L’immagine di lei in una piazza della Signoria deserta, per l’insolito concertone del Primo Maggio, è arrivata forte. Firenze e la sua voce potente, in pieno lockdown, perché alla musica non si può, non si deve, rinunciare. «La bellezza dell’architettura fiorentina alle spalle mi sosteneva e la mia voce andava libera per le strade deserte. Un’occasione che mi ha dato una carica fortissima, è stato un riaccendermi, mi ha ripagata di tutta questa sofferenza», racconta Irene Grandi.
Rocker versatile, una voce potente, interprete dal carisma coinvolgente che vanta le più celebri collaborazioni; per lei hanno scritto i nostri migliori artisti, da Pino Daniele a Francesco Bianconi. Vasco Rossi è l’autore del pezzo che ha portato a Sanremo, “Finalmente io”. Di questi giorni, il video di “Devi volerti bene”, un altro brano che fa parte della raccolta Grandissimo, l’album che celebra i suoi 25 anni di successi. Parliamo di questi mesi, dei disagi nell’ambiente musicale, ma anche della condizione femminile per la quale l’artista fiorentina offre una riflessione intelligente, in vista del live alla Cavea dell’Auditorium di Roma (22 luglio, ore 21). Un segnale di speranza per ricominciare a vivere, a lavorare pensando alla collettività. Come fanno le donne.
Tra la partecipazione a Sanremo e quest’ultimo video c’è in mezzo una pandemia: che cosa è cambiato nella tua vita, in questi mesi?
Mi sono resa conto che tutte le certezze che diamo per scontate come il futuro, i progetti, non lo sono affatto, è stato destabilizzante. Nonostante il periodo traumatico, ho ripreso a studiare lo yoga, ho fatto riflessioni sulle persone che mi sono più care, sulle amicizie più importanti, sul valore dei viaggi. Mi sono scoperta più capace e responsabile nella vita di casa, di tutti i giorni.
Con l’idea di volerti più bene, come è il titolo del video?
Mi trovo sulla prima frase «devi volerti bene, anche quando non ti senti mai abbastanza». Io ce l’ho la tendenza a diminuire quello che ho realizzato, mentre riconoscersi le cose buone è importante come volersi bene anche nelle debolezze, che poi vuol dire essere umani. Agire per il proprio benessere psicologico coinvolge anche il bene di tutti. Suonare non solo per me, ma per tutti gli addetti ai lavori, mi fa sentire bene.
A proposito, il virus ha posto l’attenzione anche sul mondo della cultura e il suo potenziale, non solo umano, ma anche economico. Quale posizione hai preso, in questi giorni a proposito delle difficoltà vissute nell’ambiente musicale?
Ho partecipato all’appello #iolavoroconlamusica e mi sono fermata lo scorso 21 giugno. Un mondo senza musica è impensabile e non possiamo aspettare il vaccino per ricominciare a suonare. Chiudersi, terrorizzati, nelle case, non è producente; l’uomo ha bisogno di stare all’aperto, certamente in sicurezza: è un modo per stare in salute. Ricominciare a fare concerti e continuare a suonare è importante per noi artisti e per i tecnici.
Secondo te, sulla questione femminile, non solo sul problema dei femminicidi, ma sulle discriminazioni anche in ambito lavorativo, quale dovrebbe essere il cambiamento culturale da raggiungere?
Sono stata educata da una mamma casalinga, che mi ha sempre spinto a realizzare qualcosa di mio, che mi rendesse indipendente per essere più libera. La bella caratteristica delle donne è che sono concentrate sul noi, più che sull’io. Il noi è un argomento centrale, riguarda tutti, come l’ambiente. Questa è la mentalità della donna, ragionare sulla pluralità e va riscoperto.
Quale sarà la prima cosa che dirai al tuo pubblico al prossimo appuntamento romano?
Abbraccerò tutti con lo sguardo. In questi mesi, sono state tante le persone che sui social mi hanno dato la spinta per essere attiva e creativa. Mi tenevano vivace, ho sentito il loro affetto.