Il metodo sia sempre lo stesso: premiare i fedeli, trasformare le carriere in rendite politiche, normalizzare la subordinazione amministrativa al potere

Come racconta Il Fatto Quotidiano Sergio Liardo è il nuovo comandante generale delle Capitanerie di porto. La nomina è stata firmata dal Quirinale, ma la regia politica è tutta nelle mani di Matteo Salvini, oggi ministro delle Infrastrutture. I due incrociano i rispettivi destini quattro anni fa, al processo Open Arms. Allora Salvini era imputato per sequestro di persona aggravato. Liardo, ufficiale della Guardia Costiera, fu chiamato in aula come testimone chiave della difesa. Dichiarò che «le condizioni del mare» non consentivano lo sbarco immediato dei 39 migranti soccorsi dalla nave spagnola. Una deposizione perfettamente allineata alla narrazione politica di Salvini, che grazie anche a quella testimonianza fu assolto nel dicembre 2024.

A meno di due anni da quella udienza, Liardo incassa la seconda promozione consecutiva: dopo la nomina a vicecomandante nel 2023, ora arriva al vertice assoluto delle Capitanerie. La scelta cade mentre la Guardia costiera è attraversata da scandali che hanno travolto decine di ufficiali coinvolti in episodi di corruzione e favori al gruppo Onorato. Liardo non è mai stato indagato, ma la sua carriera si muove stabilmente nell’orbita politica della Lega, con rapporti consolidati anche con il vice Edoardo Rixi. È l’uomo giusto per la macchina di potere: affidabile, allineato, funzionale, già rodato nei passaggi delicati dove politica e giustizia si sfiorano.

Il legittimo dubbio mettendo in fila i fatti è che il metodo sia sempre lo stesso: premiare i fedeli, trasformare le carriere in rendite politiche, normalizzare la subordinazione amministrativa al potere. Chi è utile avanza. Gli altri restano a guardare.

Buon lunedì.

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