Se le classifiche sull’inquinamento dell’aria e segnatamente per le polveri sottili fossero fatte piuttosto che per città capoluogo di Provincia per bacini territoriali di riferimento delle centraline di rilevamento, avremmo un quadro più veritiero della situazione del Paese.
Ad esempio, in una classifica così composta, con riferimento ai dati del 2023, nelle prime 9 classificate per livelli di sforamento dei limiti massimi di concentrazione di polveri sottili e giorni consentiti dalla legge, ben 4 sono di un’unica area della Provincia di Napoli: al primo e secondo posto ci sono le zone di Acerra con 89 giorni di sforamento, contro i 35 massimi consentiti, San Vitaliano con 74. Al settimo posto Volla con 59 giorni e al nono un’altra centralina di Acerra con 54 giorni.
Davanti a Frosinone, Torino, Milano, Mantova, Verona.
Che accade in questo fazzoletto di chilometri quadrati tra i più densamente abitati del Paese che raccoglie oltre 400mila abitanti e a cui se ne aggiungono non pochi scorrendo la classifica nella parte confinante di Provincia di Caserta?
È l’interrogativo che il Movimento Rigenera, che raccoglie in Campania oltre 100 tra Associazioni e singole personalità del mondo della cultura, stanco di mille richieste, sollecitazioni, proposte ha rivolto nei giorni scorsi direttamente alla Procura della Repubblica di Nola con un esposto-denuncia contro la totale assenza di intervento istituzionale e di palese omissione di azione in violazione di precise norme legislative nei confronti di governo nazionale, regionale, della Città metropolitana di Napoli e Provincia di Caserta, dei sindaci di 33 Comuni.
Il legame tra esposizione a forti livelli di inquinamento dell’aria e diffusione di patologie dell’apparato respiratorio, cardiovascolari, oncologiche ed anche abbassamento dei livelli di fertilità è sempre più corroborato da studi e ricerche.
L’esposto-denuncia è corredato proprio dagli studi più avanzati in materia ed anche da una analisi dei dati epidemiologici che confermano che in questa parte del territorio campano, lo ripeto, nella più assoluta inerzia istituzionale, si è consolidata negli anni una situazione di assoluta insostenibilità che si traduce anche in uno dei livelli più bassi, e calante di anno in anno, di attesa di vita: i dati del 2023 infatti si ripetono almeno da 10 anni.
Siamo in presenza di una vera e propria emergenza ambientale e della salute che reclama interventi urgenti di risanamento e conversione ecologica oramai indifferibili: la misura più diretta di cosa vogliano dire i cambiamenti climatici favoriti poi in un territorio che è terzo in Italia per consumo di suolo e ad alto dissesto idrogeologico.
È per spingere per la necessaria svolta che tante Associazioni, organizzazioni sindacali, circoli e movimenti giovanili, mondo delle competenze si sono uniti nel Movimento Rigenera che ha elaborato in modo partecipato attraverso Laboratori di Scrittura in tutti i territori della Campania una Proposta di legge di iniziativa popolare regionale; ha raccolto oltre 13mila firme, a fronte delle 10mila necessarie, in calce alla Proposta che è stata approvata anche da circa 20 Consigli comunali della regione e ha depositato il tutto lo scorso 16 maggio al Consiglio Regionale che a termini di Statuto aveva l’obbligo di esaminare il tutto e deliberare entro i successivi 90 giorni: ad oggi nulla di tutto questo è accaduto.
E così, il Consiglio regionale della Campania viola lo Statuto che esso stesso ha approvato e fa ostruzionismo per impedire la discussione di una Proposta nata in un percorso così partecipato e che articola interventi e misure per il blocco effettivo del consumo di suolo; la spinta decisa alle fonti rinnovabili, ad una inedita strategia di risanamento ambientale e dell’aria – ecco la vera risposta all’emergenza della Provincia di Napoli da cui siamo partiti -, ad una gestione effettivamente pubblica dell’acqua; la conversione ecologica della produzione agricola destinando alle sue forme più naturali e bio esattamente quello che invece, con grande vergogna, ancora oggi è destinato ad agricoltura e allevamenti intensivi, ad altissima azione climalterante: l’80% delle risorse comunitarie gestite dalla Regione.
Su questa azione ostruzionistica sempre nei giorni scorsi il Movimento ha scritto anche al presidente della Repubblica quale supremo garante del corretto funzionamento delle Istituzioni.
È evidente che il blocco di potere legato alla rendita fondiaria e all’economia del cemento piuttosto che a quella della riqualificazione e del recupero, nonostante la crisi climatica che esaspera tutte le ingiustizie sociali, rimane di gran lunga influente anche nella sua trasversalità: non è un caso infatti che tutte le norme più ‘climalteranti’ approvate dal Consiglio regionale, da ultimo quelle di una nuova scellerata legge urbanistica consumasuolo contro cui si è battuto fino alla fine una figura straordinaria di urbanista come Alessandro Dal Piaz proprio di recente scomparso, è stata approvata nella più palese consociazione tra centrosinistra di governo, Verdi compresi purtroppo, e centrodestra di opposizione.
L’autore: Gianfranco Nappi è direttore della rivista Infinitimondi, bimestrale di pensieri di libertà, è autore del libro J’accuse Regi Lagni
Il libro e l’appuntamento il 26 ottobre a Nola con Luciana Castellina
“Terra dei fuochi che può diventare giardino d’Europa e la nuova illusione che si sta consumando ignominiosamente. Rimaniamo a guardare?”. Questo è il sottotitolo del libro J’accuse Regi Lagni di Gianfranco Nappi edito da Infinimondi in libreria dal 25 ottobre. Il 26 ottobre alle ore 10 a Nola, la prima presentazione del volume, con l’autore e Alfonso De Nardo in dialogo con Luciana Castellina (Complesso di Santa Chiara Sala Mozzillo, via Santa Chiara). I Regi Lagni sono la rete di canali di epoca borbonica che necessitano di una grande opera di risanamento ambientale. Il libro prospetta una nuova ipotesi di futuro, fondata su sostenibilità ambientale, valorizzazione del patrimonio paesaggistico, storico, culturale. Quella che era la Campania Felix non accetta di rimanere Terra dei fuochi. Con un saggio storico sui Regi Lagni di Alfonso De Nardo, esperto di bonifiche e di loro storie, ed una intervista del 1980 a Luigi Cosenza, ingegnere e pianificatore territoriale della seconda metà del ‘900.