Inquinamento, disboscamenti illegali, traffico di rifiuti: sono i crimini ambientali compiuti delle mafie globali con la complicità di aziende che sfruttano canali illeciti. Ma gli strumenti legislativi e tecnologici per fermare il disastro ci sono. Ecco quali sono
Nell’agosto 2023 mi trovo in Kalimantan, il Borneo indonesiano. Davanti a me un muro apparentemente impenetrabile di foresta. È un’illusione: quando il mio drone si alza sorvola poche centinaia di metri gli alberi, passa i baracchini delle guardie paramilitari armate di kalashnikov e si trova di fronte a trecento ettari di foresta bruciata da una grande azienda di olio di palma, per far spazio ad altre piantagioni e soddisfare la domanda indiana, cinese, europea. Nell’ottobre 2017 sono sul bordo di un laghetto nel centro della Sardegna, a Furtei. La zona intorno è di una bellezza alpina, sembra quasi incontaminata. Il laghetto invece no: l’acqua è di un viola intenso e malsano. È stato inquinato in maniera irreparabile dal cianuro di una vicina miniera d’oro, aperta da un’azienda australiana, la Sardinia Gold Mining, che prometteva ricchezza per tutto il territorio ed è scappata quando le già scarse risorse si sono esaurite. Hanno lasciato una bomba ecologica che avrà bisogno di ben più dei 65 milioni di euro messi a disposizione dalla Regione per essere disinnescata. Nel luglio 2023 sono in Spagna, nel parco naturale di Doñana; a destra ho la meraviglia di uno degli ecosistemi più ricchi di biodiversità d’Europa, a sinistra le coltivazioni illegali di fragole che la stanno condannando a morte - le stesse fragole che arrivano nei nostri supermercati.

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