I controlli in Italia sono ben al di sotto del periodo prepandemico. Ed è consistente il numero dei contribuenti che non versano quote rilevanti delle imposte dovute e dichiarate. Lo certifica la Corte dei Conti.

Il giornalista economico Roberto Seghetti sulla newsletter quotidiana Appunti di Stefano Feltri mette in fila alcune norme entrate in vigore dal primo giorno di settembre. 

Si va dall’abbassamento al 120% (prima era fino al 240%) delle sanzioni per i contribuenti che non presentano la dichiarazione fiscale; c’è poi la sanzione da 250 a 1.000 euro se non ci sono imposte da dichiarare raddoppiata nel caso in cui non si tengano i libri contabili; la sanzione in caso di dichiarazione infedele era dal 90 al 180% e ora è solo del 70%; l’omessa dichiarazione dell’Iva comportava una sanzione fino al 240% e ora si è dimezzata al 120%; l’infedele dichiarazione Iva invece dalla sanzione massima del 180% ora scende al 70%. 

Dalla relazione sul rendiconto generale dello Stato della Corte dei conti sappiamo che i controlli in Italia sono ben al di sotto del periodo prepandemico mentre “consistente è il numero dei contribuenti che non versano quote rilevanti delle imposte dovute e dichiarate: a fronte degli importi richiesti a seguito di comunicazioni di irregolarità, solo poco più del 20 per cento viene corrisposto”. 

“Lo stesso accade – scrive la Corte dei conti –  per i controlli documentali: delle somme dovute sono versate in media meno del 30 per cento. Un fenomeno che risulta ancora più grave quando accompagna misure come le rottamazioni delle cartelle esattoriali con consistenti vantaggi per i singoli contribuenti”. 

Le carezze agli evasori di questo governo stanno tutte nei numeri. Come ai bei tempi di Silvio Berlusconi, semplicemente con l’aggiunta di un furbesco riserbo. 

Buon martedì.