La violenza verbale di Bergoglio ancora una volta ha superato il limite. Il Monarca assoluto dello Stato extracomunitario vaticano che, per disgrazia geografica, si trova su territorio italiano, si è permesso (di nuovo) definire assassine le donne che abortiscono e sicari i medici che danno loro assistenza sanitaria.
Il Monarca non ignora che l’aborto sia un diritto umano in tutti i contesti civilizzati, sa perfettamente che l’autodeterminazione sessuale della donna è la declinazione più alta della Libertà di coscienza, così come definita e sancita in tutte le Convenzioni internazionali sui diritti umani, a partire dalla Convenzione di Nizza, ma non ne ha minimamente rispetto e anzi, il suo disprezzo per il genere femminile si concretizza tutte le volte che parla di aborto senza riguardo per le donne che vogliono decidere del loro corpo.
Il Monarca dittatoriale vaticano sa che il suo potere si fonda sul patriarcato che ha come cardine ideologico fondamentale la criminalizzazione dell’autodeterminazione sessuale femminile.
A coloro che rivendicano il diritto di Bergoglio di esprimersi contro l’aborto, occorre puntualizzare che le accuse del Monarca teocratico contro le donne che abortiscono liberamente non sono mere indicazioni teologiche o di indirizzo spirituale, pronunciate nei luoghi dove si esercita il culto, quanto, piuttosto, sono precise posizioni politiche con le quali si dà un indirizzo pubblico per radicare il fondamentalismo nella società civile.
La posizione politica di Bergoglio in effetti non è dissimile da tutti i fondamentalisti del pianeta, prevalentemente abramitici.
Attualmente è lui il Capo di Stato maggiormente responsabile della politica antiabortista, in perfetta continuità con tutti i dittatori vaticani che lo hanno preceduto.
E dunque politicamente non si può non vedere che è lui il responsabile morale della mancata assistenza sanitaria negli ospedali italiani, è lui il responsabile morale della presenza dei fondamentalisti cattolici nelle cosiddette sale d’ascolto, luoghi dove con i soldi pubblici si fa terrorismo psicologico contro le donne che devono abortire.
L’ideologia fondamentalista cattolica insiste con l’affermare che l’embrione sia “vita”, ebbene, occorre ribadire, ove ce ne fosse bisogno, che l’ovulo non è vita, lo spermatozoo non è vita, ovulo e spermatozoo accidentalmente uniti non sono vita, sono semplicemente un grumo di cellule vitali e definirli “vita umana” è un artificio semantico necessario per dare supporto alla misoginia oscurantista.
Le donne che non vogliono abortire sono libere di non abortire, le donne che vogliono abortire devono essere libere di abortire, perché l’autodeterminazione riproduttiva delle donne si concretizza nella scelta, qualunque essa sia, e spingere le donne ad abortire se non vogliono, oppure non consentire loro di abortire se vogliono farlo, in entrambi i casi è una interferenza qualificabile come un crimine contro un diritto umano.
Per la Chiesa vale più un grumo di cellule che una donna che sente l’esigenza di autodeterminarsi, e ne è conferma la trasbordante letteratura della cosiddetta patristica, da san Tommaso a sant’Agostino, da Tertulliano a san Paolo, i quali costituiscono il fulcro ideologico della misoginia cattolica, di cui Bergoglio è convinto interprete.
Se il disprezzo dei diritti umani, quale è il diritto alla salute, è un crimine contro l’umanità, puntare il dito contro i medici che offrono assistenza sanitaria alle donne che decidono di interrompere la gravidanza, è un pensiero criminale, non c’è altra definizione.
I medici antiabortisti, pur di assecondare i pruriti ginofobici del clero, dai quali molto spesso dipende la loro carriera, si rifiutano di eliminare un grumo di cellule indesiderato, sovente mettendo a rischio la vita delle donne. Le donne patriarcali che si dichiarano antifemministe e che si schierano contro l’aborto sono donne che accettano di essere considerate inferiori ed è imbarazzante vederle mentre difendono il sistema che le opprime non avendo consapevolezza dell’oppressione.
La teocrazia è la più subdola delle dittature, si nasconde dietro finti governi e finti Parlamenti, mascherando con dogmi religiosi i diktat politici, sicché le istituzioni rappresentative diventano il paravento di un potere teocratico che si muove nell’ombra mantenendo le società nella inciviltà più deprimente.
La politica antiabortista del cattolicesimo fondamentalista, di cui il Monarca Bergoglio è il massimo esponente, è una politica disastrosa e sta mettendo a rischio la salute sessuale e riproduttiva delle donne italiane.
Non è comprensibile nemmeno la posizione di quei politici italiani di sinistra che se da un lato rivendicano posizioni di difesa dei diritti sessuali e riproduttivi, nel contempo sbavano per le posizioni di Bergoglio su tematiche diverse.
Non si possono estrapolare alcune posizione e poi tacere sulle altre, i capi di Stato come Bergoglio devono essere valutati nel messaggio complessivo che esprimono, e non in riferimento ad una singola questione che in un dato momento, opportunisticamente, potrebbe tornare utile.
Recentemente la Francia ha inserito l’aborto tra i diritti fondamentali tutelati dalla costituzione francese, ma per loro è stato facile raggiungere questo traguardo, sono circa 650 anni che hanno cacciato il Papa dal suolo francese.
l’autrice: Carla Corsetti è avvocata e segretaria di Democrazia atea
in foto Papa Francesco apre la porta santa, inaugurando il Giubileo della misericordia 2015. Foto di Centro Televisivo Vaticano, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=95373332