Lo si diceva anche di Pizzarotti: “fanno promesse e non le mantengono”. “Vogliono sfidare il sistema e poi al momento dei fatti, se ne trovano davanti uno ben diverso: quello reale”. Quello delle partecipate, quello dei dipendenti pubblici, della raccolta rifiuti e dei contratti con le multiutilities.
Poi, il primo sindaco a 5Stelle, quello parmense, è diventato un simbolo di nuovo modello di amministrazione, e il suo Comune ha perfino vinto il premio Anci come città con il più alto tasso di raccolta differenziata (quasi il 70%) e l’inceneritore nel frattempo è in sofferenza.
Ora tocca al livornese Filippo Nogarin. La sua decisione di non ricapitalizzare la Aamps, la municipalizzata dei rifiuti, optando per il concordato preventivo, ha scatenato reazioni e controreazioni nel Movimento 5 stelle e non solo. Sull’azienda – quasi 300 dipendenti tra impiegati, tecnici, operai, quadri e precari – di proprietà del Comune al 100%, grava un debito di 42 milioni accumulato dalle passate giunte a guida Pd.
Stavolta però, a differenza di Pizzarotti, Nogarin ha l’appoggio dei capi. Casaleggio, Grillo e direttorio si sono immediatamente schierati invitando le truppe pentastellate a sostenere la giunta toscana a suon di hashtag #NonPagoPerilPd. E dal blog attaccano: «Il Pd a Livorno non si è preoccupato di riscuotere la tariffa rifiuti per anni, tanto a tenerla in vita c’erano le banche, come il Monte dei Paschi di Siena. Istituti di credito che, col M5S ad amministrare, hanno chiuso i rubinetti. È per questo che l’amministrazione 5 Stelle ha ereditato dal Pd 42 milioni di euro di debiti».
Vero è, che a capo del consiglio di amministrazione dell’Aamps, da oltre due anni e mezzo, sono seduti proprio i 5 stelle. Primo fra tutti, il fedelissimo m5s 28enne perito Marco Di Gennaro, esaltato come «il nostro Steve Job» proprio dal primo cittadino. Genio poi stato rimosso senza grandi risultati. Di cambi di dirigenza ce ne sono stati svariati, e il baratro non è stato appianato.
Anche perché non sono riusciti a riscuotere i crediti proprio da una parte di quei cittadini che Grillo populisticamente difende: una grossa fetta del debito accumulato è infatti dovuto ai mancati introiti della municipalizzata, ovvero ai tributi non pagati proprio dai cittadini (secondo la dirigenza sarebbero circa 15 milioni di euro di morosità quelli legati a Tares 2013 e Tari 201).
In ogni caso, la paura di licenziamenti, fra tremare la città rossa. Giorni di assemblea permanente dei lavoratori hanno bloccato la raccolta dei rifiuti, e nonostante sempre il guru garantisca che «gli operai non rischiano il posto di lavoro e continueranno a percepire lo stipendio», questo si vedrà solo a operazione conclusa.
Ma l’appoggio al sindaco manca anche dalla sua squadra: alla seduta del Consiglio comunale sulla municipalizzata, tre consiglieri Cinquestelle hanno infatti votato contro il concordato, lamentando «l’assenza di condivisione e trasparenza», e facendo ballare una maggioranza che ora è ridotta all’osso (20 consiglieri di maggioranza e 13 di opposizione, che così diventerebbero 17 e 16). Naturalmente, la reazione nota a chi osa opporsi al Movimento, non tarda a farsi sentire: per Giuseppe Grillotti, Alessandro Mazzacca e Sandra Pecoretti è pronta l’espulsione – nonostante questo potrebbe mettere ancora più in difficoltà il governo cittadino, che dovrebbe puntare ai voti delle liste civiche. Accordi all’orizzonte per avere i voti con le altre liste in aula consiliare, dunque?
Si vedrà.
A cadere, anche la testa dell’assessore all’Ambiente, Giovanni Gordiani, che non solo si era detto contrario al concordato, ma aveva anche attaccato: «Siamo stati un anno a traccheggiare», ha detto in aula, aggiungendo poi: «Tante volte nell’attività di questa amministrazione si è privilegiato il ‘verba volant’, senza approfondimento, e questo è accaduto anche su Aamps. Tante volte sono uscito dalle riunioni di giunta per protesta, perché sono sempre stato abituato a approfondire, e questo spesso non è stato fatto. E quando si va di corsa e non si approfondisce si fanno scelte affrettate che danneggiano la città».
Assenza di trasparenza e condivisione la lamentano anche i tre dissidenti: «L’ultimo atto della giunta, discusso nell’ultimo consiglio comunale, ne è una riprova – si sfoga su facebook il consigliere Grillotti – Nessuno dei consiglieri sapeva che avrebbero deciso di seguire la strada del concordato preventivo. Ripeto, nessuno (per questo ne ho chiesto l’azzeramento)».
L’espulsione? «Che il movimento mi espella è nell’ordine delle cose. Mi interessa relativamente. La mia coerenza ai principi del movimento l’ho sempre dimostrata, nei fatti», risponde sempre Grillotti.
In realtà, la giunta sembrerebbe aver optato per una soluzione non così strampalata. Soldi per una ricapitalizzazione, non ce ne sono – lo stesso Nogarin ha invertito questa rotta dichiarando che «i tagli al bilancio del Comune sarebbero insostenibili, non vogliamo paralizzare la città» – e far fallire l’azienda per aprirne una nuova comporta costi e tempi altrettanto improponibili. Quest’ultima, probabilmente, è la soluzione dei puristi del Movimento, che non considerano però le conseguenze: qualcuno quel servizio te lo devo compiere. E la raccolta di rifiuti non si può fermare, perché da problema amministrativo diventa grana politica prima, ma emergenza sanitaria subito dopo. E se non hai soldi per crearne una nuova, finisci nelle mani di chi è già organizzato. Come per esempio Iren.
Il concordato preventivo invece, ti permette di resistere ai decreti ingiuntivi dei fornitori (da pagare in cash con conseguente sbilancio di cassa). Grazie a questo atto fai una ricognizione e riesci a concordare, appunto, un prezzo mediato con ogni creditore, ristrutturando così il debito. A Parma, che di partecipate ne ha 35 – contro le 10 di Livorno – è stato fatto diverse volte, in alcuni casi anche con partecipate con debiti da oltre 60 milioni di euro.
Una storia intricata, che sicuramente mette a dura prova il Movimento 5 stelle, quanto meno quello fatto di accuse e certezze, e testa la loro reale capacità di poter governare.
A parlare, più che il blog, saranno i risultati.