L'acronimo Adhd è diventato, negli ultimi anni, sempre più comune nel linguaggio scolastico. Sta aumentando, infatti, il numero dei ragazzi, e qualche volta delle ragazze, per i quali è necessario che il consiglio di classe preveda un piano didattico personalizzato - il cosiddetto Pdp - sulla base di una valutazione redatta da esperti che attesta la sindrome di Adhd. Ricordiamo brevemente che l’Adhd rientra tra i bisogni educativi speciali (Bes) per i quali è prevista la compilazione di un documento che descrive le strategie adottate per supportare il successo formativo che la condizione attestata potrebbe ostacolare, questo documento è, appunto, il Piano didattico personalizzato.
L’importante incremento delle certificazioni per Adhd coinvolge la scuola in modo significativo su piani differenti. Se da un lato siamo, infatti, chiamati a rispondere alle certificazioni che ci vengono presentate con strategie didattiche mirate, dall’altra è bene ricordare che spesso è proprio dalla scuola che partono le richieste alle famiglie di sottoporre i figli ad eventuali valutazioni cliniche alla luce di comportamenti e atteggiamenti considerati incongrui.
Davanti a questo aumento di certificazioni però le reazioni sono diverse: molti, tra genitori insegnanti e anche ragazzi e bambini, accolgono la diagnosi di Adhd quasi con sollievo vedendo in essa una spiegazione per un disagio altrimenti catalogato come maleducazione. Per molti ragazzi quella certificazione costituisce in qualche modo la ratifica di un problema di cui tutti si devono far carico e non più una “colpa” da espiare in solitudine mentre genitori ed insegnanti sentono, in questo modo, di potersi affrancare dall’ipotesi di un’inefficacia educativa. D’altra parte, però sono molti anche coloro che tra, docenti e professionisti del settore leggono questo incremento come un fenomeno eccessivo, preoccupati da un sistema che rischia di medicalizzare ciò che potrebbe essere solo una delle tante varianti del comportamento umano e di classificare ragazzi e bambini con etichette sempre più differenziate.
Non è certo tra le competenze e i ruoli della scuola mettere in discussione le certificazioni prodotte da professionisti, ma quello che invece la scuola può - e deve - fare è prendere atto delle indicazioni fornite, ripensare Per continuare la lettura dell'articolo abbonati alla rivistaQuesto articolo è riservato agli abbonati
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