Proviamo per una volta, con calma, a non azzuffarci per partito preso e a non lasciarci rapire dal tifo. Partiamo dalla fine: il can can che si è sviluppato in questi ultimi giorni sulla proposta di nomina di Marcello Foa a presidente della Rai è lo specchio di un momento che dura da molto di più di questo ultimo governo.
Foa innanzitutto: il 6 dicembre dell’anno scorso su Pandora TV dichiarava di avere parlato con dei medici (non si sa bene chi, non si sa bene dove, non si sa bene come) che gli avevano assicurato che i vaccini “creino shock al corpo del bambino molto forte che rischia di danneggiare il suo normale equilibrio”. Prove? zero. Nomi? Zero. In compenso c’è una sentenza della Cassazione che, volendo vedere, scrive proprio di una certa faciloneria che porta consenso a chi rumoreggia sul tema.
Poi, il 26 luglio twitta “Paradossi: Salvini propone di rendere obbligatorio il crocifisso ma #Famigliacristiana lo paragona a Satana. Qualcosa non torna. O sbaglio?”. Sbagli. Perché il mondo, per fortuna, non funziona come una banale do ut des: se strumentalizzo una lisciata al tuo mondo non mi compro l’indulgenza per compiere cazzate.
Poi. Sempre il 26 luglio (che giornata di fuoco per il presidente in pectore della Rai) Foa ritwitta DefenseEurope. Ve li ricordate? Sono quelli della barchetta fascistella che avrebbe dovuto presidiare il Mediterraneo e invece, come tutti i fascisti, ha collezionato una vigliacchetta figura barbina. Uno dice: sarà un caso.
Andiamo avanti. Il 13 agosto dell’anno scorso Foa retwitta un articolo in cui si dice che gli immigrati sono dediti al cannibalismo.
Poi. Sempre il 13 agosto dell’anno scorso Foa retwitta un inconsueto assioma per cui Medici Senza Frontiere sarebbero i veri colpevoli della guerra in Iraq.
Il 15 agosto del 2017 propaga la notizia di un piano di sostituzione etnica voluto dalla Boldrina. Scritto proprio Boldrina.
Poi c’è tutta una letteratura contro le ONG. Poi c’è una elegante critica al giornalista di Repubblica Zucconi accusato di demenza senile. Una fulminante battuta sul primo arrestato per la legge Fiano a Predappio per avere fatto di tutta l’erba un fascio. Poi i rifugiati chiamati risorse. Poi Grasso che per ordini dall’alto apre ai migranti e li mantiene. Poi un denso tweet sul movimento #metoo in cui un utente conferma che lo sapevano tutti che il cinema è un gran bordello. Poi un meraviglioso retweet di quel fascistello di Casapound che definisce Mattarella blasfemo. ignobile, anticostituzionale. Poi una battuta sulle labbra di Lilli Gruber. Poi decine di tweet di incoraggiamento a Salvini. Poi un tweet contro Di Maio quando non voleva accordarsi con Salvini.
E questo è niente: basta spulciare i social di Foa per toccare con mano cosa sia la comunicazione (banale, tronfia e talvolta falsa) di questa nuova misera destra muscolare.
Si alzano giustamente voci di protesta.
Lui ringrazia per la fiducia bipartisan, sbagliando ancora una volta vocabolario. Bipartisan non significa le due metà del potere, caro Foa, tutt’altro: bipartisan significa ben voluto da tutti. E no. Tu no. Ciao.
Andiamo avanti: qualcuno fa notare che la lottizzazione della Rai è roba vecchia, che anche quelli prima hanno fatto lo stesso se non peggio. Vero.
Qualcuno però sottolinea come il cambiamento sia appunto una rivoluzione nelle pratiche. Altrimenti si chiamerebbe semplicemente meno peggio. Ma a questo non rispondono.
Forse la soluzione, semplice semplice, è un’altra: il potere (ma mica solo il potere, anche molti commentatori social, ad esempio) si sono convinti nel tempo che i bravi giornalisti siano quelli che riescono meravigliosamente a confermare le nostre tesi, anche le più disparate, magari addirittura con termini e ragionamenti più evoluti dei nostri. Il dubbio è un disturbo da scansare.
Allora il prossimo presidente della Rai davvero si potrebbe semplicemente sorteggiare tra i vostri amici, quelli che vi conoscono bene, che sanno sempre la parola giusta da dirvi al momento giusto. No?
Buon lunedì.