Un’idea di cittadinanza che mette in relazione le diverse culture, proposta a scuola sin da subito, è la chiave per affrontare problemi che coinvolgono l’umanità intera. Le Nuove indicazioni del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara negano tutto ciò
Le nuove Indicazioni nazionali (NI2025) in tema di istruzione rese pubbliche dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, a marzo hanno immediatamente suscitato reazioni fortemente critiche riguardo alla sua proposizione di un ritorno alla cultura “italiana” come tema centrale nella formazione dello studente. Come Laboratorio scuola e formazione della Fondazione Massimo Fagioli vorremmo presentare la nostra lettura di questo documento proposto dal ministero. Secondo le NI2025, i bambini e le bambine fin dalle prime classi della scuola primaria devono comprendere il concetto di nazione e le radici della cultura italiana, tornando così a una visione nazionalistica che rinvia a quel “principio unificatore” eliminato dai programmi della scuola elementare con la riforma del 1985. Se fino ad allora il principio unificatore era la religione cattolica, oggi con le nuove Indicazioni è diventato l’identità nazionale e la supremazia culturale dell’Occidente. Il metodo suggerito per insegnare la storia d’Italia e la cultura occidentale è quello della narrazione dei fatti e delle gesta eroiche di qualche figura storica di rilievo. La narrazione è in questo modo funzionale a un uso pedagogico della storia che ha come risvolto didattico il solo sviluppo delle abilità di ascolto e non la costruzione del pensiero critico, che avviene invece attraverso la ricerca, la comparazione e l’analisi delle fonti come proposto nelle Indicazioni nazionali 2012.

Questo articolo è riservato agli abbonati

Per continuare la lettura dell'articolo abbonati alla rivista
Se sei già abbonato effettua il login