Parlare di Palestina oggi significa pensare prima di tutto alla sofferenza della popolazione di Gaza colpita – dopo la strage compiuta da Hamas il 7 ottobre 2023 – dalla vendetta del governo e dell’esercito israeliano, che sta praticando uno sterminio. In questo momento così drammatico e buio, il libro Paesaggi musicali dalla Palestina (Gesualdo edizioni) realizzato dalla Scuola popolare di musica Donna Olimpia, Musica in culla e Orff-Schulwerk Italiano (Osi) è un tentativo di riaccendere una luce anche sulla bellezza e la speranza che da sempre attraversa la cultura di questa terra martoriata, portando nelle scuole italiane il patrimonio musicale tradizionale e contemporaneo palestinese. Il libro contiene proposte di attività didattiche per bambini per favorire la conoscenza, la riflessione e il dialogo.
“Oggi a Gaza non c’è più nulla – denuncia il musicista Francesco Galtieri – anche in Cisgiordania le scuole di musica sono chiuse, c’è un clima di intimidazione, non si possono accompagnare i bambini nelle scuole vicino a Hebron perché sono bersaglio dei coloni. Viaggiare è complicato. La cooperante italiana che da trent’anni si occupa del Mosaic Centre a Gerico, per venire in Italia è dovuta passare per il deserto. Il conto corrente del centro è bloccato, è difficile anche far arrivare i soldi. Comunque, le contraddizioni sono tante. In quei territori circola un detto: «se stai qui due giorni, torni e scrivi un libro; se ci stai due settimane torni e scrivi un articolo; se ci stai molto tempo, torni e non scrivi nulla”. Ora si tratta di riconoscere un’identità e difendere i diritti della popolazione palestinese. In tutto questo, la musica rappresenta una speranza.
E Paesaggi musicali dalla Palestina può essere un seme. La presentazione del libro è stata una esperienza toccante: protagonista sono le parole – come ad ogni presentazione – ma non molte, perché quasi subito c’è la musica. Una interprete palestinese canta un brano tradizionale. Si balla, anche, per mano, tutti: chi sa già i passi e chi (come me) no. E c’è una corrente di gioia davvero inaspettata, visto che stiamo parlando di Palestina.
I proventi del libro saranno devoluti al Mosaic Center di Gerico, impegnato nella conservazione degli edifici storici e dei siti archeologici, con il coinvolgimento di giovani, soprattutto donne, con fragilità sociali.
Paesaggi musicali dalla Palestina è il primo progetto della collana editoriale Fare per capire, dedicata all’educazione musicale nelle scuole, ideata e curata da Francesco Galtieri, Paola Anselmi e Ciro Paduano, musicisti, formatori e docenti della Scuola popolare di musica Donna Olimpia. Li abbiamo incontrati per un dialogo a quattro.
“Abbiamo scelto di partire dalla Palestina anche per continuità con la nostra lunga storia di progetti in Medio Oriente – spiega Francesco Galtieri – dalla fine del 2002, come Scuola popolare di musica Donna Olimpia, promuoviamo gli scambi culturali e sosteniamo le nascenti associazioni musicali. Durante la seconda Intifada abbiamo avviato una collaborazione con l’allora ufficio della Pace del Comune di Roma in Gerusalemme e abbiamo intrapreso diversi viaggi di scambi culturali con associazioni e conservatori sia israeliani che palestinesi. Abbiamo sostenuto un concorso pianistico a Gerusalemme, rivolto a ragazzi di entrambe le sponde, e supportato la sezione di musica orientale organizzata dal conservatorio palestinese. Nel 2007 abbiamo portato in tour per la prima volta in Italia il coro Jasmine, composto da bambini della scuola di musica Magnificat di Gerusalemme”.

“Grazie a questi progetti negli anni siamo entrati in contatto con tante persone coraggiose – racconta – come Veronika Cohen, professoressa emerita presso la Jerusalem Academy of Music and Dance, sopravvissuta all’olocausto, che ha festeggiato i suoi 80 anni organizzando una protesta fuori dal carcere israeliano di Neve Tirtza per denunciare le condizioni delle detenute palestinesi. O come Ramzi Aburedwan, figura iconica in Palestina, perché da bambino, durante la prima Intifada, era tra coloro che lanciavano i sassi, poi ha scoperto la passione per la musica, e ancora oggi, come direttore della scuola di musica Al Kamandjati di Ramallah, sostiene l’educazione musicale dei poveri e dei profughi”.
