Tutto è cominciato il 12 dicembre 2024 quando ci è arrivato un comunicato stampa della presidente dell’Assemblea Capitolina Svetlana Celli in cui ci informa già dal titolo che “Al concerto di capodanno di Roma video su maxi-schermi per dire no alla violenza contro le donne” e nel testo afferma che “Durante l’evento, saranno proiettati su maxi-schermi dei video della campagna #Nessunascusacontrolaviolenzadigenere, realizzata in occasione del 25 novembre, per ribadire che il nostro deve essere un impegno quotidiano e concreto. Attraverso queste immagini e messaggi, vogliamo sensibilizzare il pubblico, e in particolare le nuove generazioni, sull’importanza di un’azione costante per combattere ogni forma di violenza e promuovere la parità di genere. Il concerto sarà un’occasione preziosa per riflettere su un tema cruciale per la nostra società, unendo la forza della musica al valore della consapevolezza. L’amministrazione capitolina, anche attraverso questo grande evento che ci accompagnerà al nuovo anno, ribadisce il proprio impegno a tutela delle donne e per la parità di genere, promuovendo azioni concrete e valorizzando il ruolo delle giovani generazioni”
Un comunicato che dice molto per le donne, che ci fa stare tranquille e che ci piace.
“Chi parteciperà potrà godere di un concerto di grande livello ed è bello che un anno impegnativo come quello giubilare, possa essere salutato con una serata piacevole e di grande livello”, ha commentato il Sindaco di Roma Gualtieri.
Ha aggiunto l’assessore ai Grandi eventi Alessandro Onorato: “Non è mai facile organizzare questo concerto perché per Capodanno si scatena una specie di campagna acquisti per assicurarsi i nomi più in voga. Ma noi abbiamo sempre avuto gli artisti del momento, basti ricordare quelli degli anni passati come Lazza o Elodie. Il messaggio che lanciamo è che Roma è una città che ha ripreso vigore ed è tra le grandi città mondiali per la musica live. Ci aspettiamo il tutto esaurito, almeno 70/80mila persone.”
Sono rassicurazioni dove dentro troviamo la certezza di una coerenza onorevole e questo ci fa stare tranquille.
Poi l’annuncio in pompa magna dei nomi prescelti. Tra questi Tony Effe.
Con poche colleghe, presidenti delle Commissioni Pari Opportunità di cinque municipi, iniziamo a messaggiarci, incredule, sconvolte. Un tradimento, una coltellata in pieno petto, uno stupro alle tante parole spese, diventiamo la voce silenziata come quella delle donne afgane…
Ci hanno zittite ma possiamo usare le parole scritte per dirlo. Scriviamo un invito al Sindaco per chiedere di rivedere le scelte, motivando la nostra richiesta. La lettera diventa comunicato stampa. Ci fanno eco Silvia Costa e Elisa Ercoli a nome di Differenza Donna, poi le consigliere di Azione. Un silenzio assordante attorno a noi. La grande cagnara è venuta dopo.
L’uso improprio della parola censura. O forse cosciente: donne e uomini scesi al volo dai carri del gay pride, dalle manifestazioni del 25 novembre e dell’8 marzo, dal femminicidio di Giulia Cecchettin e da quello di Giulia Tramontano, dalle tabelle della conta di tutte le donne uccise per mano di un uomo, anno per anno, dalle interviste che parlano di censura, a corto delle nozioni principali dell’uso proprio e improprio delle parole, dimentichi di come si sfoglia un vocabolario, ignavi danteschi e indifferenti gramsciani, non colpiti da amnesia ma seriali cancellatori di quei loro stessi della settimana prima.
L’uso improprio delle scuse. Dice Gualtieri: “E’ risultato evidente che quella scelta avrebbe diviso la città e urtato la sensibilità di tanti abbiamo ritenuto opportuno chiedere un passo indietro. Avremmo dovuto compiere prima questa valutazione e di questo ci scusiamo con Tony Effe.”
Ci scusiamo con Tony Effe? Abbiamo buttato in vacca decenni di battaglie, di posizioni, di protocolli sottoscritti e pubblicizzati, progetti, bandi, incontri, convegni, dei CAV aperti in pompa magna, incontri nelle scuole. Alle donne nessuno ha chiesto scusa. Alle donne, una per una, a quelle che lottano ogni giorno dentro i propri ruoli, a quelle vittime di tanta efferata violenza, a quelle morte e agli orfani di femminicidio, a quelle che non si arrendono.
C’è una immensa violenza nelle stragi silenziose del silenzio. Un silenzio che è stato preceduto dal rumore di una amministrazione che aveva messo le donne nel suo piano programmatico, aperto bandi per l’imprenditoria femminile pensando proprio alle donne che, uscite da una vita di violenza, devono riprendersi la vita ed anche approntato, attraverso il CUG, un compendio sull’uso corretto della lingua in ottica di genere. Mi viene da pensare che le battaglie contro tutte le violenze sulle donne, per troppi siano solo una moda da seguire, almeno due volte l’anno, nelle “feste comandate”.
Quando io mi batto pubblicamente perché ogni quartiere sia a misura di donna, nonostante i sorrisini e gli sbuffi di uomini e donne del “oddio questa ancora con ‘ste storie”, voglio che tutti comprendano quanto un luogo strutturato per le donne sia adeguato per tutti, quanto la cultura possa vincere sul pressappochismo e sull’idiozia, sulla violenza, sull’ineducazione ai sentimenti ed al rispetto di genere e sul linguaggio, sulla lingua che viene usata, che essa sia scritta, parlata o della strada, come suggeriva Luca Serianni.
Allo stupro precede sempre la cultura dello stupro, alle violenze precede sempre la cultura della violenza. I femminicidi e gli stupri sono l’apice estremo di una cultura piramidale che passa anche dal linguaggio (e dal silenzio). La rappresentazione delle relazioni duali donna/uomo è uno dei temi di cui ci dobbiamo far carico affinché non si ceda alla normalizzazione della violenza.
Quello di Tony Effe è un linguaggio ascoltato dai ragazzini. Tutti gli altri non conoscono i testi, li hanno scoperti oggi. C’è chi parla di censura e chi si mette le mani nei capelli trasformandosi in uno scandalizzato urlo di Munch. C’è chi, invece, non ha detto una parola, chi ha continuato quella strage del silenzio perché non capisce o forse per non spoltronizzare uno status.
“Quindi da ora in poi sdoganiamo qualsiasi linguaggio misogino, omofobo, contro i disabili, sul body shaming… Perché chi si oppone a questo linguaggio viene tacciato di censura. Si fanno gli interessi delle donne o delle case discografiche”, ha scritto con consapevolezza Vladimir Luxuria su Instagram.
Poi c’è il silenzio, più grave, dell’unico responsabile, l’assessore Onorato, a cui bisognerebbe chiedere le dimissioni e una lettera pubblica di scuse.
Lo sappiamo bene: non arriveranno né le une né le altre.
L’autrice: Stefania De Angelis è presidente della Commissione pari opportunità Municipio Roma XV
Post scriptum, nota di redazione: Alla fine Tony Effe farà il suo concerto il 3i dicembre al Palazzetto dell’Eur con i colleghi e colleghe di scuderia che si sono schierati con lui.
Il concerto di Capodanno di Roma sarà come previsto al Circo Massimo con Pfm, l’Orchestraccia e altri. Ingresso gratuito. Qui l’intervista all’assessore alla Cultura Massimiliano Smeriglio