Il 9 giugno 1937 vennero assassinati in Francia i due fratelli Carlo e Nello Rosselli, fondatori di Giustizia e Libertà e tra i principali esponenti del movimento antifascista. Valdo Spini ne ha ricostruito la vita e il pensiero in Carlo e Nello Rosselli. Testimoni di Giustizia e Libertà, il libro di Left di giugno, ripubblicato in collaborazione con la Fondazione Circolo Rosselli. Eccone un estratto.
Bagnoles de l’Orne è cambiata. E non solo per l’inevitabile scorrere del tempo. È una cittadina della Bassa Normandia di circa 2.600 abitanti, distante più o meno 200 km da Parigi, nei cui dintorni Carlo e Nello Rosselli furono assassinati dalla Cagoule, organizzazione terroristica di estrema destra francese, su mandato del governo fascista italiano. È sempre un’importante località termale e turistica (Carlo Rosselli era venuto a curarvi la sua flebite), solo che per le nuove disposizioni normative la maggior parte dei suoi alberghi, a cominciare dal glorioso Grand Hotel, è chiusa o diventata residenza. Così sia l’Hotel Cordier un edificio di foggia tradizionale normanna in cui erano scesi Carlo e sua moglie Marion, raggiunti poi da Nello – sia il più imponente Bel Air – che lo fronteggiava e da dove componenti della Cagoule ne sorvegliavano i movimenti ci sono sempre, ma non sono più attivi. Li abbiamo fotografati, con i loro nomi ben visibili scritti sui rispettivi edifici, perché ne rimanga traccia. E fu proprio dall’Hotel Cordier che i due fratelli uscirono, la mattina del 9 giugno 1937, con la Ford scassata usata da Carlo nella guerra di Spagna. Dopo aver lasciato Marion alla stazione ferroviaria per farla rientrare a Parigi in tempo per festeggiare il compleanno del primogenito John, si diressero ad Alençon, sempre costantemente sorvegliati dalla Cagoule, che aveva pianificato il sanguinoso agguato sulla via del ritorno.
Nel pomeriggio i due fratelli percorrono la strada per tornare a Bagnoles. Verso le 19:30 la Peugeot con a bordo il primo commando di quattro uomini della Cagoule si ferma poco oltre la biforcazione della strada n. 816, a quattro chilometri dal centro di Bagnoles, fingendo un guasto al motore. La macchina dei Rosselli si ferma a sua volta. Sopraggiunge una seconda macchina della Cagoule con a bordo altri tre uomini.
I Rosselli sono in trappola. Vengono barbaramente uccisi a colpi di rivoltella e di pugnale. Pochi giorni dopo, per concludere l’opera e dare conferma dell’avvenuto delitto, tre esponenti della Cagoule si recano il 13 giugno a Torino per consegnare una copia dei documenti sottratti a Carlo Rosselli al «dottor Nobile» (in realtà era l’ufficiale Roberto Navale, comandante del Centro Controspionaggio di Torino del Sim, il servizio segreto militare italiano posto alle dirette dipendenze del Ministero degli Esteri), che teneva i contatti con l’organizzazione. Ministro degli Esteri era all’epoca Galeazzo Ciano. Cagoule in francese significa «cappuccio», un nome che indicava il copricapo con cui questi criminali usavano mascherarsi nelle loro sanguinose imprese.
Oggi a Bagnoles nessuna indicazione, nessun cartello attira l’attenzione sulla presenza di un monumento commemorativo posto sul luogo di quel delitto. Ma la memoria rimane, almeno nei più anziani. Ci sono andato nello scorso agosto (2015) per cercarlo. Sapevo che doveva essere tra Bagnoles e Couterne. Entrato, con i miei familiari, in una boulangerie di Couterne, ho chiesto indicazioni per il monumento. Una signora che aspettava il suo turno per comprare il pane ci disse: «Ah, le monument aux italiens», e ci indicò come arrivare. E un cliente del negozio di fiori dove avevamo comprato le rose per deporle ai piedi del monumento sapeva dell’assassinio, ma non ricordava il luogo.
Anche il corposo volume venduto nella principale libreria del paese a chi vuole documentarsi sulla storia del territorio de l’Orne parla, con qualche inesattezza ma con netta solidarietà, della vicenda del delitto. Tuttavia non bisogna farsi illusioni: il tempo può far svanire questi ricordi se non ne riattiviamo la conoscenza.
