«Ci vuole una pulizia di massa anche in Italia, via per via, quartiere per quartiere e con le maniere forti se serve, perché ci sono interi pezzi d’Italia fuori controllo».
Se non avete letto durante il fine settimana questa frase mi tocca l’improbo compito di spiegarvi che appartiene a quel patetico segretario leghista, Matteo Salvini, che in crisi di attenzioni da parte della stampa (il compagnetto gradasso e sguaiato è simpatico per i primi dieci minuti poi diventa sempre universalmente molesto) durante un evento per la campagna di tesseramento a Recco ha pensato bene di alzare i toni con uno slogan squisitamente fascista; un condensato di pulizia etnica, violenza e periodi neri per elemosinare un po’ di attenzione.
I quotidiani, da canto loro, non ne hanno scritto (tranne l’Avvenire) come se il salvinismo di Salvini debba essere una diarrea da aspettarsi e così la vomitevole frase è passata come se nulla fosse. Chissà come ha piagnucolato lui, il leader leghista, scoprendo che il suo patetico ruggito è ormai un belato buono per le reminiscenze di qualche nostalgico.
Il punto è che forse non dovremmo mai abituarci ai conati di fascismo in tutte le sue forme: dovremmo battere punto su punto ogni lurido occhiolino a quel passato buio senza concedere tregua a chi per un nugolo di voti è pronto a spararla sempre più grossa. Dovremmo avere tutti il pollice verde per l’ecologia antifascista di un Paese che nella sua storia ha già dimostrato di essere disposto a sbagliare. Insistere. Resistere, insomma.
Buon lunedì.