Questo è il Primo maggio di Taranto, la forza del collettivo, dell’impegno comune, delle idee che si fanno forma e che sono anche sostanza, imprescindibile, di tutto. Non saprei come spiegare cosa facciamo, cosa succede quel giorno, però so che è sotto gli occhi di tutti, so che chi partecipa anche solo una volta, da addetto ai lavori o da spettatore, se lo porta dentro il significato di questa giornata.

Non so quanti fra quelli che c’erano la prima volta, sotto il palco del Primo maggio di Taranto, avrebbero immaginato cosa sarebbe diventato dopo soli tre anni, mi riferisco sia ai musicisti che agli organizzatori, e anche al pubblico.

Noi musicisti spesso veniamo coinvolti in eventi che hanno uno spessore notevole, ma Taranto ha un sapore diverso. Saranno le ferite della città, che sono un simbolo importante, o forse una certa incoscienza che ha caratterizzato l’organizzazione di questa giornata sin dall’inizio. Credo che a rendere tutto così speciale ci sia soprattutto il fattore “dal basso”, questo è un evento che nasce davvero da un’esigenza irrefrenabile. Quella delle persone che tutti i giorni fanno i conti con determinati problemi. Lavorare al loro fianco è un enorme privilegio. E questo da, senza dubbio, all’evento una cornice di autenticità che è rara.

E poi c’è la musica, che ha un ruolo importante nel veicolare il messaggio. Fa parte della potenza della musica stessa, non è una cosa che dipende da noi, è una caratteristica abbastanza intrinseca. Sembra naturale che ci sia la musica quando si manifesta un disagio, quando si rivendicano diritti dimenticati. La musica c’è sempre, nel bene e nel male.

Noi musicisti siamo fortunati, il nostro lavoro ci consente di incontrare tanta gente, di venire a conoscenza dei loro sogni, delle loro speranze, dei loro problemi. Il contatto con la realtà ci impedisce di girarci dall’altra parte. Taranto per noi musicisti è questo, significa esserci, o almeno per me significa questo, ma credo sia lo stesso tipo di sentimento degli amici e colleghi che ci aiutano a fare in modo che il Primo Maggio di Taranto sia quello che è oggi.

Avrei bisogno di molto spazio per ringraziarli tutti, sono quelli che ci hanno messo il lavoro, la faccia, il tempo, l’empatia, la vicinanza alle tematiche che si affrontano su quel palco, in quel giorno. Non è scontato. E in quel giorno, su quel palco non conta la carriera, non conta la fama, siamo tutti sulla stessa barca, tutti uguali. Questo è importantissimo, imprescindibile direi, se si vuole parlare del Primo Maggio di Taranto: il valore della collettività. Quello di Taranto è un lavoro collettivo, insieme a Michele Riondino e a me c’è una squadra di persone che sono la vera forza di questa giornata, parlo del Comitato dei cittadini e lavoratori liberi e pensanti. È la dimostrazione pratica di quello che ormai sembra diventato un luogo comune e invece è solo una stupenda verità: “Insieme siamo più forti”.

Questo è il Primo maggio di Taranto, la forza del collettivo, dell’impegno comune, delle idee che si fanno forma e che sono anche sostanza, imprescindibile, di tutto. Non saprei come spiegare cosa facciamo, cosa succede quel giorno, però so che è sotto gli occhi di tutti, so che chi partecipa anche solo una volta, da addetto ai lavori o da spettatore, se lo porta dentro il significato di questa giornata. Invito tutti a trascorrere questa giornata con noi, per capire come sia possibile oggi dividere un palco, condividere un impegno, dare voce a chi non ne ha e speranza a una lotta così importante come quella per la dignità delle persone. Perché quando si parla di lavoro, di salute, di accoglienza, di diritti, è sempre di dignità che stiamo parlando.

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