Una recente inchiesta condotta dal quotidiano israeliano Haaretz ha rivelato che l’esercito israeliano permette a bande armate di derubare i camion degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, privando le vittime di un conflitto già troppo lungo e crudele di ogni speranza di sopravvivenza.
Le organizzazioni umanitarie internazionali riferiscono che queste bande, legate a potenti famiglie locali, prendono di mira i convogli di aiuti che attraversano il valico di Karem Abu Salem, imponendo un “pizzo” a ogni passaggio. Il sistema di estorsione consiste nell’installare blocchi stradali improvvisati per fermare i veicoli e chiedere somme ingenti ai conducenti, spesso ricorrendo alla forza e a minacce di rapimento o sequestro dei beni trasportati. Il pagamento richiesto dalle bande può arrivare fino a 15.000 shekel (circa 3.700 euro) per camion, costringendo le organizzazioni umanitarie a un difficile compromesso: cedere al ricatto o rischiare di perdere i beni di soccorso destinati alla popolazione in condizioni disperate.
Il crescente disordine civile a Gaza ha creato il contesto ideale per questa situazione. La maggior parte delle merci e degli aiuti umanitari deve ormai passare attraverso il valico di Karem Abu Salem, visto che il confine tra Gaza e l’Egitto è stato chiuso, limitando l’accesso ai rifornimenti. Con il controllo delle aree circostanti al valico in mano a bande armate e in assenza di un’autorità locale in grado e con la volontà di mantenere l’ordine, i tentativi di estorsione si sono intensificati nelle ultime settimane. A conferma della gravità della situazione, le Nazioni Unite hanno classificato la zona come “ad alto rischio”, poiché si è assistito a un progressivo collasso della sicurezza e delle strutture di controllo locale. Fonti internazionali riportano che l’esercito israeliano è consapevole di questi episodi di estorsione ma, nonostante le lamentele delle organizzazioni umanitarie, ha evitato interventi per fermare le bande.
A complicare ulteriormente la situazione vi è l’intervento della polizia palestinese, che ha tentato di contrastare queste bande ma si è scontrata con l’opposizione delle forze israeliane. Gli scontri si sono verificati proprio in quelle aree dove i camion di aiuti vengono intercettati, spesso con l’aggressione ai mezzi e ai conducenti. Diverse organizzazioni umanitarie hanno chiesto l’introduzione di una forza di sicurezza – palestinese o internazionale – che possa garantire il passaggio sicuro dei convogli, ma la proposta non è stata accolta favorevolmente da Israele. Le autorità israeliane, infatti, preferiscono mantenere il controllo diretto sull’area e hanno proposto che l’esercito israeliano gestisca direttamente la distribuzione degli aiuti. Questa soluzione, tuttavia, ha incontrato la resistenza delle stesse autorità militari israeliane, preoccupate per le implicazioni che una gestione diretta potrebbe avere.
La connivenza con bande criminali dedite a blocchi stradali e saccheggi sistematici dei camionisti rappresenta un chiaro tentativo di minare alla base l’ordine civile e la stabilità economica della Striscia di Gaza. Secondo osservatori internazionali, le forze israeliane avrebbero deliberatamente evitato di fermare questi gruppi armati, contribuendo così a generare un clima di insicurezza. In alcuni episodi, i conducenti hanno assistito impotenti mentre uomini armati li minacciavano con fucili AK-47 sotto gli occhi dei soldati israeliani, che hanno evitato di intervenire. Nonostante le ripetute richieste di protezione avanzate dalle organizzazioni umanitarie, l’esercito israeliano ha risposto proponendo un percorso alternativo per i convogli, ma, secondo i resoconti, anche lungo questa nuova via continuano ad avvenire estorsioni.
La popolazione civile si trova quindi intrappolata in una crisi che peggiora giorno dopo giorno. Gli aiuti internazionali faticano a raggiungere la destinazione a causa delle estorsioni, mentre il crollo della sicurezza e il disordine impediscono di ristabilire un controllo stabile dell’area.
Le organizzazioni internazionali esprimono profonda preoccupazione per l’impossibilità di far pervenire aiuti alimentari, medicinali e altri beni essenziali alle popolazioni colpite dalla crisi. Le bande armate, con i loro continui attacchi e i blocchi stradali, minacciano la vita degli operatori umanitari e mettono a repentaglio la sopravvivenza di milioni di persone.
Il rischio più concreto è che, in assenza di interventi significativi, la popolazione di Gaza continui a subire le conseguenze di una mattanza in cui anche la speranza di ricevere aiuti umanitari viene meno, ostacolata da interessi e giochi di potere che mettono a rischio la sopravvivenza di migliaia di persone.
Sotto le bombe, mani tese implorando un aiuto che non arriva. Dietro quelle mani, occhi spenti dalla fame e dalla disperazione. E in mezzo a questo dramma, bande armate, come sciacalli, impediscono che il cibo, le medicine, la vita stessa, raggiungano chi ne ha più bisogno. Un’umanità assediata, condannata a morire di lentezza.
L’autore: Andrea Umbrello è direttore editoriale & Founder di Ultimavoce