“Mi raccomando dovete avere spirito di corpo… se c’è qualche collega in difficoltà lo dobbiamo aiutare…”. Sono le parole che stanno in un’intercettazione telefonica del 6 novembre 2018 tra un vicebrigadiere dei carabinieri e il maresciallo Ciro Grimaldi, entrambi in servizio presso la stazione Vomero-Arenella, dove si riporterebbe un messaggio del comandante del Gruppo Napoli. “Ha detto – riporta il carabiniere – mi raccomando dite al maresciallo che ha fatto un servizio alla stazione lì dov’è successo il fatto di Cucchi di stare calmo, tranquillo”.
“Spirito di corpo” è quel non dire ciò che si può tacere per evitare casini. “Spirito di corpo” è il non ricordare, il non sapere, il riproporre qualcosa a cui si p assistito personalmente condendola di tutti i dubbi possibili immaginari. Lo chiamano “spirito di corpo” ma è un’omertà con il colletto bianco, inamidato e un completo nero e la barba rasata.
«Spirito di corpo» è la distrazione con cui non vediamo le regole infrante da noi e da quelli a noi vicini, sempre pronti a puntare il dito verso gli altri eppure così indulgenti per le cose nostre.
«Spirito di corpo» è ogni volta che collaboriamo alla promozione di un cretino, un cretino vero, rubando il posto a un meritevole ma con la soddisfazione di avere sfamato la nostra cerchia.
«Spirito di corpo» è quando una verità viene intesa come mezza verità ma poi fondamentalmente è una totale bugia. Per è utile: è risultata credibile senza essere minimamente reale.
«Spirito di corpo», in fondo, se ci pensate, è un modo elegante per indicare il farsi i cazzi suoi solo che suona più alto, perfino militaresco. E il militaresco ultimamente è tornato prepotentemente di moda.
C’è un punto sostanziale: se alcuni sentono il bisogno di farsi corpo è perché dall’altra parte scorgono qualcosa (in questo caso la legge ma può essere la verità o più banalmente il cosiddetto popolo) che devono ingannare. E questo è il problema. Anche perché «lo spirito di corpo» uccide. Chiedere a Stefano Cucchi.
Buon giovedì.