L’obiettivo affascinante di stimolare la creatività è lo scopo della pluriennale e appassionata ricerca condotta da Mery Tortolini, artista e ricercatrice, insieme ad Annio Gioacchino Stasi, scrittore, linguista e sceneggiatore. Un lavoro che negli anni li ha portati dalle aule universitarie della Sapienza di Roma a progetti transnazionali come il Creative audiovisual Lab (CrAL) i cui risultati saranno presentati il prossimo 23 settembre, a Roma, presso l’auditorium dell’Istituto centrale per i beni sonori e audiovisivi (Icbsa) di via Caetani. Il progetto europeo CrAL è nato tre anni fa per stimolare e diffondere, tra gli studenti delle scuole medie superiori, una visione critica sul mondo delle immagini e dei suoni riprodotti, grazie ad un percorso di formazione innovativo, ricco di contenuti didattici multimediali e multilingue. Il CrAL ha coinvolto cinque Paesi europei, oltre all’Italia: Spagna, Grecia, Croazia e Lituania. Ad aver condotto, elaborato, prodotto e sperimentato sono Tortolini e Stasi, forti della loro metodologia didattica originale che, a partire dalla fine degli anni Novanta, hanno ideato nella prassi del Laboratorio di immagine e scrittura creativa presso l’Università La Sapienza di Roma.
«Tutto ebbe inizio grazie alla disponibilità di Tullio De Mauro – racconta Stasi -. Il laboratorio è diventato negli anni un corso universitario, poi un’attività sperimentale nelle biblioteche del Comune di Roma ed infine una metodologia didattica sul pensiero per immagini in movimento». La stessa metodologia è stata poi applicata nell’ambito dell’alternanza scuola lavoro di alcuni licei romani presso l’Icbsa del ministero della Cultura e infine estesa, in via sperimentale, a cinque Paesi europei. Negli anni, l’attività di ricerca è stata arricchita dal confronto con studiosi, artisti e docenti universitari: Remo Bodei, Francesca Sanvitale, Claudio Zambianchi, Giancarlo De Cataldo, Alberto Oliverio, Pietro Montani, Valerio Magrelli.
«Ma la dialettica fondamentale – spiega Tortolini – si è svolta con Tullio De Mauro e Massimo Fagioli, grazie ai quali, sia sul piano linguistico che su quello essenziale delle dinamiche psichiche di formazione del pensiero non cosciente, si sono poste le basi di un metodo di stimolazione e formazione per una azione didattica innovativa originale». Gli studenti coinvolti sono stati e sono centinaia. Così, negli anni si è definita, in una serie di pubblicazioni, e nella prassi del laboratorio, una metodologia didattica in cui il concetto stesso di “insegnare” ha assunto nuovi connotati (Il laboratorio di immagine e scrittura creativa, prassi e teoria. Una ricerca sul pensiero rappresentativo, Ibiskos 2007).
Inizialmente, la ricerca di Stasi e Tortolini era incentrata sulla relazione tra segno visivo e scrittura, in seguito, si è ampliata al linguaggio audiovisivo, con temi che interessano la Media literacy (alfabetizzazione mediatica), in armonia con le indicazioni della Comunità europea che promuove e stimola la formazione di un pensiero critico nell’ambito della Media literacy. Ma, spiega Stasi, «le attuali tendenze interpretative, quali lo storytelling, risultano parziali in quanto assumono come categorie conoscitive e di analisi quelle di una narrazione in linea con le logiche di mercato dell’industria dell’intrattenimento occidentale, tralasciando ciò che noi invece intendiamo con il termine di pensiero rappresentativo». Si tratta, per il ricercatore, «di assumere un punto di vista dinamico, diverso dall’osservazione logico-razionale, si tratta di entrare in rapporto con il pensiero e il linguaggio non coscienti».