“Attraverso questi contatti abbiamo scoperto il patrimonio culturale palestinese e ci siamo appassionati – aggiunge Paola Anselmi –. Il loro approccio alla musica è diverso dal nostro, che è piuttosto accademico. Nel loro conservatorio si affrontano prima di tutto la musica e gli strumenti tradizionali, e si suona tutto a memoria. Nel nostro immaginario la Palestina è associata alla sofferenza, ma la sua voce umana e musicale è straordinaria, pervasa di luce e speranza. Per esempio, il primo brano del libro è una ninna nanna, “Nini Ya Moumou (o Mῡmῡ)”. Le ninne nanne arabe partono da un canovaccio, una melodia molto semplice che viene poi affidata all’improvvisazione, generalmente di altissimo livello, di chi interpreta. La ninna nanna che abbiamo scelto è cantata da una nonna per il suo nipotino. Nel testo non si parla della mamma che non c’è, ma della mamma che sta per tornare; e se il cibo manca sulla nostra tavola, sarà presente su quella dei vicini: c’è sempre un’apertura positiva. I brani proposti in Paesaggi musicali dalla Palestina sono sette, tra canti tradizionali e musiche contemporanee, compresi due brani della compositrice e attivista Rima Nasir Tarazi, fondatrice del Conservatorio palestinese, che, ultranovantenne, continua la sua attività di educatrice, promuovendo la musica come mezzo di espressione e resistenza.
“La collana Fare per capire – spiega Ciro Paduano – è organizzata in scaffali tematici. Lo scaffale Musiche dal mondo, in cui rientra Paesaggi musicali dalla Palestina, offre percorsi didattico-musicali su materiali provenienti da diverse aree geografiche, in particolare da zone martoriate, basati sul principio fare per capire. La metodologia Orff, o Orff-Schulwerk, che applichiamo da anni, non segue la distinzione tra teoria e pratica: la didattica passa per l’esperienza e l’improvvisazione, non solo con gli strumenti musicali, ma anche col corpo e con la voce. Nei nostri quaderni operativi ci sono la danza, il canto, la voce parlata, il movimento ritmico, la partitura. E aldilà della musica c’è molto altro: l’intento di allargare gli orizzonti, permettendo ai bambini di conoscere melodie di altre culture e di sfatare tabù o paure nei confronti di ciò che è lontano e diverso. In fondo, queste canzoni parlano di temi semplici e familiari, come la natura, la casa, l’amore. Sono piccoli semi di pace che gettiamo, come musicisti e come educatori”. Seguiranno altri volumi per i vari scaffali della collana, con contenuti diversi ma gli stessi principi pedagogici. “Ovviamente, essendo attività per le scuole, i materiali sono stati riadattati. Undici autori, da Cuneo a Palermo, li hanno rielaborati per renderli accessibili ai più giovani. Anche i passi di danza sono semplificati, ma senza svuotarli di senso. Alcuni passi hanno origini antiche, per esempio pestare i piedi a terra era già una pratica fenicia per scacciare gli spiriti maligni, poi lo facevano gli operai per schiacciare il fango per fare i mattoni con cui costruire le case: lo stesso gesto attraversa il tempo acquistando una valenza diversa”.
Quale è i vostro obiettivo? “Con il nostro impegno vogliamo sostenere il diritto alla bellezza e alla musica, affinché non sia un privilegio, ma una realtà, affinché entri in tutte le scuole e sia per tutti i ragazzi – risponde Anselmi –. Perfino in questi tempi così difficili la bellezza è ovunque, anche in questi bambini che attraversano i checkpoint con i loro strumenti musicali, e continuano a studiare la musica anche tra i bombardamenti.
“Oggi, più che mai, la musica ha una missione e un messaggio speciale da dare al mondo- – dice Rima Nasir Tarazi in una video-intervista proiettata durante la presentazione del libro – Attraverso la musica possiamo raccontare la nostra storia e continuare a testimoniare che la bellezza vincerà sempre. Sono la bellezza, l’armonia, l’amore e la compassione che salveranno gli esseri umani”.
In apertura, lezione di musica con Ciro Paduano a Betlemme




