La conferenza di Jeffrey Sachs al Parlamento europeo è un documento storico eccezionale

Il 19 febbraio 2024 Jeffrey Sachs ha tenuto una conferenza al Parlamento europeo. Siamo difronte ad un documento storico eccezionale. L’invitato, infatti, è un protagonista della scena mondiale. Egli conosce i meccanismi che descrive, gli scenari e i protagonisti delle vicende che ricostruisce:

«Sono stato consulente del governo polacco nel 1989 – ricorda Sachs – del team economico del Presidente Gorbaciov nel 1990 e 1991, del team economico del Presidente Eltsin nel 1991-1993 e del team economico del Presidente Kuchma in Ucraina nel 1993-1994. Ho contribuito all’introduzione della moneta estone. Ho aiutato diversi Paesi dell’ex Jugoslavia, in particolare la Slovenia. Dopo Maidan, il nuovo governo mi ha chiesto di venire a Kiev e ho imparato molte cose. Sono in contatto con i leader russi da più di 30 anni. Conosco da vicino anche la leadership politica americana. Il nostro precedente Segretario al Tesoro, Janet Yellen, è stata la mia meravigliosa insegnante di macroeconomia cinquantadue anni fa. Siamo amici da mezzo secolo. Conosco queste persone. Dico questo perché ciò che voglio raccontare non è di seconda mano».

La portata della testimonianza, non a caso sfuggita ai principali mezzi di comunicazione, è che nel tenere questa conferenza Sachs compie un atto assolutamente atipico. Di solito chi è ai più alti livelli decisionali non racconta quello che succede al loro interno, mentre chi ne è fuori ha difficoltà nel ricostruire le dinamiche degli eventi. In questo caso un insider decide di raccontare per filo e per segno tutto quello ha visto e vissuto, fornendo un quadro non solo delle scelte dell’Amministrazione americana, ma anche delle modalità con cui vengono prese alcune decisioni decisive per i destini di popoli. La trascrizione dell’intervento – corredata dall’indicazione dei documenti indicati da Sachs -, è sul sito web Sinistra in rete. La rivista on line di informazione francese Mediapart ha scritto che non vi è documento più convincente contro la guerra, affermando che Sachs meriterebbe il Premio Nobel per la pace. Anche il Manifesto ha dedicato un articolo all’evento, ma, salvo sviste, non risulta al momento che in Italia altri organi di informazione abbiano dato alla conferenza l’attenzione che merita.

Sintetizzare un intervento densissimo di informazioni della durata di un’ora farebbe torto al suo spessore. Vale comunque la pena di tratteggiare il quadro che emerge, frutto appunto non di complottismi o di furore antiamericano, ma dell’analisi di un uomo che ama il proprio paese tanto quanto la pace nel mondo.

L’idea che è circolata a lungo, ma che ormai è coperta da disinformazione e discredito, è che la guerra possa aver avuto origine dalla violazione di un’intesa tra Stati Uniti e Russia raggiunta a seguito dello scioglimento del Patto di Varsavia. Invece, come racconta Sachs:

«Era stata raggiunta un’intesa sul fatto che la NATO non si sarebbe spostata di un solo centimetro verso est. Si trova in innumerevoli documenti. Basta cercare il National Security Archive della George Washington University per trovarne a decine. C’è un sito web What Gorbachev Heard About NATO. Dateci un’occhiata, per favore, perché tutto ciò che vi viene detto su questa promessa è una bugia: gli archivi sono perfettamente chiari».

Sachs cita anche un documento della Rand Corporation che descrive come far precipitare la Russia in una crisi economica e causare un cambio di regime. Dunque la guerra è stata il prodotto di una strategia americana ben definita, che si è infine mostrata fallimentare. Essa ha ripreso una vecchia idea britannica secondo la quale chi controlla i paesi dell’Est europeo controlla l’Eurasia, e dunque il mondo. Sachs ricostruisce come l’espansione a Est della Nato fosse orientata a ridurre la Russia a potenza locale. Al Pentagono, infatti, ritenevano che questo fosse possibile perché la Russia, avendo solo una vocazione Europea, staccata da essa non avrebbe avuto scampo.

