Non so davvero chi abbia deciso che per avere il diritto di preoccuparsi della marea nera che si è alzata negli ultimi mesi in Italia (tra neofascismi, neorazzismi e neonazismi vari) dobbiamo aspettare che Forza Nuova o CasaPound abbiano i numeri per governare il Paese. Di sicuro i risultati delle ultime elezioni sono serviti (com’era prevedibile) per additare ancora una volta come semplici allarmisti coloro che sentono spirare un brutto vento in un Paese in cui sempre di più ci si sente in diritto di essere pubblicamente nostalgici di Mussolini e dei suoi compari anche con un certo vanto.
A quanto pare non sono nemmeno servite le mappe delle aggressioni fasciste in Italia, non sono bastate le pallottole di Macerata, non bastano gli adesivi sulle porte degli antifascisti, non basta nemmeno il nero ucciso ieri a Firenze. Pericolo scampato, dicono tutti, e dovrebbe andarci bene così.
Eppure i numeri dicono che Forza Nuova e CasaPound sono passati dai 147.598 voti del 2013 ai 430.337 (giustamente, come scrive Stefano Catone, possiamo considerarli voti di ispirazione fascista) mentre i voti di destra (ovvero quelli della Lega e di Forza Italia) dai 2.195.257 del 2013 ai 7.422.539 dei giorni nostri. Questi sono i numeri.
L’onda nera, poi, è nelle parole di candidati presidenti di Regione che parlano di “razza bianca” per strizzare l’occhiolino, nei salvinismi di chi parla di “pulizia” riferendosi a una razza, nelle parole di una Meloni che insiste con il binomio straniero = criminale e nell’impunità di chi oggi si sente in diritto di essere impunemente razzista sui social come al bar. Non è questione di partiti: la destra (anche) qui vince spingendo il piede sulle disperazioni e indicando “gli altri” come causa. Non è un caso che l’antifascismo per moltissimi sia un estremismo pari al fascismo.
Non è questo o quel partito, è un vento. Nero. E esultare per il fallimento di CasaPound non è una grande idea.
Buon martedì.