Pionieri del raggamuffin e del dancehall style, sono sulla scena artistica musicale fin dagli anni Ottanta con le loro sonorità unite a testi impegnati in puro dialetto salentino. Acclamati non solo nella loro terra, ma anche fuori dalla Puglia, sono l’emblema del Salento: i Sud Sound System. Espressione della terra cui appartengono, che difendono e amano, nel 2003 usciva un loro brano che li rappresenta in tutta la loro umanità e che a distanza di venti anni rimane uno dei loro maggiori successi: Le radici ca tieni. Un vero e proprio inno alle loro origini, ma anche all’orgoglio di un’appartenenza, che li vede attenti alla natura e alla società, temi cari che difendono da sempre. Loro sono Terron Fabio, all’anagrafe Fabio Miglietta, voce; Nandu Popu, Fernando Blasi, voce e armonica a bocca; Don Rico, Federico Vaglio, voce, ma soprattutto fondatore della band. Di sole, di mare e di vento ce ne sono stati, in tutti questi anni di carriera e di tantissima produzione musicale, così, in occasione, lo scorso primo luglio, dell’uscita del loro ultimo album, Intelligenza naturale, raggiungiamo, su una spiaggia della Sardegna, Terron Fabio alle prese con il surf.
So che siete in tour, dove vi trovate?
Siamo in zona Seneghe vicino Oristano, ma adesso siamo a Mini Capu per fare il surf da onda. Sì, siamo in giro da un po’ e continueremo tutta l’estate. Tutte le date si possono vedere sui social.
Pensavo foste alle prese con il soundcheck.
Direi, il surf check adesso (ride). Abbiamo queste passioni che riusciamo a mettere insieme. Siamo abituati al mare tutto l’anno, anche d’inverno. Facciamo surf e poi torniamo a casa e scriviamo canzoni. Noi viviamo di questo, siamo e ci nutriamo dell’attaccamento alla natura e a tutto ciò che ci circonda.
Infatti, da sempre siete impegnati sui temi dell’ambiente, della salute, un argomento che a livello sociale è impellente, pensiamo anche al movimento dei più giovani, i Fridays for future, che è nato intorno a Greta Thunberg.
Però, quando il movimento diventa politico, la gente forse non ci crede più. Io conosco il mio movimento del Salento che ha lottato tanto per il Gasdotto Tap (Trans Adriatic Pipeline, che dalla frontiera turco-greca arriva nei pressi di Lecce bdr), e anche lì si sono visti solo i manganelli. Il climate change ci preoccupa molto, ma non si può dare la colpa alla gente. Andrebbe data ai padroni che inquinano. Bisognerebbe bonificare le aree che sono state per anni martoriate da industrie che ci fanno ammalare. Se parliamo con la gente di Gela e di Siracusa dicono la stessa cosa: aprire un rubinetto e vedere uscire la benzina è assurdo. Ci sono problematiche più grandi che vengono represse dai media. Questo è il vero problema.
Sostenitori della natura tanto da aver dato il nome al vostro ultimo album: Intelligenza naturale.
È un nome che ci è venuto d’istinto. Abbiamo prodotto tantissimo in questi ultimi quattro anni durante il Covid, ma anche dopo, con la gente chiusa in casa, assoggettata a tante piattaforme. Adesso ne facciamo uso tutti: la digitalizzazione umana è già in atto. Per adesso è un controllo sulla massa, sulla società, questa è l’identità digitale che noi vogliamo smentire facendo musica in mezzo alla gente, con gli amici. Ci piace partecipare alle feste, fare concerti.
A proposito di gente, questo album vanta tantissimi featuring. Qual è il criterio della scelta per le vostre collaborazioni?
In tutti i nostri album abbiamo sempre collaborazioni. Lo facciamo attraverso amicizia, affetto e stima. Abbiamo “italianizzato” la nostra produzione, anche se Alborosie (cantautore beatmaker italiano naturalizzato giamaicano ndr) è un artista che è nato e cresciuto in Giamaica, è in linea con il nostro mondo; un italiano che va in Giamaica e si fa rispettare è una grande cosa! Con Guè, che canta in TQP, così come con i Club Dogo, siamo amici da tanto tempo e artisticamente abbiamo nutrito le stesse passioni: l’hip hop e il reggae fanno parte di noi e vederlo sul nostro disco è un valore aggiunto. Come la partecipazione di Ensi su Dance hall Arena, è davvero importante perché lui è il liricista numero uno in Italia, è un funambolico del rap, uno dei talenti più grandi che abbiamo. Tornando in Salento, abbiamo i grandi Negramaro: siamo riusciti a realizzare questa collaborazione; era il tempo giusto per tirare fuori una combination con loro. Per El sonido dell’alma, il singolo uscito per primo, abbiamo Puccia degli Après La Classe, anche lui grande artista, uno di quelli che portano avanti la cultura salentina del canto. Di quel canto gitano un po’ mischiato con le culture che arrivano dall’oriente. Poi arriviamo ad Antonio Castrignanò, altro rappresentante della nostra cultura, con lui cavalchiamo gli stessi palchi, portando la nostra cultura in diverse stesure musicali, e quando ci uniamo è fuoco come in questo caso.
Però, appunto, bisogna per forza fare i conti con quella artificiale di intelligenza, della quale adesso è impossibile non parlare.
Alcuni utilizzi vanno bene per il campo della medicina, per la scienza, per risolvere i problemi seri che riguardano le popolazioni, specie in quei posti in cui la povertà, la mancanza di cibo e di acqua fanno tantissime vittime. L’IA dovrebbe servire a cercare nuove strategie e non a rendere tutti automi e a farci stare sui cellulari, cioè senza creare niente di positivo. Nel campo nostro, la usiamo per comporre musica, perché ormai tutto è digitalizzato. Partiamo in digitale, ma poi affidiamo tutto ai nostri musicisti per farlo diventare naturale. Le cose devono andare di pari passo, senza che una influenzi l’altra o che l’IA faccia scomparire l’altra.
E come si può fare?
Noi cerchiamo di unire natura e musica, di fare musica che fa stare bene la gente come la natura ha questa influenza su di noi. Saremo sempre in prima linea nelle varie lotte che ci riguardano per il nostro territorio, cominciando da Taranto. A noi interessa qualsiasi problema che riguardi la gente, la società. Vogliamo dare un supporto morale e positivo a tutti coloro che non hanno voce e che, attraverso le nostre canzoni, possono averla.