Matteo Salvini sia condannato a sei anni di carcere per aver sequestrato a bordo della nave Open Arms 147 persone. È quanto hanno chiesto dopo una requisitoria di 7 ore, i Pm di Palermo per il leader della Lega che nell’estate di cinque anni fa, quando era ministro degli Interni del governo Conte, impedì lo sbarco a Lampedusa dei 147 migranti salvati da un naufragio dalla imbarcazione della Ong spagnola.
L’accusa è di aver messo a rischio la vita di persone, in gran parte vulnerabili, sopravvissute alle violenze fisiche e psichiche dei lager libici. Le responsabilità del ministro Salvini sono ora esposte sul piano giuridico.
Ma non possiamo trascurare quelle politiche sue, del governo Meloni, ma anche quelle che riguardano il ministro Marco Minniti esponente del governo Gentiloni che per primo stilò accordi con la Libia, foraggiando la cosiddetta guardia costiera, addetta a feroci respingimenti.
Tornando all’oggi, Salvini si difende dicendo di aver protetto i nostri confini e che lo rifarebbe ancora. Da cosa ci ha difeso dal momento che ha violato diritti umani? Da cosa ci ha difeso dal momento che l’Italia, ormai senescente, ha disperato bisogno di una iniezione di vitalità da parte dei migranti? I danni per l’Italia della sua visione e di quella del governo Meloni si vedono chiaramente nel decreto Cutro che restringe la protezione umanitaria, dei migranti e richiedenti asilo (violando la Costituzione), si vede nei sequestri di navi umanitarie, diffidate da fare salvataggi plurimi, costrette a raggiungere porti sempre più lontani da quelli vicini di approdo, producendo inutili sofferenze a richiedenti asilo e agli equipaggi.
La questione è più che mai urgente e a che vedere con l’accesso di canali legali di arrivo dei migranti in Italia per questo il numero di left in edicola lancia la proposta dell’abolizione della legge Bossi Fini, che sulla scia della legge Turco Napolitano, ha creato il reato di clandestinità e impedisce perfino l’incontro fra domanda e offerta nel mercato del lavoro.