È vero, New York City non brilla per pulizia. La sua metropolitana è vecchia e cadente (ma funziona bene e porta dappertutto) e spesso il packaging del cibo sfornato dalla miriade di fast-food e venditori ambulanti di hot dog tracima dai cestini della spazzatura. E le puzze non mancano.
Eppure un grande giornale con diversi corrispondenti che vivono sull’isola dove ogni giorno si riversano milioni di persone dal resto della città, dal New Jersey e dal Connecticut dovrebbe sapere che le bustone dell’immondizia sui marciapiedi sono una costante perché a New York la monnezza, come la chiamano i romani indignati, si lascia proprio per strada. Ci sono degli orari di deposito e altri di ritiro. E si possono anche lasciare oggetti ingombranti. Sui marciapiedi di NYC, dunque, troveremo anche divani, letti, materassi da fotografare e postare sui social nella speranza che una nostra foto venga ripresa da un sito di notizie importante. A dire il vero, a passare la sera nei quartieri bene c’è il caso che si trovi anche qualche mobile niente male e in ottimo stato da prendere e portare a casa. Anzi, i negozi di mobili vintage alla Mad Men che tanto vanno di moda di questi tempi hanno dei camion che girano per raccogliere gli scarti dei fortunati le cui finestre affacciano sull’Hudson o Central Park.
Quanto alle signore con le lattine, dalle foto si evince che sono asiatiche. Probabilmente cinesi, come quella decina di anziane e minute cinesi che si aggirano nella parte bassa di Manhattan, specie intorno a Wall Street, a raccogliere, appunto, lattine e bottiglie di plastica dai cestini (e talvolta da terra) per raccoglierle. Vengono da Chinatown, dove la vita si svolge per strada e dove i marciapiedi sono più sporchi che altrove.
Insomma, NYC è sporchina ma più sotto pressione ed efficiente di Roma. Ci mancherebbe, si vanta di essere il centro del mondo di oggi, non di Duemila anni fa. E se c’è un problema serio che la colpisce, questo sono le diseguaglianze (De Blasio ha vinto anche su quelle) e il costo apocalittico del mattone.
Fa dunque un po’ specie che un grande giornale pubblichi sette (7) foto, alcune delle quali scattate dalla stessa persona, le tenga tre giorni in home page e ci titoli “New York non sta meglio di Roma” la replica dei romani al New York Times. Sa un po’ di populismo, un po’ di caccia al click estivo e un po’ di ridicolo, visto che il degrado di Roma sotto Marino è stato uno dei cavalli di battaglia del giornale per mesi. Il New York Times, che pure non ha brillato per approfondimento e insight su Roma, certe cose non le farebbe. Ma quello è il giornale della fetida New York.
PS Questa è una questione minore, il Web è pieno di articoli importanti sui piedi dei figli degli amici del senatore Vito Crimi
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