalle nuove generazioni.

Parlare di ambiente e economia, significa parlare anche di energia, e energia chiama sostenibilità. Ma anche multiutility, come sistema di gestione delle risorse. La vostra contrarietà è nota. Qual è la contro-proposta?

Società partecipate di interesse pubblico, senza finalità di profitto. Tutti i soldi devono essere investite per garantire un servizio di qualità, non per creare dividendi. Il servizio va organizzato sulla base dei bacini di utenza omogenei, anche con un coordinamento regionale, ma lasciando agli Enti Locali ampi margini di azione, programmazione e controllo. La verità è che mancano politiche industriali. Il dibattito sulla quotazione in borsa è parziale. Non è sufficiente evitare la finanziarizzazione dell’acqua pubblica. Già oggi, per quanto riguarda i servizi ambientali, abbiamo dovuto fare ricorso al Tar per avere gli atti richiesti ad Alia: siamo in attesa di un pronunciamento, che arriverà l’11 luglio, a elezioni passate. La Tari continua ad aumentare anche perché gli impianti sono inadeguati. Per anni si è inseguita la logica dell’incenerimento, ancora oggi chi governa non è stato in grado di fornire sufficienti alternative. La nostra firma sul protocollo Rifiuti Zero conferma la direzione a cui guardiamo noi. Per procedere in questa direzione il modello aziendale non è secondario.

Torniamo sul tema sicurezza, ma questa volta dal punto di vista dell’urbanistica,  e della casa. Un punto di vista complesso, ma che tuttavia rivela la natura complessa delle nostre città, in particolare città d’arte delicate e fragili. Serve una visione diversa della città, alternativa?

Assolutamente sì, che parta da dati e informazioni puntuali. Un censimento degli immobili sfitti e non utilizzati. Una banca dati accessibile sul turismo, che faccia emergere quanto oggi è camuffato e non visibile. Una trasformazione della Città che accompagni i processi con sempre maggiore ruolo e potere dei Consigli di Quartiere. Un’attenzione agli spazi pubblici, rendendoli vissuti e a disposizione di chi ricerca forme di cittadinanza e socialità fuori dalle logiche del profitto. Tutto questo è possibile se mettiamo al centro le persone e con loro costruiamo le risposte. Le trasformazioni anagrafiche richiedono anche visioni innovative sul piano delle politiche sociosanitarie. Durante la pandemia ci avevano promesso che tutto sarebbe cambiato. Ma chi governa non è in grado di amministrare in favore del cambiamento, per questo è importante arrivare al ballottaggio e poi vincerlo.

In foto i consiglieri Dimitrij Palagi e Antonella Bundu, foto di Carlo Galletti