Lo scrittore premio Strega: «A Gaza un massacro sotto gli occhi di tutti, con l’avallo dell’Occidente: la prima vittima è il popolo palestinese, la seconda rischiamo di essere noi». Il 21 agosto interverrà al festival Percorsi di Santo Stefano di Magra (La Spezia)

Mentre il primo ministro di Israele, Netanyahu annuncia l’occupazione di Gaza, con inaccettabile deportazione della popolazione civile palestinese, Nicola Lagioia usa parole nette, per scuotere le coscienze: “Gaza rischia di essere il buco nero (morale, giuridico, geopolitico, esistenziale) dentro cui finiremo tutti, se non abbiamo una reazione”.

Scrittore attento alla lettura del contemporaneo, Premio Strega con il romanzo La Ferocia (Einaudi), per anni direttore del Salone del libro di Torino e ora direttore editoriale della rivista Lucy sulla cultura, nonché voce di Paginatre su Radio3 Nicola Lagioia è fra i protagonisti dell’edizione 2025 della rassegna Percorsi a Santo Stefano di Magra (La Spezia), diretta da Emanuela Mazzi e centrata sulla parola chiave “umano”. In vista del suo incontro pubblico di apertura della rassegna il 21 agosto alle 21, 15 in piazza della Pace gli abbiamo rivolto qualche domanda.

Nicola, abbiamo perso tutto ciò che è umano a Gaza… Dopo oltre sessantamila morti in gran parte civili palestinesi, donne e bambini, la strage continua è sotto gli occhi di tutti, come se ne esce?
A Gaza sta andando in scena un massacro con l’avallo di Stati Uniti (senza il cui aiuto la strage finirebbe all’istante) e i Paesi dell’Europa occidentale (Unione Europea e Gran Bretagna), i quali, mi riferisco all’Europa, avevano fondato un tentativo di rinascita, dopo la II guerra mondiale, proprio su principi che adesso vengono sistematicamente calpestati. La prima vittima di questa situazione è naturalmente il popolo palestinese. La seconda rischiamo di essere noi. Come potremo invocare i capisaldi della dichiarazione universale dei diritti umani – di cui ci siamo reputati a lungo i principali difensori – restando a fianco del governo di Netanyahu? Incapaci di sganciarci dall’attuale governo di Israele, indegnamente asserviti a quello di Trump. Gaza rischia di essere il buco nero (morale, giuridico, geopolitico, esistenziale) dentro cui finiremo tutti, se non abbiamo una reazione.

La Russia ha aggredito l’Ucraina e dopo tre anni la guerra non si placa, Israele ha messo sotto assedio la popolazione civile palestinese per una punizione globale, dopo l’attacco terroristico di Hamas e ora minaccia di annettere la Striscia di Gaza. Che ne è del diritto internazionale, del sogno di una Europa libera dalle guerre e agente attivo in questo senso in cui, nonostante tutto, ancora crediamo?
Come dicevo, in questo momento l’Europa mi sembra più che mai una fiorente colonia commerciale degli Stati Uniti (ma con tentazioni di opposta subalternità culturale: basti pensare all’assurda passione di non pochi intellettuali, attivisti, giornalisti, politici e loro ultrà per la Russia di Putin), priva di un’autonomia politica, militare, economica. Basti vedere come è stata gestita la situazione dei dazi: insultati ripetutamente da Trump, ci siamo presentati (in un golf club!) con il cappello in mano per farci derubare con soddisfazione. Siamo in questo momento un continente disonorevolmente agiato, politicamente imbelle, con qualche residua vitalità culturale. Ho sempre sostenuto l’Unione Europea ma mai come oggi mi sembra un progetto in stallo. Credo sia anche chiaro che l’Italia, fuori dall’Unione, conterebbe ancora di meno. Abbiamo appreso in questi anni il vero significato di sovranismo fuori dai confini provinciali: servilismo.

Cosa possiamo fare per fermare questa folle corsa al riarmo mentre il green deal arretra?
Ci sarebbe bisogno di un nuovo incontro (ma manca da almeno 40 anni) tra istanze culturali e politica. Peccato che la politica italiana riesca a leggere oggi la cultura solo in modo strumentale, condannandosi così a una vuotezza di contenuti spaventosa. Ci sarebbe dunque bisogno di una politica che torni a guardare al territorio e non alla mappa. Che dia cioè più importanza al mondo reale (magari tornando a frequentarlo ogni giorno, ogni ora) che a quello dei social. Non mi pare stia accadendo.

Foto WP di Nicola Lagioia

In tour: Il 21 agosto Nicola Lagioia interviene al festival Percorsi a Santo Stefano di Magra per parlare sul tema “la città dei vivi”. Il 20 settembre terrà una lectio magistralis al Festivalfilosofia di Modena dal titolo “Egemonia o egomania? L’intellettuale e il pubblico”.