The Moving Forest è l’album di debutto del trombettista e compositore romano. «Rappresenta a pieno la mia idea di musica», dice raccontando l’amalgama sonoro con strumenti inusuali come il fagotto e il violoncello

Jacopo Teolis è un trombettista e compositore romano (classe 1999) che, dopo una serie di rassegne e festival, sta emergendo, come dimostra il premio “Giovane visionario” de Il Jazz italiano per le terre del sisma conferitogli a L’Aquila nel 2023. Lo abbiamo incontrato per l’uscita, il 7 febbraio, del suo album di debutto The Moving Forest (Parco della Musica Records). È un progetto che si propone di creare un ponte tra il jazz moderno e contemporaneo e la musica classica, che rimanda ad un approccio orchestrale di ampio respiro, anche se con un ensemble di soli sei elementi.

Come è nata la tua passione per la musica ed in particolare per il jazz?

Ho iniziato a sei anni in una scuola molto particolare, molto inclusiva, con degli insegnanti fantastici con i quali facevamo musica durante l’orario scolastico. Ho cominciato con la batteria e le percussioni africane per poi passare a nove anni alla tromba dopo che un insegnante ci aveva fatto ascoltare “La vie en rose” suonata da Louis Armstrong. Il modo in cui esegue il tema, il calore e la brillantezza del suo timbro mi suonavano nuovi e pieni di vita; ricordo che pensai “questo è il suono più bello del mondo!”. Poi ho frequentato le scuole medie ad indirizzo musicale e al liceo ho studiato privatamente con vari maestri, per poi approdare al conservatorio a Siena Jazz dove ho conosciuto alcuni dei miei musicisti preferiti. Da qualche mese vivo a Londra dove ho iniziato un nuovo master of arts alla Royal Academy of Music.

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