Politica, economia, società: il “secolo breve” nella sua deriva violenta può essere indagato a scuola attraverso lo studio della figura del segretario socialista. Una chiave di lettura valida anche per capire il presente
Giacomo Matteotti rappresenta, nel corso degli anni Venti, l’ultimo baluardo che si leva a difesa delle libertà democratiche. Dopo il suo assassinio, a seguito del discorso tenuto alla Camera il 30 maggio del 1924, niente si frapporrà più fra la tutela dei diritti e la piena affermazione della dittatura fascista. Questo è quanto gli studenti dell’ultimo anno delle superiori apprendono a lezione e leggono nei libri di testo. Tuttavia, nonostante la sua importanza, a Matteotti vengono raramente riservati più di cinque minuti di spiegazione e dieci righe di testo. Il “martire laico” osannato e celebrato finisce per rimanere inevitabilmente compresso fra la legge Acerbo e le leggi fascistissime, schiacciato fra le due ore settimanali riservate all’insegnamento della storia e un “programma” da portare avanti, quanto più avanti possibile. Il “secolo breve” non lo è poi così tanto quando lo si deve spiegare a giovani cittadini pieni di domande e interrogativi. Studenti che si approcciano alla storia del secolo scorso con la voglia e l’urgenza di spiegare l’oggi, le contraddizioni e le ambiguità della contemporaneità. Se infatti si mostrano un po’ indolenti quando si tratta di confrontarsi con la lotta per le Investiture, la Guerra dei Cento anni o le vicende dell’Ancien Régime, ben altro entusiasmo evidenziano nell’apprendere la storia del Novecento. Nei confronti di questo periodo c’è una palpabile “fame” di conoscenza poiché gli studenti avvertono come la comprensione di quegli eventi impatti sulle loro vite, come quei fatti siano attuali, imprescindibili, necessari. Alla luce di tali considerazioni è fondamentale ripensare la figura di Giacomo Matteotti, recuperare l’interezza dell’uomo, il rigore morale e civile, il metodo mai astratto, ma sempre oggettivo e puntuale nel difendere i valori della libertà, dell’uguaglianza, dell’istruzione. Matteotti può perciò divenire una chiave di lettura e rilettura del Novecento e, al contempo, porsi come exemplum sulla base del quale interpretare la contemporaneità e le sue molteplici sfide. La profonda conoscenza della visione politica, sociale ed economica del segretario del Psu consente agli studenti un’attiva e critica attualizzazione del suo pensiero che, in tal modo, non resta ancorato alle logiche degli anni Venti italiani, ma illumina le vicende contemporanee.

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