In un silenzio del Parlamento che dura dal 2018 sul tema del suicidio assistito, c'era molta attesa riguardo al pronunciamento di oggi, da parte delle associazioni che rappresentano malati terminali. Secondo l'avvocata Filomena Gallo dell'Associazione Luca Coscioni e Marco Cappato rappresenta un passo avanti, nonostante le richieste del governo. E annunciano: "Siamo pronti ad affrontare i nuovi processi"

La Corte Costituzionale interviene ancora una volta sul fine vita. Mentre il Parlamento è silente dal 2018. C’era molta attesa per questo pronunciamento. La Consulta non elimina il requisito del trattamento di sostegno vitale per poter accedere al trattamento. Tuttavia  la sentenza segna importanti passi avanti secondo l’avvocata Filomena Gallo e Marco Cappato (rappresentante legale dell’associazione Soccorso civile) Qui la conferenza stampa.

La storia è purtroppo annosa. A seguito dell’udienza dello scorso 19 giugno La Corte era stata chiamata a esprimersi sul tema del suicidio medicalmente assistito, per la seconda volta dopo il caso di Dj Fabo. Questa volta all’attenzione della Corte c’era l’aiuto fornito a dicembre 2022 da Marco Cappato, da Chiara Lalli e Felicetta Maltese, che hanno accompagnato Massimiliano, toscano 44enne, affetto da sclerosi multipla, in Svizzera per poter ricorrere al “suicidio medicalmente assistito”. Massimiliano si era recato in Svizzera perché non era dipendente da un trattamento di sostegno vitale in senso classicamente inteso (come per esempio dispositivi, farmaci o macchinari sanitari con la funzione di rallentare il progredire della malattia e quindi il decesso), nonostante fosse dipendente totalmente da assistenza di terze persone per sopravvivere. Per questo avrebbe potuto incontrare ostacoli nell’accedere al suicidio assistito in Italia, reso legale, a determinate condizioni, dalla sentenza numero 242 del 2019 sul caso “Cappato\Antoniani” (Dj Fabo).

Oggetto della nuova pronuncia dei giudici della Corte c’è il requisito del “trattamento di sostegno vitale”, ossia quello che si presta a un’interpretazione più ambigua e con potenziali effetti discriminatori, a causa del quale tanti italiani sono costretti ad andare in Svizzera per accedere al suicidio medicalmente assistito oppure a dover subire, contro la propria volontà, condizioni di sofferenza insopportabile.
Ad oggi il suicidio medicalmente assistito è possibile grazie all sentenza 242 del 2019 della Corte costituzionale che delinea i confini di intervento con l’aiuto indiretto a morire da parte di un medico. Le condizioni richieste dalla sentenza sono: la richiesta deve essere di una persona che sia tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale, previo parere del comitato etico territorialmente competente.

Dal 2019 ad oggi, sono state 5 le persone, seguite dall’Associazione Luca Coscioni che hanno fatto richiesta di accesso alla morte volontaria in Italia. Tre di queste hanno poi deciso di procedere, due, invece no.
Ricordiamo per esempio che nel giugno 2022, Federico Carboni, 44enne di Senigallia, conosciuto durante la sua battaglia con il nome di fantasia “Mario”, è stato il primo italiano ad aver chiesto e ottenuto l’accesso al suicidio medicalmente assistito, reso legale dalla sentenza della Corte costituzionale 242/2019, dopo quasi due anni dalla prima richiesta alla azienda sanitaria e dopo una lunga battaglia legale, in cui è stato assistito dall’Associazione Luca Coscioni. La strumentazione per l’autosomministrazione del farmaco viene acquistata tramite una raccolta fondi organizzata dall’Associazione Luca Coscioni e la consulenza medica è di Mario Riccio, già anestesista di Piergiorgio Welby.

Ma c’è anche chi non ha ottenuto il via libera per accedere al suicidio assistito in Italia. Nel 2021. Il caso più recente è quello di Sibilla Barbieri, 58 anni, paziente oncologica, ha ricevuto nel 2023 un diniego da parte della propria ASL alla richiesta di accesso al suicidio medicalmente assistito, perché non sarebbe stato presente il requisito del trattamento di sostegno vitale. Barbieri, tramite i suoi legali, si oppone al diniego della Asl, senza avere alcun riscontro. Per questo, visto il progressivo peggioramento delle sue condizioni ha quindi deciso di autosomministrarsi il farmaco letale lontana da casa sua, dalla sua famiglia, e andare quindi in Svizzera.

Infine c’è chi è stato accompagnato in Svizzera, tramite azioni di disobbedienza civile a causa dell’ambiguità del trattamento di sostegno vitale: 6 persone hanno deciso di andare in Svizzera e di farsi accompagnare, tramite un’azione di disobbedienza civile, dagli attivisti dell’Associazione Soccorso Civile, il cui responsabile legale è Marco Cappato. Insieme agli iscritti a Soccorso Civile, Cappato è quindi indagato presso i tribunali delle 3 città dove sono avvenute le autodenunce, depositate nel 2023, ma sono ancora in corso anche 3 filoni giudiziari per altre azioni avvenute nel 2022. Per un totale di 6 filoni giudiziari aperti.

Nel frattempo aumentano le richieste di informazioni sul fine vita tramite il “Numero Bianco” (attivo tutti i giorni allo 06.99313409) dell’Associazione Luca Coscioni, coordinato dalla psicologa nonchè compagna di Dj Fabo Valeria Imbrogno, e che oggi conta 45 tra volontari, medici, giuristi e operatori altamente formati che rispondono a quesiti sul fine vita.

Negli ultimi 12 mesi sono arrivate 15.559 richieste di informazioni sul fine vita. Si tratta di una media di 43 richieste al giorno con un aumento del 28% rispetto al 2022. Nel dettaglio: 3.302 scambi di informazioni su eutanasia e suicidio medicalmente assistito (9 richieste al giorno, +43% rispetto all’anno precedente) e 823 scambi rispetto all’interruzione delle terapie e la sedazione palliativa profonda (circa 2 richieste al giorno, +27% rispetto l’anno precedente).

Gli italiani a favore dell’eutanasia (Sondaggio SWG del 2024)

Da un recente sondaggio commissionato dall’Associazione Luca Coscioni a SWG è emerso che l’84% degli italiani è favorevole a una legge che regolamenti l’eutanasia nel nostro Paese. Un sostegno che travalica le divisioni politiche tradizionali, con l’83% degli elettori di Fratelli d’Italia e di Forza Italia a favore e il 77% di quelli della Lega. Anche le opposizioni esprimono un pieno appoggio alla regolamentazione dell’eutanasia: il 92% degli elettori del Partito Democratico è favorevole, il 94% di Alleanza Verdi e Sinistra, 88% del Movimento Cinque Stelle, 96% di +Europa, 89% di Azione-Italia Viva.

Si dichiarano a favore dell’eutanasia, soprattutto i cittadini e le cittadine del Centro Italia (91%), seguiti da quelli del Nord Ovest (85%), delle Isole (84%), Nord Est (83%) e infine quelli del Sud (80%).

( l’integrale della scheda si trova sul sito dell’Associazione Luca Coscioni)