Era convinta di poter riapplicare l’antica teoria dei due forni di democristiana memoria, convinta di poter scegliere all’ultimo quale sponda fosse la più conveniente. Invece è rimasta lì solinga nel mezzo

Breve disamina dei risultati politici della presidente del Consiglio Giorgia Meloni dopo le elezioni europee che a suo dire avrebbero dovuto essere la conferma della sua leadership. 

Giorgia Meloni è presidente del Consiglio, leader del suo partito italiano Fratelli d’Italia, leader del gruppo dei Conservatori europei in Europa nonché candidata capolista per finta. La voracità è un evidente problema quando si deve trattare perché lascia aperte molte piste per sé e per gli avversari   Così accade che il presidente della Repubblica chieda rispetto per l’Italia da parte dell’Unione europea e molti furbi analisti fingano di avere capito che Mattarella vorrebbe il gruppo dei Conservatori inseriti nelle trattative. 

Le trattative, appunto. Meloni ha scelto di guadare la campagna elettorale tenendosi equidistante (o equivicina) tra von der Leyen e il gruppo Identità e democrazia di Salvini e Le Pen. Era convinta di poter riapplicare l’antica teoria dei due forni di democristiana memoria, convinta di poter scegliere all’ultimo quale sponda fosse la più conveniente. Invece è rimasta lì solinga nel mezzo. Ora von der Leyen la considera troppo di destra e la destra europea la considera troppo di sinistra. Si era dimenticata un non trascurabile particolare: nonostante la propaganda a vincere in Europa sono stati gli altri, sempre gli stessi. 

Il suo gruppo europeo si sta sfaldando. Il partito polacco PiS valuta l’addio per fondare un nuovo gruppo con il premier ungherese Viktor Orbàn. Il premier ceco Petr Fiala, conservatore dello stesso gruppo Ecr di Meloni, annuncia il suo voto al bis di von der Leyen.

A Meloni non è restato che astenersi, triste e solitaria mentre in Italia il suo partito mostra antisemitismo da tutti i pori. Un capolavoro. 

Buon venerdì.