Il cattivismo può avere diverse forme. Ciò che lo accomuna è comunque prendersela con i disperati, strumentalizzare i loro bisogni e altezzosamente giudicare le loro mancanze come una colpa inestinguibile. Prima che arrivassero questi barbari la cosiddetta sinistra ha dato lezioni di cattivismo che chiamavamo piuttosto snobismo oppure più bonariamente distacco dalla realtà ma che aveva alcune caratteristiche peculiari di chi preferisce sprecare una battuta piuttosto che ascoltare un bisogno.
E così è accaduto, per gran parte del giorno, tutto ieri mentre i primi beneficiari del cosiddetto Reddito di cittadinanza hanno urlato tutta la loro delusione appena hanno scoperto che no, quello che avevano sentito dai loro leader politici in televisione è molto diverso dalla realtà e così gente che pensava di avere guadagnato grazie al proprio voto un quasi stipendio ha scoperto che in realtà la coperta è corta per tutti e diventa difficile inventare soldi lì dove non ce ne sono.
Se posso dare un piccolo consiglio, piccolo e personale, mi verrebbe da dire che non è un’idea geniale prendere per il culo la disperazione di chi sperava di avere trovato soluzione alla propria disperazione ma sarebbe anzi il momento opportuno per spiegare ai molti cittadini avvezzi agli slogan già che alla politica, che questo Paese ha bisogno di riforme strutturali piuttosto che elargizioni che rischiano di scontentare i creditori e gli stessi beneficiari. Sembrava facile dire “aboliremo la povertà” perché in effetti è facile davvero, anzi facilissimo, basta aprire la bocca e sperare che nessuno ficchi il naso dentro ai numeri (sarà per questo che non è un buon periodo per i giornalisti?).
Ma quelle persone che sono state tradite dalla propaganda sono elettori. Sono gli elettori che non hanno trovato mai una sinistra in grado di migliorare il proprio tenore di vita. Farsi beffe di loro è il gesto più stupido e antielettorale che si possa mettere in campo.
Buon venerdì.