In Calabria non ci sarà l’alta velocità. Ci sarà, invece, il Ponte sullo Stretto. Così ha deciso il governo, con la stessa leggerezza con cui si taglia una spesa da 9,4 miliardi dal PNRR-PNC e la si ricolloca in un capitolo indefinito. È tutto scritto nero su bianco nel rapporto intermedio del Cresme, presentato in Commissione ambiente alla Camera. Mentre si moltiplicano i video del presidente Occhiuto che descrive la Calabria come un cantiere aperto, nella realtà i lavori finanziati dal Piano in quella regione sono fermi al 15%. Ma tanto, nell’Italia governata dalla destra, la propaganda corre veloce. I treni no.
Il definanziamento dell’alta velocità Salerno–Reggio Calabria è un doppio schiaffo. È uno schiaffo ai cittadini calabresi, ancora condannati a viaggi da terzo mondo e a una mobilità da secolo scorso. Ed è uno schiaffo al principio stesso del PNRR, nato per colmare i divari territoriali e rilanciare l’equità infrastrutturale. Invece, quei fondi sono stati “rimodulati” per rincorrere sogni faraonici come il Ponte, che costa meno in appalti immediati e rende di più in termini elettorali. Un classico esempio di “scippo politico”, come l’ha definito il Pd calabrese.
Le parole dell’assessora regionale ai lavori pubblici, che prova a rassicurare parlando di “copertura con altri fondi”, suonano come una presa in giro. Se non sono più quelli del PNRR, quali sarebbero questi fondi alternativi? Per ora, l’unica certezza è che il governo ha stornato anche 3,5 miliardi di fondi di coesione per Calabria e Sicilia, usandoli per “rimpolpare” il budget del collegamento stabile sullo Stretto.
L’alta velocità in Calabria diventa così il simbolo di una strategia precisa: far pagare al Sud il prezzo della messinscena sovranista, mentre si regala la scena a un Salvini che pretende infrastrutture di bandiera senza neppure riuscire a garantire quelle di base. Se il PNRR doveva segnare un cambio di passo, qui è stato ridotto a un passo indietro. Accelerato.
Buon venerdì.