Così abbiamo ripercorso la strada, oggi asfaltata, nella stessa direzione di quella seguita dai fratelli Rosselli in quel fatidico viaggio di ritorno e, a pochi chilometri da Bagnoles, abbiamo incontrato il bosco scelto dalla Cagoule come teatro dell’azione criminale. Come dicevo prima, nessun cartello annuncia la presenza del monumento, che è però ben tenuto: una siepe sempreverde, alta poco più di un metro, a forma di ferro di cavallo, aperta verso la strada, circonda un’area pavimentata con un ghiaino colorato, al cui centro è posto il monumento, opera dello scultore Carlo Sergio Signori (1949). Una doppia stele in marmo, formata da due elementi alti e massicci che appaiono come integrati in un solo blocco. In una testimonianza l’artista spiega di aver voluto ritrarre non le sembianze esteriori dei Rosselli, quanto i loro caratteri: «Non la loro fisionomia corporea, ma il carattere morale, e per questo aveva fatto Nello come un pensatore, quindi simile a una colonna, e aveva invece riservato a Carlo l’aspetto di un secondo corpo staccato dal primo in uno stacco dinamico, a voler significare che Carlo era dei due l’uomo di azione». Una testimonianza artisticamente interessante e insolita nei monumenti commemorativi dei primi anni del dopoguerra. Vale la pena ricordare come nelle fila di Giustizia e Libertà, il movimento antifascista fondato e guidato da Carlo Rosselli, vi fosse anche un grande storico dell’arte, Lionello Venturi, padre dello storico Franco (anche lui di Gl). Fu sotto il suo impulso che fu scelta una forma d’arte astratta e non figurativa – un fatto coraggioso per l’epoca. Si voleva sottolineare una dimensione non retorica del ricordo che si protrae oltre la stessa immagine delle vittime. Il monumento fu scolpito a Carrara nello studio Nicòli, e di lì, salutato dalle autorità locali e da antichi compagni dei Rosselli, partì alla volta della Francia. Fu inaugurato a Bagnoles de l’Orne il 19 giugno 1949, in presenza dell’ex presidente del Consiglio Ferruccio Parri e di numerose personalità italiane e francesi.
Un monumento potente e, tutto sommato, ben conservato. Ai suoi piedi due coroncine simboleggiano l’omaggio ai due martiri. Conoscevo la storia dell’opera e avevo visto il bozzetto del monumento quando, grazie a Francesca Nicòli, era stato esposto allo Spazio dei Quaderni del Circolo Rosselli il 9 giugno 2014, in occasione del settantasettesimo anniversario dell’assassinio. Ma un monumento va visto nel suo contesto, nel suo posizionamento e le due alte steli rappresentano in qualche modo qualcosa di ancor più duraturo delle stesse figure, mentre il bosco rievoca la cornice dell’agguato criminale invitando al raccoglimento, alla meditazione, alla presa di coscienza. Una tremenda impressione, viva, ancora palpitante. La materia ha retto bene al tempo.
(Recentemente abbiamo restaurato la lapide. A questa prima visita dell’agosto 2015, è seguita l’inaugurazione del restauro del monumento il 4 giugno 2016, eseguito in collaborazione con lo Studio Nicoli di Carrara e con la municipalità di Bagnoles de l’Orne e la solenne celebrazione dell’ottantesimo dell’assassinio il 9 giugno 2017. Ringraziamo la municipalità di Bagnoles de l’Orne che ha sempre collaborato con grande impegno alle manifestazioni rosselliane. Queste si sono sempre concluse con un ricevimento al vicino castello di Couterne, ospiti del Marchese Monsieur Edouard de Frotte, purtroppo recentemente scomparso).
L’iscrizione è posta in cima alla stele più alta, quella che simboleggia Carlo. Essa suona così:
Carlo et Nello Rosselli
tombès ici pour la justice et la liberté
sous le poignard de la cagoule par ordre
du regime fasciste italien
Parole che non hanno bisogno di alcun commento e a cui possiamo accostare, in logica e coerente sequenza, quelle che Piero Calamandrei scrisse per la loro tomba nel cimitero di Trespiano (Firenze): Carlo e Nello Rosselli/giustizia e libertà/ per questo vissero/per questo morirono. Giustizia e Libertà sono le parole che ricorrono nel ricordo dei Rosselli: sono le parole chiave della democrazia. Non c’è vera libertà senza giustizia, non c’è giustizia se non è vissuta in un regime di libertà. Sembra un accostamento banale, ma ogni volta che questo binomio è perduto o incrinato ci accorgiamo di quanto invece sia assolutamente fondamentale.
(estratto dal libro Carlo e Nello Rosselli. Testimoni di Giustizia e Libertà a cura di Valdo Spini, pubblicato da Left in collaborazione con la Fondazione Circolo Rosselli)
Il libro si può acquistare qui