Quello che colpisce è quanto questa strategia fosse frutto di analisi astratte svolte a tavolino, quasi che, ironizza Sachs, si giocasse a Risiko, come si faceva da bambini:  «Secondo Brzezinski, la Russia non ha altra vocazione che quella europea. Quindi, se l’Europa si sposta verso est, la Russia non può farci nulla. C’è da chiederci: perché siamo sempre in guerra? Perché “sappiamo” sempre cosa faranno le nostre controparti. Ma ci sbagliamo sempre! Uno dei motivi per cui ci sbagliamo è che nella teoria dei giochi non cooperativi che gli strateghi americani praticano, non si parla mai con l’altra parte. Si sa solo qual è la strategia dell’altra parte. È meraviglioso. Si risparmia così tanto tempo. Semplicemente non c’è bisogno della diplomazia».

Dunque nel 1999, violando intese concordate al momento della riunificazione tedesca, Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca entrano nella NATO. La Russia è contrariata, ma sono paesi non adiacenti ai suoi confini. Poi, nel 2007, altri sette paesi entrano nella NATO: tre Stati baltici, Romania, Bulgaria, Slovenia e Slovacchia. Un cablogramma dell’allora ambasciatore degli Stati Uniti in Russia, ex dirigente della Cia – tenuto segreto all’opinione pubblica ma che ci è noto grazie ad Assange -, comunica al segretario di Stato Condoleezza Rice che tutta la dirigenza russa, non solo Putin, era fortemente contraria a quella scelta: Niet means Niet. Alla violazione degli accordi compiuta nel 1999 segue l’abbandono unilaterale da parte degli Stati Uniti del trattato ABM, avvenuta nel 2002, che nella misura in cui scoraggiava il primo attacco nucleare, garantiva un clima di relativa fiducia tra Stati Uniti e Russia.

La Cia, ricorda Sachs, dal 1947 ha organizzato circa cento di colpi di stato, più elegantemente detti “cambi di regime”. Tra questi particolarmente rilevante per questa storia è quello che ha condotto al rovesciamento del presidente ucraino Yanukovych. Sachs ne parla per conoscenza diretta:«Signore e signori, per favore, come sono apparsi all’improvviso tutti questi media ucraini all’epoca di Maidan? Da dove viene tutta questa organizzazione? Da dove sono arrivati tutti quegli autobus e tutte quelle persone? Ma stiamo scherzando? Questo è uno sforzo organizzato. E non è un segreto, tranne forse che per i cittadini europei e statunitensi».

Dopo la caduta di Yanukovych, il nuovo governo ucraino firmò gli accordi di Minsk II, che seguivano il modello italiano dell’autonomia dell’Alto Adige. Essi furono sostenuti all’unanimità dal consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ma vennero violati da Stati Uniti e Ucraina. Poi, nel 2016, Trump ha aumentato le spedizioni di armi in Ucraina e lo stesso fece Biden nel 2021, finché nel 2022 Putin cercò inutilmente un accordo con Europa e Stati Uniti. Sachs allora, allarmatissimo, chiama al telefono il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan: «“Jake, evita la guerra, si può evitare la guerra. Stati Uniti devono solo dire: ‘La NATO non si allargherà all’Ucraina’”. Lui mi ha risposto: “Oh, la NATO non si allargherà all’Ucraina, non preoccuparti”. Gli ho detto: “Jake, dillo pubblicamente”. E lui: “No, no, no. Non possiamo dirlo pubblicamente”. Gli ho chiesto: “Jake, vuoi fare una guerra per qualcosa che non accadrà mai?” E lui: “Non preoccuparti Jeff, non ci sarà nessuna guerra”. Queste non sono persone molto intelligenti. Parlano da soli, non parlano con nessun altro, giocano alla teoria dei giochi».

Secondo Sachs è probabile che Trump e Putin troveranno un accordo in quanto il nuovo presidente americano non vuole sostenere ulteriormente i costi di una sconfitta. È dunque irrilevante che l’Europa soffi ancora sul fuoco:

«Vi prego di avere una politica estera europea, implora Sachs. Dovrete convivere con la Russia, quindi vi prego di negoziare con la Russia. Ci sono questioni reali di sicurezza sul tavolo sia per l’Europa che per la Russia, ma la boria e la russofobia non servono affatto alla vostra sicurezza, né a quella dell’Ucraina. L’avventura americana a cui avete aderito ha contribuito a causare circa un milione di vittime ucraine».

La testimonianza racconta di altri tentativi di pace sabotati, fornisce descrizioni di personaggi di primo piano della politica mondiale, e riporta colloqui e documenti che supportano il quadro descritto. Si racconta del bombardamento della Serbia, di Netanyahu, di Israele. Troverete molto, dedicateci un po’ del vostro tempo: sarà ben speso in questo mare di menzogne che ci circonda.

L’autore: Già docente di economia politica, Andrea Ventura è autore di numerosi saggi, fra i quali Il flagello del neoliberismo