Il giurista: «Israele commette ogni giorno crimini di guerra, come il bombardamento e la distruzione di ospedali, di scuole, uccidendo moltissimi civili, nel silenzio quasi generale della Comunità Internazionale»

Professor Musacchio a Gaza è in atto una guerra?

Non mi sembra sia corretto parlare di guerra poiché non vedo forze militari di uno o più Stati che si scontrano in battaglia utilizzando armi convenzionali. Non ci sono due eserciti che si fronteggiano. Vedo soltanto l’uso della forza e della violenza, da parte di uno Stato, con l’obiettivo di distruggere o neutralizzare definitivamente un’etnia e cioè quella palestinese. Non parlerei affatto di guerra poiché nelle condotte militari di Israele sussistono tutte le più gravi violazioni del diritto internazionale umanitario. Tra questi: tortura, trattamenti inumani di prigionieri, stupro, attacchi alla popolazione civile, deportazione illegale di cittadini, presa di ostaggi, uccisione indiscriminata di bambini. Direi che in quel territorio è in atto un vero e proprio genocidio e una pulizia etnica mirata.

In base a quali elementi parla di genocidio a Gaza?

Non sono io a dare la definizione di genocidio ma fu l’ONU nel 1948. Questo crimine si è consumato perché persiste l’intenzione mirata a distruggere i palestinesi in quanto tali. Non siamo di fronte ad atti di guerra, ma a una precisa volontà di far scomparire dall’umanità uno specifico gruppo etnico, religioso e nazionale, ritenendo che questi esseri umani non possano e non debbano avere il diritto di vivere. Ci sono ogni giorno continui bombardamenti, distruzione di ospedali, di scuole, abitazioni, si colpiscono persino i bambini in cerca di cibo e acqua.

Secondo lei qual è stato il momento in cui è cominciato questo genocidio?

Il 14 maggio del 2024 quando l’esercito israeliano è entrato a Rafah costringendo ben un milione e mezzo di palestinesi a lasciare quel territorio. Subito dopo ci sono state demolizioni di abitazioni e circa i 2/3 di quelle terre oggi sono totalmente rase al suolo. Importanti elementi del governo israeliano hanno parlato chiaramente di confinamento dei palestinesi (cfr. ex Ministro della Difesa Gallant ed ex premier Olmert). Siamo di fronte a dati di fatto che ci riportano al passato e precisamente ai campi di concentramento nazisti. Bisogna avere il coraggio di dirlo soprattutto quando vi sono prove oggettivamente inconfutabili.

Molti membri del governo israeliano dicono che per scovare i terroristi di Hamas queste azioni militari sono necessarie, lei cosa ne pensa?

Penso sia una baggianata. Sarebbe come dire che per sconfiggere la ‘ndrangheta e catturare gli ndranghetisti noi dovremmo bombardare tutta la Calabria comprese scuole, chiese e ospedali! Siamo seri e chiamiamo le azioni israeliane con il loro nome: genocidio e pulizia etnica. L’unico modo per sconfiggere Hamas e i terroristi è la soluzione politica che a oggi nessuno vuole poiché questo stato di fatto fa comodo a tante persone e gola a molte multinazionali.

Lei crede che gli organismi giudiziari internazionali condanneranno Israele?

I processi potranno anche concludersi con sentenze di condanna, tuttavia, non credo, saranno mai eseguite. La Comunità Internazionale è marcatamente divisa e i più forti sono schierati dalla parte dell’impunità israeliana. Per comprendere la situazione attuale, nondimeno, basti fare riferimento al parallelo tra Ucraina e Gaza. Nel primo caso, Putin è incriminato e alla Russia si applicano sanzioni economiche ed embarghi rigorosissimi. Nel secondo caso, a Gaza, invece, Netanyahu è silenziosamente incriminato, ma a Israele non si applica alcuna sanzione economica o embargo. Come mai? Eppure in quattro mesi di crimini a Gaza l’esercito israeliano ha ucciso più bambini che in quattro anni di guerra in tutto il resto del mondo. Israele però non è sanzionato da nessuno Stato della Comunità internazionale! Dovremmo riflettere su quest’aspetto.

L’autore: Vincenzo Musacchio, criminologo, docente di strategie di lotta alla criminalità organizzata transnazionale, associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (Stati Uniti). Attualmente, è ricercatore indipendente e membro ordinario dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra

Foto di Renato Ferrantini