Stanca tornare sempre sulle stesse questioni, ci si vorrebbe occupare di altro, perché viviamo in un momento carico di problemi e sfide, anche sul piano socio-culturale. Ma tutto sta a chi ci governa e ai loro sodali: fra chi è stato eletto alle europee abbiamo chi inneggia alla Decima Mas.
Se in consiglio comunale un esponente del Pd usa l’espressione «Costituzione antifascista» in un discorso, riceve insulti e richiami dal capo della giunta di FdI; c’è il presidente di una fondazione intitolata a Giorgio Almirante (chiediamoci se in Germania potrebbero esistere fondazioni intitolate a gerarchi nazisti…) che va in televisione e si dichiara apertamente fascista, dice che lo sterminio degli ebrei fu un’atrocità (ci mancherebbe altro!), ma afferma di non concordare sulla collaborazione dei fascisti a questo crimine, negando così una fatto storicamente inconfutabile.
Ecco, rispetto all’ultimo punto almeno, la presidente del Consiglio si dimostra più posata, perché non ha negato i dati di fatto: «Oggi siamo qui a commemorare un uomo libero e coraggioso ucciso da squadristi fascisti per le sue idee», ha detto la presidente nelle commemorazioni del 30 maggio scorso (così come il 25 aprile aveva detto che la fine – quasi fosse stata automatica e naturale – del fascismo segnò l’inizio della Repubblica).
Intanto, proseguiva la sua nota insistendo sulla lezione di Matteotti: la «libertà di parola e di pensiero contro chi vorrebbe arrogarsi il diritto di stabilire cosa è consentito dire e pensare e cosa no». Giusta lezione, peccato che lei se ne stia appropriando per rivolgere un’accusa alle opposizioni, e a tutta quella parte di elettorato che nelle opposizioni si riconosce, attribuendo loro atteggiamenti che limitano le libertà, così come nei mesi scorsi hanno cercato di far passare chi manifesta per i diritti civili e umanitari come uno squadrista, in un continuo capovolgimento della realtà. E tutto questo nel momento in cui Meloni – forte dell’investitura anche alle europee ricevuta in realtà da una minoranza di tutti gli effettivi cittadini con diritto di voto – guida un governo convinto di dover cambiare la narrazione del Paese, rimuovere e cancellare quanto esistito fino ad ora, per dire finalmente la sua; un governo che vuole affermare la libertà, ma quella delle sue idee contro le altre; un governo che invece di voler essere di tutto il Paese si presenta come il governo di una parte, che ha il potere di seguire la sua linea fregandosene degli altri, anzi additandoli come nemici, che dovranno alla fine farsi una ragione di come stanno le cose ora. Ecco la strana libertà che viene proposta di questi tempi, che però non ci piace e vogliamo rifiutare.
Ma c’è un altro punto che non va nelle parole della presidente del Consiglio, un punto più sottile, proprio perché funzionale alla manipolazione del linguaggio: «squadrismo fascista». Continua l’operazione su questa parola, iniziata anni fa proprio da Giorgia Meloni. La sua è una precisazione capziosa: si ricorre ad un aggettivo per specificare il sostantivo che si sta usando, e dunque per isolarne una caratteristica particolare, una qualità o modo d’essere che lo distingue da alternative possibili. La presidente del Consiglio lascia così intendere che, se il deputato socialista fu vittima dello squadrismo di tipo fascista possono poi esistere altri squadrismi. Trascurando di dire che a uccidere Mussolini fu la polizia segreta e che il mandante dichiarato fu Mussolini. Quella operata da Meloni può sembrare una scelta innocente e innocua ma nei fatti si pone in continuità con le operazioni in corso sulla memoria storica – per rifunzionalizzarla ai propri scopi di propaganda – e poco alla volta alterarla: si pensi addirittura al francobollo di recente dedicato a Italo Foschi, gerarca fascista che nel 1927 su mandato di Mussolini fondò la squadra della Roma, e squadrista, che apprezzò l’omicidio Matteotti. Se si vuole qualificare lo squadrismo, gli si possono legare molti attributi, pregnanti per comunicare una posizione ideologica sul tema: atroce, criminale, terribile… Ribadiamo che lo squadrismo è solo ed esclusivamente fascista, con buona pace delle credenze contrarie di Meloni &co. Quello che Giorgia Meloni avrebbe il dovere di dire al Paese è ciò che pensa delle profonde idee (socialiste) dell’onorevole Matteotti, e ciò che pensa del regime che lo uccise (ben prima delle leggi razziali e della guerra), anzi cosa pensa di Mussolini, perché a dare l’ordine alla Ceka fu il capo del fascismo.
Ciò che si dice conta quanto ciò si sceglie di non dire, e oggi chi governa continua a non dire molte cose fondamentali.
Matteo Cazzato è dottore in filologia, Università di Trento