Agli incapaci di comprendere e governare la complessità, viene facile, come unica via d’uscita, categorizzare gli altri per banalizzare il quadro generale e poter alimentare lo scontro. Sia chiaro: questi che ora si scagliano contro i giornalisti (e che prima si schiantavano contro i politici finché alla fine politici sono diventati anche loro) non hanno proferito gli insulti contro la stampa per difendere la sindaca Raggi. Questa è la banale lettura che offrono all’esterno per continuare a barcamenarsi: in realtà erano prontissimi a scaricare la Raggi (che ora è diventata Giovanna d’Arco) con la stessa scioltezza con cui ora la incensano. Ciò che conta è avere uno scontro, uno qualsiasi, sempre in atto per poter soffocare la pacata analisi con le correnti del tifo.
Così per il Movimento 5 Stelle (anzi, per non cadere nello stesso errore forse sarebbe il caso di scrivere per alcuni di loro, purtroppo i più esposti pubblicamente) i giornalisti diventano sciacalli, pennivendoli e puttane come se la sentenza del tribunale di Roma avesse certificato l’abilità della Raggi nell’amministrare Roma e non invece semplicemente di non essere incorsa in profili penali nella sua azione politica. Dall’altra parte però i giornalisti (anche qui: non tutti, gli integralisti che si trovano bene a ruzzolare nel fango) generalizzano rivendendosi come i buoni legittimando di fatto lo scontro. Ne esce una categorizzazione perfetta per l’epica ma davvero di poca sostanza. Per dire: conosco giornalisti servi, pessimi politici di qualsiasi partito dell’arco costituzionale, ottimi giornalisti, ottimi politici e oneste persone di qualsiasi partito dell’arco costituzionale (di cui posso non condividere le idee ma a cui riconosco l’etica dell’azione) così come pessimi idraulici, pessimi scrittori, meravigliosi fruttivendoli e così via. Le categorie totalmente condannabili sono piuttosto i mafiosi, gli schiavisti, i guerrafondai. Sul resto ci andrei con cautela, con rispetto per la complessità, appunto.
Questo significa che non siano gravi le dichiarazioni di Di Maio e del subcomandante Di Battista? No, per carità. Sono attacchi gravissimi di un governo che ha bisogno di mostrarsi autoritario per aspirare ad essere autorevole: la difesa corporativa a favore della libertà di stampa è necessaria in un momento in cui le libertà sono messe in discussione da un pessimo ministro dell’interno, da un pessimo ministro alla Famiglia e da altri preoccupanti segnali. Ma dividere tra bianco e nero, buoni e cattivi per professioni mi pare un po’ enfatico, ecco tutto.
Magari se uscissimo dalla categorizzazione potremmo discutere del fatto che gli insulti raccontano chi li pronuncia e non chi li riceve. Potremo fare notare che per molti Virginia Raggi sia una mediocre sindaca anche da assolta. Potremo dirci che Salvini proprio ieri ha additato Berlusconi come un frustrato di sinistra proprio per lo stesso identico motivo: accorpare i nemici è la tecnica battagliera dei mediocri. E di mediocri siamo pieni. Dappertutto.
Come scriveva William Shakespeare:
«Che epoca terribile quella in cui degli idioti governano dei ciechi.»
Buon lunedì.