Quello che viene proposto è un processo in cui prima si pensa per immagini e poi si elabora un pensiero verbale. «L’espressione, che nella mano trova l’ultimo elemento del gesto creativo che utilizzerà stilo, colore, fotocamera, computer, deve prima riconquistare una reazione a ciò che ci circonda. Una reazione sensibile di un pensiero non definito, dal preverbale al verbale, dal silenzio al suono della voce. Ritrovare la capacità di creare la linea che ci definisce nel confronto e nella separazione con la realtà. Dalla capacità di immaginare alla capacità di rappresentare che è propria della nostra specie».
È un percorso stimolante che dovrebbe poter trovare terreno fertile proprio nell’ambiente scolastico, in una fase in cui il rapporto tra chi insegna e chi chiede conoscenza è quanto mai importante e delicato. In merito a ciò il progetto CrAL ha cercato di garantire tre livelli di formazione, interconnessi, per tutor, insegnanti e studenti. «Le nuove generazioni, chiuse in bolle comunicative social e brand consumistici, corrono il rischio di non poter sviluppare reazioni immaginative e di sensibilità umana che rendano possibile una visione interpretativa della realtà» prosegue Tortolini, «si tratta allora di proporre un percorso di scoperta critico, di rapportarsi ad un tempo diverso da quello della ripetizione, di cercare la propria espressione».
Nel corso del progetto, Stasi ha realizzato dieci videolezioni narrative e, con Mery Tortolini, ha tenuto dei workshop formativi per tutor, presso l’Università autonoma di Barcellona. Le fasi sono state documentate su una apposita piattaforma interattiva che ha avuto anche la funzione di raccolta e diffusione dei materiali. Gli studenti hanno realizzato dei brevi cortometraggi, sia in forma individuale che collettiva, che saranno presentati nel corso dell’incontro a Roma. In questa occasione ogni nazione coinvolta sceglierà un cortometraggio che parteciperà ad un concorso internazionale, il cui vincitore sarà premiato a Zagabria il prossimo 25 settembre.
Il laboratorio ha fornito, inoltre, indicazioni storiche sull’evoluzione degli strumenti di riproduzione audiovisiva, sulla storia del cinema, sull’uso di telecamere e registratori audio; è stato trattato il racconto per immagini sia di taglio documentaristico che di fiction. In particolare, il prossimo 23 settembre saranno presentati i risultati del gruppo di lavoro CrAL dei licei T. Tasso e F. Silvestri di Roma e le modalità di sviluppo della ricerca didattica in ambito italiano in collaborazione con Icbsa e DiCultHer, associazione internazionale per la cultura digitale. «È essenziale che l’idea, l’immagine generante la storia, parta dai ragazzi o dal rapporto tra studenti e insegnanti. Cioè, l’elemento conflittuale deve essere reale e presente in chi poi andrà a raccontare ed esprimere».
Durante la visione e la realizzazione dei filmati si favorisce, quindi, la ricerca di una propria espressione in chiave individuale e collettiva. Il mezzo audiovisivo diventa per i giovani uno strumento per indagare e per sviluppare una visione critica, superando il concetto ancora così radicato dell’intrattenimento. Per Tortolini e Stasi, tutto il percorso di questo lavoro pone in evidenza la necessità di scoprire forme di pensiero e di linguaggio non coscienti che, per le loro modalità di elaborazione, producano, in stato di veglia, movimenti di immagini che costituiscono il pensiero rappresentativo. «Si tratta di temi scottanti che hanno una prospettiva storica di lunga durata. Inevitabile è il confronto con paradigmi conoscitivi riferiti alla cultura greca logico-razionale, per superare la quale sono indispensabili nuove modalità di approccio, nuove ipotesi, nel nostro caso qualitative, sulle forme di pensiero».
Nella foto: frame del video Hey kids
Qui i link di due video realizzati durante il laboratorio
https://youtu.be/_tWxVBxbvO4 Il filo sospeso
https://youtu.be/xShh5MQfDfE Hey kids
L’evento del 23 settembre