Ci sono libri che apri, leggi e poi riponi in uno scaffale sapendo che lì resteranno perché quel che avevano da dirti te lo hanno detto. Altri con i quali non riesci a chiudere: li rileggi, li sottolinei di nuovo, li riempi di chiose, poi li metti in un angolo della scrivania perché sai che presto tornerai a parlare di nuovo con le loro pagine. Il generale Roatta. Il passato rimosso del fascismo (Salerno) di Davide Conti appartiene a questa seconda categoria e il lettore lo capisce subito, sin dal primo capitolo, colpito da come una gran mole di materiali d’archivio viene utilizzata a sostegno di una serrata ricostruzione di una figura solo in apparenza secondaria come Mario Roatta e dal rigore con cui Conti scava dentro la storia e gli archivi dello Stato italiano per esplorare e interrogare quella dimensione della continuità tra Stato fascista e Stato repubblicano che è fondamentale non solo per gli storici, ma per chiunque non voglia arrendersi all’apparente impossibilità di far vivere in tutta la sua potenza democratica la cittadinanza repubblicana prevista dalla Costituzione del 1947.
Durante il fascismo Roatta, dal 1934 al 1939, è capo del Servizio informazioni militare (Sim) e, tra il dicembre 1936 e il febbraio 1937, delle forze armate italiane in Spagna; dal marzo 1941 è Capo di stato maggiore dell’esercito e dal 1942 comanda la II Armata in Croazia. Per continuare la lettura dell'articolo abbonati alla rivista
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