Il premier spagnolo si oppone al piano di riarmo deciso dalla Nato, rompendo l’unanimità europea e denunciando le contraddizioni di una politica che, mentre alimenta la corsa alle armi, sacrifica il welfare e abbandona la lotta al climate change

Un popolo distratto e vacanziero non sembra neppure accorgersi che il suo Paese ha deciso di armarsi, spendere quasi 500 miliardi di euro in dieci anni per costruire o comprare sistemi d’arma. L’Italia non è sola, l’intera Europa si muove nella medesima direzione.

L’indifferenza questa volta può costare molto cara: la fine dello stato sociale e dei progetti per fermare il cambio climatico, proprio nel momento in cui aumentano la povertà e le disuguaglianze e tutti i popoli della Ue sono sulla graticola dell’ennesima onda di calore. “Se vuoi preparare la pace prepara la guerra” è lo slogan più gridato da chi dirige i vari Paesi Ue. L’indifferenza con cui viene accolto preoccupa perché solo i popoli possono cacciare questa classe dirigente mediocre e irresponsabile dalle leve di comando.

Mai come in questo caso Antonio Gramsci aveva ragione nel dire che l’indifferenza è il peso morto della storia. Inutile accusare i popoli se gran parte dell’informazione stimola qualunquismo. Com’è noto la decisione di un piano di riarmo così ambizioso è stata presa al vertice Nato da pressoché tutti i Paesi Ue, meno la Spagna che ha deciso di dire no a questa scelta scellerata.

Sono inconsistenti le ragioni apportate dai socialisti europei per l’appoggio dato alla decisione della Nato. L’elettorato delle sinistre e non solo non condivide questa posizione anzi avrebbe voluto che la sinistra facesse come Sanchez. Tanto meno comprende perché si fatichi tanto a esprimere solidarietà al presidente spagnolo per le aggressioni subite dal “pazzo americano” che forse è meno pazzo di quanto si creda, ma anche dalla Nato e dalla stessa Commissione europea. Il confronto tra destre e sinistre si giocherà nei prossimi mesi su questa partita del riarmo.

Sottrarvisi da parte dei socialisti europei sarebbe una grave responsabilità che pregiudicherebbe per lungo tempo le possibilità di invertire gli attuali rapporti di forza a favore delle destre. È urgente cambiare posizione e compiere atti concreti come il ritiro dell’appoggio socialista alla von der Leyen, così come quello della Spd al governo tedesco, il più bellicista della Ue; infine va anche aperta una riflessione sull’utilità di rimanere nella Nato.

Come non comprendere che un’Europa dedita

Questo articolo è riservato agli abbonati

Per continuare la lettura dell'articolo abbonati alla rivista
Se sei già abbonato effettua il login