Il processo ai mandanti del più grave attentato del dopoguerra diventa archivio audiovisivo accessibile: 450 ore per vedere, sentire e comprendere una verità a lungo occultata

Un ufficiale del Sisde, il servizio segreto civile ai tempi controllato dalla loggia massonica P2 di Licio Gelli, sapeva in anticipo del progetto di compiere un attentato di cui «avrebbero parlato tutti i giornali del mondo». Ma il 6 agosto 1980, quattro giorni dopo la strage alla stazione di Bologna, nonostante avesse «avuto queste informazioni prima, [venne] a dire che abbiamo sempre collaborato». Semmai era vero il contrario e a quarantacinque anni di distanza dal più grave attentato avvenuto nell’Italia del dopoguerra (il secondo più grave a livello europeo: 85 vittime e 216 feriti), si possono leggere le parole chi c’era in quell’estate.

Per la precisione, quelle parole non si possono solo leggere: a breve (da marzo 2026), si potrà anche vedere chi le ha pronunciate, in un’aula giudiziaria a Bologna. È l’aula della Corte d’Assise presso cui, dal 16 aprile 2021 al 6 aprile 2022, è stato celebrato il cosiddetto “processo mandanti” per la strage alla stazione di Bologna e qui sono state collocate sei telecamere che, attraverso una regia remotata (indispensabile in tempi attraversati ancora dalla pandemia), hanno ripreso integralmente ogni fase del dibattimento, fino al pronunciamento della condanna finale che ha posto un punto fermo sulla storia d’Italia dal 1947 al 1993.

Si tratta di un girato di 450 ore, risultato di un progetto che ha un titolo chiaro: “Il processo di Bologna | Archivio della memoria”, reso possibile da una coralità di persone e realtà. L’idea è del regista e autore cinematografico Paolo Fiore Angelini, che l’ha condivisa con una casa di produzione bolognese, Bo Film, attivatasi immediatamente diventando capofila di una catena di produttori a cui si sono aggiunti tecnici cinematografici, l’Associazione abc e Ponte di Archimede Produzioni, con il sostegno del Comune di Bologna e della presidenza della Regione Emilia Romagna.

Ma, nel corso delle riprese, per ragioni economiche il girato è stato conservato su un supporto analogico (cassette Lto) e dunque non era consultabile. Se si trattasse solo della qualità, questa non sarebbe un problema: è stata mantenuta. Il problema, invece, è legato alla consultazione dell’archivio di quel processo, impossibile fino al completo riversamento in digitale. Dal 2024, la questione è stata affrontata grazie al Fondo di Digitalizzazione per le Imprese Culturali e Creative della Regione Emilia Romagna. E ora, per completare l’opera, si è aggiunto un crowdfunding attraverso il quale anche singoli cittadini possono contribuire all’obiettivo finale: https://www.produzionidalbasso.com/project/il-processo-di-bologna-archivio-di-memoria/.

Obiettivo finale che porterà, nel giro di pochi mesi, ad avere l’archivio audiovisivo a disposizione di chiunque lo voglia guardare e studiare: una copia di un’inquadratura dell’intero dibattimento sarà a disposizione dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 e dell’Archivio Flamigni di Roma. Presso Bo Film, invece, sarà possibile fruire l’intero archivio, con i diversi punti di vista. In questi tre luoghi (due a Bologna e uno a Roma), dunque, la storia d’Italia può essere vista direttamente e vissuta non solo attraverso le parole scritte in sentenze e libri, ma attraverso toni di voce, espressioni, prossemica e tutti quegli elementi dell’umanità che trasformano quella storia in vita.

L’autrice: Antonella Beccaria è giornalista, autrice di numerosi saggi ed è stata testimone al processo per la strage di Bologna ( in foto un momento della sua testimonianza al processo filmato da Bofilm 

Foto di apertura di wikipedia