Una “coalizione sociale” a difesa dei diritti di cittadinanza, a partire da quello del lavoro, in tutte le forme. Questo è l’obiettivo di Maurizio Landini, che nei giorni scorsi con una lettera ha convocato associazioni e componenti di reti sociali ad una riunione a porte chiuse nella sede della Fiom, in corso Trieste, a Roma. In molti hanno pensato al battesimo di una nuova “cosa” di sinistra, ma per ora sono state cinque ore con tutti quelli che hanno risposto, da Emergency e Arci a Giustizia e Libertà, fino a Libera, Articolo 21 e componenti di altre associazioni. Nessun politico, tranne la senatrice ex M5s Maria Mussini.
«Chi pensa sia iniziata una fase preparatoria per la nascita di un nuovo partito sbaglia. E se ne vada a casa», ha detto il leader della Fiom, aprendo l’incontro. Lo scopo principale è infatti quello di costruire un’aggregazione che nasce dalla certezza che «la politica non è proprietà privata» e che due concetti come “la fine del lavoro” e “l’esistenza di singoli individui e del potere che li governa” hanno creato «lo spettro di un futuro con cui siamo chiamati a fare i conti in tutta Europa». Uno spettro che sta scatenando una guerra tra poveri, e una guerra tra i sindacati, in una fase in cui sembra svanire la confederazione delle associazioni dei lavoratori, spinte più che mai alla competizione fra loro. «Per impedirlo bisogna unire tutto ciò che stanno dividendo, e questo lo si può fare mettendo insieme tutte le forme di lavoro, non solo quello salariato».
La spaccatura con il Partito Democratico è sempre più netta, e i toni si fanno sempre più aspri. Al capogruppo alla Camera Roberto Speranza che accusa il leader della Fiom di essere «espressione di una sinistra massimalista che urla», Landini replica, «sono abituato a discutere di merito più che stare attento ai decibel. Una parte del Pd ha votato per la cancellazione dello statuto dei lavoratori. Quindi si può fare peggio di chi urla».
Nessun partito, giurano dalle parti di Corso Trieste. «Facciamo il nostro mestiere», aggiunge Landini: «agiremo contrattualmente per cambiare le leggi che cancellano i diritti dei lavoratori e creeremo il consenso per arrivare, se necessario, al referendum abrogativo di quelle stesse leggi». Poi lancia la manifestazione del 28 marzo a Roma, in continuità con quella della Cgil del 25 ottobre scorso. «E’ della Fiom ma è aperta a tutti quelli che condividono i nostri obiettivi».
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