Da cavallo di Troia, delle lobby per entrare nelle istituzioni pubbliche, a cavallo di battaglia per le proprie campagne elettorali. Adesso anche Hollande dice no al Ttip. Del Trattato transatlantico di liberalizzazione che ha l’obiettivo di abbattere le frontiere commerciali e dare vita al più grande mercato unico del pianeta (800 milioni di consumatori e 46% del Pil globale), abbiamo scritto tante volte.
Quanto emerso dai TtipLeaks, poi, ci ha dato la conferma che – tre anni e 12 incontri dopo – al tavolo dei negoziati di Usa e Ue sono gli Stati Uniti a fare la voce grossa. Niente di sconvolgente, da tempo i movimenti #StopTtip ne denunciano, insieme alle pericolose conseguenze. Ma, per il momento, in comune sembra esserci solo il terreno sul quale posizionarsi in vista delle campagne elettorale. È così per il britannico Corbyn. È così negli States, dove i candidati democratici alla guida Usa, Sanders e persino Hillary Clinton.
«Allo stato attuale del confronto, la Francia dice di no all’intesa», ha detto François Hollande il 4 maggio, durante un convegno sulla “sinistra al potere” «Perché non siamo per un sistema di libero scambio senza regole. Non accetteremo mai che vengano messi in discussione i principi essenziali della nostra agricoltura, della nostra cultura. E che non ci sia una totale reciprocità nell’accesso agli appalti pubblici». Parole decise che il presidente francese ha evidentemente deciso di usare per lanciarsi verso le presidenziali di maggio 2017.
Perché l’unica certezza, a questo punto, è che il Ttip non verrà chiuso entro l’anno. E il 2017 sarà un anno elettorale delicato, in Francia e in Germania. Due Paesi “che contano” al tavolo dei negoziati, nonostante le trattative siano condotte dalla Commissione Ue. E anche in Germania, per quanto Angela Merkel sia ufficialmente favorevole, il clima non è così sereno. In 250mila sono scesi in piazza nei giorni scorsi, Sigmar Gabriel (leader socialdemocratico, numero due del governo e ministro dell’Economia) ha dichiarato che «se gli Stati Uniti non vogliono aprire davvero il loro mercato, noi non abbiamo alcun bisogno di questo accordo commerciale». E un sondaggio della fondazione tedesca Bertelsmann, ci dice che il consenso sul Ttip è sceso dal 55% al 17% in Germania. E dal 53% al 15% negli States.
L’Italia? Scenderà in piazza il 7 maggio, a Roma.