Non c’è pace per Piombino. La città medaglia d’oro della Resistenza al nazifascismo che nel suo passato vanta anche una clamorosa sconfitta dei turchi, immortalata in un’opera dal Vasari ed esposta a Firenze, e che per due secoli ha prodotto acciaio e macinato fatturato per il Paese oggi è di nuovo in trincea.
La Parigi della Val di Cornia, come veniva chiamata affettuosamente da Elisa Bonaparte, quando Piombino era un Principato e la reggente era la sorella di Napoleone, è oggi di nuovo al centro del dibattito politico.
Con una decisione a sorpresa il 6 aprile scorso è stato annunciato dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani un rigassificatore dentro il porto della città per contrastare l’emergenza energetica causata dalla guerra tra Russa e Ucraina. Il gas sarà acquistato dall’America, trasportato allo stato naturale liquido nel porto di Piombino e lì riportato allo stato gassoso.
Senza zone di interdizione, come accade a Livorno, dove peraltro il rigassificatore è stato ubicato a 23 chilometri dalla costa. Senza gli accorgimenti di altre piattaforme, che prevedono sistemi a circuito chiuso meno impattanti nell’ambiente.
E ora anche senza valutazione di impatto ambientale. Lo ha comunicato il governo con una lettera all’Unione europea lo scorso 12 agosto. «Se salta la valutazione di impatto ambientale saltano le regole e se saltano le regole salta la democrazia – dice MirKo Lami , membro direttivo della Cgil Toscana – il problema è che Piombino non è adatta per accogliere una nave di quel tipo, c’è solo una strada di entrata e di uscita dal porto, non a caso ha sempre concesso l’ingresso solo a minicrociere».
La cittadinanza è in allarme da tempo, ma a niente sono valse le proteste, gli appelli e l’opposizione netta dell’amministrazione comunale, dei comuni limitrofi di Follonica, San Vincenzo, Suvereto, dell’Elba, di tutte le associazioni ambientaliste, Wwf, Legambiente, Greenpeace, Italia Nostra, delle associazioni di volontariato, di tutti i partiti politici territoriali senza distinzione, dagli attivissimi comitati cittadini, Piazza val di Cornia, Comitato di Salute pubblica, Gruppo Gazebo 8 giugno e Insieme liberi. Per il 27 agosto (ore 21) è in programma una manifestazione promossa da tutti i comitati cittadini che fanno parte della rete No Rigassificatore.
Una vetrina di un negozio nel centro di Piombino, 26 agosto 2022
Neppure la caduta del governo Draghi ha rallentato alcunché, anzi. Il presidente della regione Eugenio Giani, nominato per l’occasione commissario straordinario, ha firmato l’inizio dell’iter procedurale lo stesso giorno in cui il premier Draghi saliva al Quirinale e da allora è stato un susseguirsi di annunci, sull’urgenza del rigassificatore, sul numero di anni che dovrà rimanere in porto. Venticinque ha chiesto Snam, la società energetica che gestisce la rete italiana dei gasdotti e che ha acquistato il rigassificatore per 350 milioni di dollari tramite Fsru Snam Rsl Italia, nata due anni fa con un capitale sociale di appena 10mila euro. Tre anni ha replicato Giani, almeno tre ha rilanciato Snam. Dovrà essere operativa da aprile 2023, hanno detto più volte dal governo.
Di certezze ce ne sono ben poche. Di certo si sa che la Golar Tundra, questo il nome della nave, è un colosso lungo oltre 300 metri e largo 40 e, sarà ubicata nella banchina est, dove il fondale è alto 20 metri. Dovrà trasformare in gassoso il gas liquido che si trova a una temperatura di -160 gradi e per farlo prenderà oltre 600mila metri cubi di acqua ogni giorno dal mare per poi ributtarvela con 7 gradi in meno di prima e con una quantità di ipoclorito di sodio che oscilla dai 50 agli 80 chili. Non proprio la stessa acqua. Con buona pace degli allevamenti ittici vicini che rappresentano da soli il 60% del fabbisogno nazionale. Poi, c’è la questione maltempo, Snam esclude il pericolo di trombe d’aria per la zona, ma Maurizio Acerbo di Rifondazione comunista e Fabrizio Callaioli di Unione popolare puntano il dito: «L’immagine della ruota panoramica travolta dalla tempesta dei giorni scorsi basta e avanza per smentire l’analisi dei rischi di Snam». Insomma, il progetto non convince.
