Il governo Meloni continua a proteggere i contratti militari e i legami strategici con Israele, sacrificando ogni coerenza sui diritti umani

L’Italia oggi voterà sì alle sanzioni contro Smotrich e Ben-Gvir. Ma è la foglia di fico di un Paese che per mesi ha fatto scudo a Israele insieme alla Germania, bloccando perfino il congelamento di Horizon, i fondi che possono finire a sostenere anche l’industria bellica. Roma si concede il lusso di colpire due ministri estremisti già bollati dalla comunità internazionale: un atto minimo, utile solo a salvare la faccia.

Meloni lo presenterà come svolta, ma nessuno potrà dimenticare il silenzio sugli ospedali bombardati, sui campi profughi spianati, sul genocidio certificato dall’Onu che il governo continua a fingere di non vedere. Il paragone con l’Ucraina è imbarazzante: allora l’Europa, Italia compresa, aprì le porte a centinaia di migliaia di rifugiati; per Gaza non si concede neppure lo status di protezione temporanea.

Il voto di oggi è la scelta di chi vuole restare nel gruppo, non la presa di coscienza di una responsabilità. Roma continua a proteggere i contratti militari e i legami strategici, sacrificando ogni coerenza sui diritti umani. Le parole «mai più» pronunciate a ogni commemorazione diventano carta straccia quando servirebbe il coraggio di interrompere rapporti con chi bombarda e affama una popolazione.

L’Italia arriva al voto trascinata, non convinta. E questo è il segno più grave: non è la giustizia a guidarla, ma la paura dell’isolamento. La verità è che Roma non sceglie i diritti, ma i bilanci; non difende la pace, ma le forniture. Con questo voto timido, l’Italia non lava le proprie mani: le lascia sporche di complicità.

Buon mercoledì.