«Secondo il Global report on food crises, pubblicato il 4 maggio, nel 2021, circa 40 milioni di persone in più hanno sofferto di insicurezza alimentare acuta rispetto al 2020, portando il totale a 193 milioni di persone in 53 Paesi e territori». Maurizio Martina, vice direttore generale della Fao (l’organizzazione Onu per l’alimentazione e l’agricoltura) ed ex ministro delle Politiche agricole, esordisce così, con i numeri allarmanti del rapporto pubblicato dall’alleanza internazionale di cui fanno parte Ue, Fao e Wfp. E la situazione nel 2022 desta ancora più preoccupazioni, soprattutto in quei Paesi «che già sperimentano situazioni catastrofiche rispetto alla fame e alla malnutrizione come Yemen, Somalia, Sud Sudan e Afghanistan». Di fronte alla crisi alimentare causata dalla guerra in Ucraina che si è innestata in un sistema però già fragile, abbiamo chiesto a Martina di fare il punto sull’emergenza attuale ma anche di delineare soluzioni a medio-lungo termine per garantire quella sicurezza alimentare in tutti i Paesi del mondo che, ricordiamo, è uno dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu.
Quali soluzioni politiche possono essere messe in atto per superare nell’immediato la chiusura dei porti e l’impossibilità per gli agricoltori ucraini di procedere ai raccolti?
In questi giorni si sta tentando di trovare mezzi alternativi alle navi, con tentativi via camion, treni e fiumi, ma sono soluzioni insufficienti. Rimane quindi fondamentale trovare una chiave politico-diplomatica per negoziare lo sblocco dell’esportazione delle circa 20 tonnellate di cereali presenti nei silos ucraini. Le negoziazioni devono concentrarsi sul trovare criteri di sicurezza per il trasporto via mare lasciando partire le navi dal porto di Odessa.
In questa situazione qual è il ruolo della Fao?
La Fao sostiene le…
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