«Per forza, fa acqua da tutte le parti – dice Alessandro Dervishi del comitato Piazza Val di Cornia – La piantina del porto usata non corrisponde a quella attuale perché non c’è la parte più recente della diga, le prove sono state fatte al computer con una nave che assomiglia alla Golar Tundra ma che non è lei. Inoltre, non sono stati considerati fattori come il flusso delle acque, l’ostacolo all’attività industriale e commerciale di Piombino. Non si sono considerati i venti che a volte impediscono alle navi di ormeggiare e neppure è stato previsto l’impatto sul traffico per l’Elba durante il rifornimento».
I turisti si imbarcano al porto di Piombino, 26 agosto 2022
Tra Piombino e l’Elba ci sono 120 corse giornaliere nel periodo estivo, tanti turisti che formano lunghe code sulla strada che porta al porto, ma anche tanti pendolari, insegnanti, infermieri, medici che la mattina prendono il traghetto perché all’Elba ci lavorano. «Cosa ne sarà di loro – continua Dervishi – Ogni 5-7 giorni è previsto l’ingresso di un’altra metaniera per il rifornimento che impiega due ore per entrare e dalle 24 alle 48 ore per completare il travaso. Si blocca tutto così».
A niente valgono le rassicurazioni fatte dal presidente Giani e dai vari partiti sulle compensazioni che riceverebbe in cambio la città. A Piombino solo a sentire la parola si storce il naso. «Le compensazioni sono atti già sottoscritti dallo Stato e mai portati a termine – dice Ugo Preziosi sempre del comitato Val di Cornia – il prolungamento della statale 398 è già finanziato e il primo lotto è già in cantiere, così come è già stata finanziata la bonifica della falda del sito di bonifica di Piombino». Ma anche questo è un altro film già visto. «L’opera doveva essere conclusa nel 2020, invece non è mai iniziata – continua Preziosi – Dei 47 milioni di euro finanziati 24mila sono già stati spesi per studi e consulenze, ne rimangono solo 13 e ne servono 21».
L’area industriale di Piombino in una foto di alcuni anni fa
Anche la bonifica va a sommarsi alle promesse mai mantenute, eppure Piombino è uno dei luoghi d’Italia identificati dal ministero dell’Ambiente come Sin, un acronimo che sta per sito di interesse nazionale e definisce un’area contaminata che necessita di interventi specifici di bonifica del suolo, del sottosuolo e delle acque.
Decenni di attività siderurgica hanno lasciato il segno e le parole date dai politici di elezione in elezione e mai mantenute hanno portato la rossa Piombino negli ultimi anni dritta nelle braccia della destra (il sindaco Ferrari è di Fratelli d’Italia, il cui cofondatore Ignazio La Russa si è detto favorevole al rigassificatore ndr) . Ai banchetti raccogli firme contro il rigassificatore, onnipresenti per tutta la stagione nelle strade del centro, la gente allarga le braccia. «Piombino ha già dato – dice una signora – anni e anni con i fumi che uscivano dalla fabbrica e la polvere che ci ricopriva tutti, la discarica in località Ischia di Crociano negli anni 90, fatta anche quella contro il volere della popolazione, da 7 metri di altezza è arrivata a 36, e poi la chiusura dell’altoforno e la disoccupazione. E ora che la città sta cercando a fatica una ricollocazione a livello turistico ci arriva questa tegola sulla testa».
La tegola sembra inarrestabile, ma nessuno ha voglia di mollare. Le osservazioni che potevano essere presentate alla Regione dai cittadini tramite pec sono arrivate a valanga. «Il paradosso è che si potevano inviare osservazioni solo fino al 20 agosto – dice Roberta Degani del comitato di Salute pubblica – mentre Snam può presentare le integrazioni al progetto richieste dai vari enti che partecipano alla Conferenza decisoria fino al 30 agosto, dunque le nostre osservazioni sono su qualcosa di incompleto». L’iter procede dritto, il 19 settembre è stata indetta la Conferenza dei servizi e il 29 ottobre Giani dovrà esprimersi.
Fuori dal perimetro comunale la politica nicchia, pochissimi i partiti che si sono espressi per il no, Rifondazione, Unione popolare, Sinistra italiana, poco altro, gli altri ripetono come un mantra che siamo in emergenza energetica. E i problemi ambientali, la disoccupazione, le promesse non mantenute? Si sorvola e si dice che i piombinesi sono dei nimby, dall’inglese non nel mio cortile, un modo finto elegante per dire che lì pensano al proprio orticello. Peccato che l’orticello sia diventato una palude.