L’omicidio di Martina Carbonaro sconvolge per la sua giovanissima età. Come tutti i femminicidi non è un raptus isolato. È l’apice di una cultura della violenza di genere fondata sul pensiero patriarcale che per definizione marginalizza e nega la soggettività femminile

Il femminicidio di Martina Carbonaro, 14 anni, uccisa il 26 maggio ad Afragola dal suo ex fidanzato di 19 anni, è una tragedia che scuote profondamente l’Italia e impone una riflessione urgente su dinamiche culturali e relazionali preoccupanti. Martina aveva solo 14 anni, ed era entrata in una relazione con un ragazzo più grande quando ne aveva 12. Una relazione così precoce andava accompagnata, osservata, compresa. Non si tratta di colpevolizzare chi era intorno a lei, ma di chiederci: la scuola offriva spazi di educazione affettiva? Lei e i suoi coetanei sapevano riconoscere segnali di possesso o manipolazione? Aveva strumenti interiori o esterni per chiedere aiuto? Un’educazione sull’affettività e libertà nei rapporti avrebbe potuto renderla (e rendere Alessio) più consapevole. Il femminicidio di Martina, l’ennesimo nella cronaca mediatica, ci colpisce per la giovane età e ci pone una riflessione su quanto sia radicata la cultura patriarcale anche nelle giovani generazioni. La reazione è sempre la stessa, sembra una coazione a ripetere senza altra possibilità. È un’impotenza insita nella cultura patriarcale non avere la capacità di immaginare un nuovo modo di rapportarsi alle donne che non sia il controllo e quando questo non è sufficiente, agire l’annullamento fino alla soppressione. L’omicidio di Martina è l’uccisione di una donna in quanto donna, un omicidio di genere. Non si tratta solo di un delitto individuale, ma di un fenomeno strutturale e sociale. Il vocabolario Treccani definisce il femminicidio come «uccisione diretta o provocata, eliminazione fisica o annientamento morale della donna e del suo ruolo sociale». Questa definizione sottolinea come, oltre alla morte fisica, vi sia un annientamento simbolico della donna in quanto soggetto sociale.

In altre parole, il femminicidio rappresenta

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